giovedì 6 ottobre 2011

POLITICA E SOCIETA' - ISRAELE, emblema e misura dell' imperialismo occidentale


Molto spesso sono stato additato come paranoico, come pazzo e tante altre volte mi è stato consigliato dai miei stessi amici e conoscenti di "rilassarmi" e di prendere le cose con più distacco.
Tutto questo per la mia propensione ad infervorarmi quando si parla  del conflitto arabo-israeliano.
Ma purtroppo credo e sono convinto che la questione Mediorientale non si limiti al medioriente, ma sia bensì una questione MORALE che riguarda tutti gli abitanti di questo pianeta e l'eventule schierarsi con una fazione o l'altra identifichi in un certo qual modo il livello ed il peso etico, civico ma soprattutto umanitario della persona stessa.
Perchè?

Non voglio qui entrare nel merito degli avvenimenti che hanno segnato l'invasione Israeliana del territorio palestinese, ma tutti quanti sappiamo che (almeno ufficialmente) il conflitto nasce nel 1948 con l'assegnazione di una parte della Palestina agli israeliani da parte dell'ONU e con il conseguente atto terroristico in cui nel 1948 un commando dell’organizzazione sionista Irgun, guidato da Menahem Begin, penetrò nel villaggio di Deir Yassin uccidendo 254 civili palestinesi. Con la conseguente dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele il mese successivo.
Intanto secondo le Nazioni Unite e, quindi, anche per il diritto internazionale, i palestinesi non costituivano una vera e propria nazione: si trattava di semplici profughi.

Ma purtroppo il progetto di cancellazione del popolo palestinese e di occupazione del territorio prendeva vita molto prima del 1948 e molto prima anche dell'olocausto avvenuto nella seconda guerra mondiale.
Finisco questa introduzione ricordando che secondo i fondatori del movimento Sionista (la destra israeliana, per titolarlo con un eufemismo moderato) da Theodor Herzl a Moses Hess, a Menachem Begin, a Chaim Weizman la Palestina era una landa desolata e disabitata.
Gli abitanti del territorio palestinese venivano definiti da questi signori come "Alcune migliaia di negri per i quali non c'era alcun valore" o anche " Popolazioni barbare che possono benissimo essere ignorate".
A questo diffusissimo clichet coloniale è strettamente associata l'idea che il compito degli ebrei sarebbe stato quello di occupare un territorio arretrato e semideserto per ricostruirlo dalle fondamenta e "modernizzarlo". E secondo una interpretazione radicale della "missione civilizzatrice" dell'Europa e del suo "colonialismo ricostruttivo", la nuova organizzazione politica ed economica israeliana avrebbe dovuto escludere ogni cooperazione, se non di carattere subordinato e servile, della popolazione autoctona.
E' questa la questione Etica e Morale a cui mi riferivo nell'introduzione.

La presenza degli Israeliani in territorio Palestinese è legittimata da un pensiero Colonialista e di Superiorità Razziale che ha animato ed anima ancor di più oggi il mondo occidentale.

E' successo in America dove i colonialisti europei hanno massacrato i pellerossa e occupato le loro terre in base ad un diritto divino e secondo un principio di superiorità razziale che a mio avviso supera di gran lunga lo stato patologico: 
"Gli indiani erano destinati alla distruzione per loro[dei colonizzatori] mano così come lo erano stati i cananei per Giosuè e i Giudici. Non solo, ma quando i Puritani scorgeranno un po’ più in là una terra ricca o in qualche modo appetibile penseranno sempre di averne diritto, un diritto che giustificherà anche i mezzi più cruenti, stermini compresi."Storia non romanzata degli Stati Uniti d’America” di Kleeves

E' successo durante la seconda guerra mondiale, e non penso servano citazioni di alcun genere.

E' successo nei millenni passati con la conquista, lo stupro, il consumo e l'espropriazione delle terre africane. Il tutto basato su 2 principi fondamentali:

1- Un popolo che non ha mezzi per utilizzare determinate risorse, non è padrone delle risorse stesse (tradotto:"perchè lasciare diamanti, gas e petrolio ai negri, tanto non ci fanno nulla)

2- L'occidente è portatore di civiltà, progresso e modernizzazione. Quindi il contatto tra una cultura occidentale ed una "arretrata" è sempre positivo per la seconda.


Ed ora, ritornando alla questione principale.
La legittimazione dell'esistenza dello Stato Israeliano è basato sugli stessi principi che hanno animato lo "sviluppo" della civiltà occidentale nei secoli passati:

1- VIOLENZA
2- PREPOTENZA
3- SUPERIORITA' ETNICA BASATA SU UN CONCETTO DI STRATIFICAZIONE RAZZIALE

Questi hanno permesso all'occidente di reperire tutte le risorse primarie che gli hanno permesso il tanto decantato Progresso scientifico-tecnologico.

Ed un progresso basato sulla sofferenza e sullo sfruttamento è realmente un progresso?



vi consiglio di vedere entrambi i video


Prometeo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quanta fantasia...complimenti.

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