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lunedì 8 luglio 2013

Vaccini: chi è davvero disinformato?


di Elia Dallabrida

Un quotidiano del Trentino ha pubblicato la lettera di una mamma, che rispondeva al dott. Dino
Pedrotti, primario di neonatologia presso l`Ospedale S. Chiara di Trento. La signora replicava ad un articolo di Pedrotti, il quale ha accusato di essere "deboli e disinformati" i genitori che non vogliono sottoporre i bambini a vaccinazione. Secondo Pedrotti, su internet si trovano notizie false e fraudolente, che non rispecchiano la realtà dei fatti.

La signora ha replicato dicendo: "È grazie a internet se abbiamo potuto accedere anche alle informazioni distribuite dal Ministero della Salute e ad altri siti sponsorizzati dalla Federazione Italiana Medici e Pediatri". La signora ha poi spiegato che ha anche avuto modo di confrontarsi con altri medici, responsabili di uffici di igene pubblica e ASL, ha letto libri, ha seguito convegni e si è anche procurata i bugiardini dei vaccini. Le persone disinformate invece - sostiene la signora - sembrano essere quelle che fanno vaccinare i loro figli senza nemmeno sapere per che cosa lo stanno vaccinando, perché tanto "sono obbligatori e vanno fatti". [...]

Scrive la signora nella sua lettera di risposta: "Racconto una cosa che mi capita molto spesso al parco , parlando con altre mamme che mi dicono di aver fatto «solo i vaccini obbligatori», io chiedo spesso quali hanno fatto... purtroppo queste mamme spesso non lo sanno e mi ripetono «solo quelli obbligatori...» e io chiedo «sì ma per quali malattie?» a cui molte rispondono le «tre obbligatorie» senza sapere neanche che le obbligatorie sono quattro e che nell'esavalente che hanno fatto ai loro bambini erano contenuti non solo gli obbligatori polio, difterite-tetano ed epatite b ma anche due facoltativi: pertosse e hib. È questo allora un genitore informato e responsabile? È questo il risultato della corretta informazione che fa fare le scelte ragionate di cui lei parla?"

Nel suo articolo inoltre Pedrotti aveva scritto: "Si continuano a ripetere falsità: il rapporto autismo-vaccini è stato escluso definitivamente pochi anni fa, quando un illustre ricercatore ha ammesso di aver inserito dati errati in un articolo comparso dieci anni prima su una prestigiosa rivista scientifica (a richiesta posso documentare)".

Non risulta affatto che il dott. Andrew Wakefield (è evidente che si riferisca a lui e alla sua ricerca pubblicata sul British Medical Journal) abbia ammesso di aver inserito dati errati nella sua ricerca, anzi: fu lui stesso a difendersidalle infondate accuse di frode che gli erano state rivolte.

Inoltre Pedrotti non sembra essere a conoscenza delle sentenze di tribunale che hanno costretto la sanità pubblica a risarcire le famiglie che erano riuscite a dimostrare il nesso fra vaccini e autismo.

Proprio in Italia, più precisamente a Rimini, c'è stato un caso molto importante, di cui ha parlato Il Fatto Quotidiano :"Il vaccino per il morbillo sarebbe la causa della Sindrome di Kanner, meglio nota come: autismo. Questa la sentenza emessa un mese fa dal Tribunale di Rimini che ha condannato il ministero della Salute a risarcire la famiglia del piccolo B.V., riconoscendo un nesso di causalità tra il classico vaccino trivalente (contro morbillo, parotite e rosolia) a cui venne sottoposto nel 2004 e l’autismo insorto successivamente. Ed è immediato lo scontro fra giustizia e medicina."

Lo scontro è stato talmente immediato che sono perfino ricorsi in appello, nella speranza che il tutto si risolvesse a favore del Ministero della Salute. Ma purtroppo per loro l'appello è stato respinto.

Se il dott. Pedrotti usasse internet anche per cercare queste informazioni che sono alla portata di tutti, come del resto fanno tutti i genitori "deboli e disinformati", eviterebbe di pubblicare inesattezze di questo tenore su un quotidiano regionale.

Ma soprattutto, andando in rete potrebbe scoprire che esiste il “Memo di Simpsonwood” , un rapporto redatto nel 2000 durante un convegno medico negli Stati Uniti, indetto dal CDC (Center for Disease Control), dal quale risulta che sia gli immunologi sia le case farmaceutiche fossero perfettamente a conoscenza, già da allora, del legame fra vaccini contenenti mercurio e autismo.

A tal proposito la signora ha commentato: "A mio avviso, quando il dottore dice «il mercurio era contenuto anni fa nei flaconi multidose» non fa altro che confermare che è stato utilizzato e inoculato. Il quando, se 5 o 10 anni fa, non ha importanza perchè per il medesimo ragionamento allora neanche i riferimenti dei morti di poliomelite di quarant'anni fa ci dovrebbero più terrorizzare giusto? Non che senza Mercurio questi Vaccini siano acqua fresca..."

Non si capisce tutto questo accanimento nei confronti di genitori che, posti di fronte a questi fatti, si sono semplicemente preoccupati per la salute dei loro figli e hanno fatto delle scelte indirizzate unicamente a questo scopo. E chi altri deve preoccuarsi per la salute dei nostri figli, se non noi genitori? Saremmo degli irresponsabili solo perché non accettiamo di lasciare le loro vite nelle mani di un sistema sanitario che spesso si è rivelato corrotto e totalmente disinteressato al nostro benessere in cambio di un portafogli bello gonfio?

La signora ha concluso la sua replica dicendo: "La cosa importante secondo me Dottor Pedrotti non sono i nostri punti di vista ma è rispettare la libertà di scelta senza giudizio perchè nessun genitore agisce per il male dei propri bambini. Chi decide di andare contro corrente su questo tema, sulla salute dei propri figli è tutt'altro che debole o irresponsabile mi creda...".

Elia Dallabrida (Decalagon)


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Anche Giorgio Tremante (*) ha pubblicato su Facebook una replica all'articolo di Pedrotti:

"Carissimo dr. Pedrotti,

Certo che “sarebbe bello andare avanti in modo costruttivo e non offensivo, con la massima obiettività, senza utilizzare a senso unico i seri dubbi della ricerca scientifica”. Sono pienamente d’accordo con lei su questo possibile modo di agire, do atto anche dell’onestà insita in questa sua frase quando finalmente ammette: “i seri dubbi della ricerca scientifica” . Bisognerebbe però che si potesse instaurare un dialogo aperto e sincero, e prima di tutto sarebbe necessario che si provasse a “sdogmatizzare” quel “MITO” che è stato attribuito alle vaccinazioni, onde poter discutere, pari pari, su questo così delicato argomento. Sarebbe poi ancora necessario, se ciò fosse ancora possibile, tentare di togliere di mezzo quegli enormi interessi economici che ruotano attorno alle campagne di vaccinazione di massa e che fruttano enormi compensi a chi produce e commercializza tali prodotti.

Senza pensare poi anche ad altri interessi più o meno economici che ruotano attorno a queste pratiche che, talvolta se non spesso, producono ulteriori handicap e che costringono milioni di famiglie a sborsare cifre esorbitanti per tentare di curare i loro congiunti rimasti, proprio a causa delle vaccinazioni ricevute, in stato vegetativo, e che nonostante ciò rimangono aggrappati a all’illusione di poter ricevere ancora una, evidentemente falsa, speranza di guarigione. A proposito poi di “obiettività”, come lei cita, per conoscere la verità degli eventi accaduti in quest’ambito, si dovrebbe tornare all’origine della storia delle campagne di vaccinazione di massa che risale all’ormai lontano “1750”.

Credo caro dr. Pedrotti che lei conosca bene questa storia ma, solo per la gente comune come me, mi fa piacere ancora ricordare. Vi erano allora, in Francia, dove per la prima volta si era considerato utile usare le vaccinazioni di massa, due correnti di pensiero, sostanzialmente diverse l’una dall’altra da poterle definire in antitesi. L’allora maestro di scienza medica Beschamp si dovette raffrontare con un suo allievo, Pasteur, il quale sosteneva l’utilità delle campagne di vaccinazione di massa. Beschamp fu sempre contrario all’uso indiscriminato di questa prassi vaccinatoria ma, fu costretto a perdere la sua battaglia essendo intervenuto a favore di Pasteur, l’autorevole opinione dell’allora imperatore francese Napoleone III, il quale aveva ben capito quanto avrebbe fruttato (come ritorno economico) alle casse francesi l’uso di questa nuova metodica. Per cui, già allora, la diatriba tra Beschamp e Pasteur fu liquidata e vinta da quest’ultimo, solo ed esclusivamente “sulla base di un interesse economico”.

Riguardo all’enorme incremento delle malattie degenerative dopo l’evento delle vaccinazioni da me citato nella precedente lettera, lei ribadisce che: “si ripete un’altra litania vecchia vecchia” . A questo punto sono costretto ad accorgermi che la sua informazione è talmente a senso unico che la fa reagire come viene detto in un vecchio proverbio popolare, “non c’e peggior cieco di chi non vuol vedere e peggior sordo di chi non vuol sentire”. Le statistiche mondiali ammettono questa realtà ma lei no, perché????

Vede, carissimo dr. Pedrotti, la Storia ci ha sempre insegnato a pensare con la nostra testa e a decidere su cosa fare per proteggere noi e i nostri figli. Le sue teorie che spaziano nel vasto campo medico ci creano solo confusione mentale perché invece di “PROPORCI” tendono solo ad “IMPORCI” un modo di pensare ormai dogmatizzato e mai sufficientemente, per noi, dimostrato.

Ed ancora, a proposito di “Indottrinamento”, le rammento che i “DOGMI” possono esistere solo ed esclusivamente nel campo della fede e non certamente in quello medico!!!! Non le sembra che dovrebbe essere così se si vuole arrivare ad un dialogo costruttivo?
Le vorrei ricordare alcuni eventi storici importanti della scienza medica di cui la Storia è piena.
Ad esempio le vorrei citare l’atto costitutivo della “Costituzione americana” nella quale un certo Dr Benjamin Rush (firmatario della dichiarazione di indipendenza) così asserisce: “A meno di inserire il principio di libertà medica nella Costituzione, verrà un tempo dove la medicina finirà per organizzarsi in dittatura segreta....restringere l’arte di guarire ad una sola classe di individui e rifiutare gli stessi privilegi ad altri costituirà la Bastiglia della scienza medica. Tali leggi sono anti-americane e despote; non hanno nessun posto nella repubblica.... La costituzione di questa repubblica deve accordare gli stessi privilegi sia per la libertà medica che per la libertà religiosa.” Le vorrei citare anche un’altra storica dichiarazione, come quella di: Erich Fromm da “Fuggire dalla libertà”.

“Ciò che è ingannevole rispetto allo stato d’animo dei differenti membri della società è la “convalida consensuale” dei loro concetti. Si suppone ingenuamente che, il fatto che la maggioranza delle persone condivida certe idee o sentimenti, questa sia la prova della validità di queste idee o sentimenti. Niente può essere più lontano dalla verità. La “convalida consensuale” non ha nessun rapporto con la ragione o la salute mentale. Come esattamente si può parlare di una “follia di due” si può parlare anche di una “follia di milioni”.

Il fatto che milioni di persone siano danneggiate dagli stessi vizi non le rende per questo virtuose. Il fatto che accettino quantità di errori non trasformano gli errori in verità, ed il fatto che milioni di persone siano raggiunte dalle stesse forme di patologie mentali non le rende per questo sane di mente.”

E ancora quelle del Dr. Norman D.Livergood: “In ogni cultura, i sensi delle cose, le idee e le competenze trasmesse mediante il sistema educativo (scuole accademie, monasteri e università) e per mezzo dei media (giornali, riviste, radio, televisione internet) sono sempre state decise da una piccola élite (politici, finanzieri, preti, multinazionali)”.

Per ultimo mi fa piacere citarle un frase di Pierre Gilbert che dice: “E’ sempre nel nome della sicurezza, della salute e del welfar che i tiranni moderni hanno afferrato il potere assoluto”.

Sempre a sua disposizione, la saluto cordialmente

Giorgio Tremante

* Giorgio Tremante è noto per la tragedia che ha colpito la sua famiglia circa 30 anni fa, quando due dei suoi tre figli sono morti in seguito all'inoculazione del vaccino anti-polio di Sabin, mentre il terzo ha subìto gravi danni neurologici, che lo hanno costretto su una sedia a rotelle. Per anni Tremante ha combattuto con la giustizia italiana, ottenendo il riconoscimento dallo Stato per le gravi reazioni avverse da vaccino che hanno subìto i suoi figli, e ancora oggi si impegna per diffondere campagne di informazione in tal senso.

giovedì 6 dicembre 2012

STUDIO SHOCK SULLE MAMMOGRAFIE: IL PROFITTO PRIMA DELL'ETICA?



Lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine: nel 93% dei casi le "diagnosi precoci" non hanno benefici per il paziente
La notizia apparsa sul New York Times

La mammografia è un esame che serve a scongiurare il rischio di tumore alla mammella. Un recente studio americano mette però in risalto un altro uso, molto meno nobile, di questo esame medico. Ogni anno infatti un milione di donne americane sarebbero indotte a sottoporsi a trattamenti costosi, non necessari e tossici per la cura di presunti tumori emersi con la mammografia. Errore o bufala medica? 
Lo studio nasce dall'analisi del conflitto di interesse negli oncologi, attratti dai profitti generati dall'industria del cancro e dalla somministrazione di chemioterapici al punto di abbandonare i principi imposti dall'etica professionale. Lo studio statistico condotto negli USA è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine. 

Nel 93% dei casi le "diagnosi precoci" non hanno benefici per il paziente 

"Abbiamo riscontrato che l'introduzione dello screening ha portato 1,5 milioni di donne alla diagnosi di cancro alla mammella in fase iniziale" racconta uno degli autori dello studio, il Dr. Gilbert Welch. Questa potrebbe essere interpretata come una buona notizia dal punto di vista delle prevenzione perché ci hanno sempre detto che una diagnosi tempestiva aumenta le possibilità di guarigione. Ma secondo quanto scoperto dal team di ricerca del Dr. Welch molte volte una diagnosi precoce è una menzogna raccontata per generare allarmismo. 

Il confronto tra la riduzione dei casi di tumore in fase terminale e l'aumento delle diagnosi precoci evidenzia che i conti non tornano: "Abbiamo scoperto che ci sono state solo 0,1 milioni di donne in meno con una diagnosi di cancro alla mammella in fase terminale. La discrepanza significa che c'è stata molta diagnosi inutile ed esagerata: a più di un milione di donne è stato detto di avere un cancro in fase iniziale -molte delle quali hanno subito chirurgia, chemioterapia o radiazioni per un cancro che non le avrebbe mai fatte stare male. Anche se è impossibile sapere chi siano queste donne, il danno è evidente e serio". 

Stando ai numeri l'incidenza di falsi positivi è del 93%. Queste donne si sottopongono alla chemioterapia per scongiurare uno stadio terminale al quale non sarebbero mai comunque arrivate verosimilmente. 

Donne guarite dal cancro: ma in realtà non erano malate 

In altre parole "il cancro alla mammella è stato over-diagnosticato in almeno 1,3 milioni di donne americane negli ultimi 30 anni." Conseguenza di questa tendenza è stata la promozione dell'esame mammografico: "Nessun altro test clinico è stato tanto pubblicizzato come la mammografia, gli sforzi sono andati oltre la persuasione e sono arrivati alla coercizione. E chi la proponeva ha usato le più fuorvianti statistiche di screening a disposizione: i tassi di sopravvivenza." 

Di seguito riportiamo anche la notizia apparsa sull'agenzia italiana TmNews che riassume quando detto sopra: 

"Le mammografie di routine hanno portato negli ultimi trent'anni oltre un milione di donne negli Stati uniti a sottoporsi inutilmente a terapie o a interventi chirurgici, quando invece questi tumori non avrebbero mai raggiunto uno stadio avanzato. Lo afferma uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM) datato 22 novembre, che getta ulteriori ombre sull'efficacia di questo esame, fortemente incoraggiato ma oggetto di controversie. 

"Abbiamo concluso che le mammografie hanno individuato dei tumori che non si sarebbero mai sviluppati sino a provocare sintomi clinici in almeno 1,3 milioni di donne negli ultimi trent'anni", scrivono gli autori dello studio, Gilbert Welch della facoltà di medicina Dartmouth (nel New Hampshire) e Archie Bleyer dell'Università delle Scienze dell'Oregon. Spesso i trattamenti cui le donne vengono sottoposte sono molto invasivi - trattamenti radiologici, chemioterapici, ormonali - che sarebbe preferibile evitare se non nei casi indispensabili, scrivono i ricercatori, che hanno basato lo studio su dati epidemiologici. Lo studio sostiene inoltre che la forte diminuzione della mortalità a causa di tumori al seno si spieghi soprattutto con il miglioramento dei trattamenti, piuttosto che con l'individuazione precoce dei tumori con la mammografia." 

domenica 18 novembre 2012

TRAPIANTI DI ORGANI: QUELLO CHE NON TI HANNO MAI DETTO



PREDATORI DI ORGANI 
Trapianti di organi: quello che non ti hanno detto 


di Nerina Negrello


Predatori di organi
Dal sito dell’A.I.D.O.:
Quando avviene il prelievo degli organi? 
Quando sia stata accertata e documentata la morte encefalica o morte cerebrale, stato definitivo e irreversibile. L'accertamento e la certificazione di morte sono effettuati da un collegio di tre medici (medico legale, anestesista-rianimatore, neurofisiopatologo) diversi da chi ha constatato per primo la morte e indipendenti dall'équipe che effettuerà il prelievo e trapianto. Questi medici accertano la cessazione totale e irreversibile di ogni attività del cervello per un periodo di osservazione non inferiore a 6 ore. 
Ma questa è veramente la Verità? Perché ci nascondono che la cosiddetta "morte cerebrale" è un'invenzione e che l'espianto si pratica a cuore battente e sangue circolante su un vivo che ha perso la coscienza?

Quello che non ti hanno detto 

Non ti hanno detto che l'espianto di organi quali cuore, fegato, polmoni, reni, ecc., si effettua da persona in coma, sottoposta a ventilazione forzata, e non da un morto in arresto cardio-circolatorio-respiratorio, come tutti intendiamo. 
La persona viene incisa dal bisturi mentre il suo cuore batte, il sangue circola, il corpo è roseo e tiepido, urina, può muovere gambe, braccia, tronco, ecc... Le donne gravide portano avanti la gravidanza. 

Non è vero che prima si interrompa la ventilazione che poi, a cuore e respiro fermi, si inizi il prelievo, ma è proprio l'opposto. 
Gli organi vengono tolti da persona che ha perso la coscienza, le cui reazioni alla sofferenza prodotta dall'espianto sono impedite da farmaci paralizzanti o da anestetici.

Prof. Dr. Massimo Bondì, L.D. Pat. Chir. e Prop. Clin. Univ. La Sapienza Roma, chirurgo generale e patologo generale: "La morte cerebrale è ascientifica, amorale e asociale" (Audizione Commissione sanità 1992).
Dr. David W. Evans, Fellow Commoner of Queens' College Cambridge, cardiologo dimessosi dal Papworth Hospital per opposizione alla "morte cerebrale": "C'è grande differenza tra essere veramente morto ed essere dichiarato clinicamente in morte cerebrale" (Audizione Commissione sanità 1992).
Dr. Robert D. Truog, Dr. James C. Fackler, Harvard Medical School Boston: "Non è possibile accertare la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello con i mezzi clinico-strumentali attuali [Critical Care Medicine, n° 12, 1992, "Rethinking Brain Death" (Ripensamento sulla morte cerebrale)].
Prof. Peter Singer, Presidente dell'Associazione Internazionale di Bioetica: "...la morte cerebrale non è altro che una comoda finzione. Fu proposta e accettata perché rendeva possibile il procacciamento di organi" (Congresso di Cuba 1996).
Dr. Cicero Galli Coimbra, Head of Department neurology and neurosurgery, Univ. Sau Paulo, Brasil: "...i protocolli diagnostici per dichiarare la morte cerebrale (test dell'apnea) inducono un danno irreversibile su pazienti che potrebbero essere salvati" (Convegno internazionale Roma 19/2/2009).

IL DIBATTITO SCIENTIFICO INTERNAZIONALE E' ROVENTE, MA IN ITALIA CONTINUA LA CENSURA.

Quello che devi sapere
NIHON UNIVERSITY: "TERAPIA DELLA IPOTERMIA CEREBRALE CONTROLLATA" 

Neurochirurghi giapponesi hanno salvato 14 pazienti su 20 con ematoma subdurale acuto associato a danno cerebrale diffuso e 6 su 12 con ischemia cerebrale globale da arresto cardiaco da 30 a 47 minuti, riportandoli a normale vita quotidiana, con pieno ristabilimento delle capacità di comunicazione verbale. 
"Una dichiarazione affrettata di cosiddetta 'morte cerebrale' senza che sia stata tentata tale terapia potrebbe ben costituire omicidio o, come minimo, premeditata omissione di soccorso e malpractice" (Yoshio Watanabe MD; Cardiac Transplantation: Flaws In The Logic Of The Proponents. 
JPN Heart J, Sept 1997 - Hayashi N, MD, Brain Hypothermia Therapy, JPN Med J, July 6, 1996).
Prof. Lodovico Bergamini, docente di neurologia all'Università di Torino scrive: "Un tracciato elettroencefalografico può essere normale anche se piatto, cioè privo di ritmo visibile: ad esempio soggetti adulti ansiosi o soggetti neonati possono avere un tracciato piatto che di per sé non è assolutamente definibile patologico" (Manuale di neurologia clinica).

Molti medici illustri hanno espresso pubblica condanna al concetto di "morte cerebrale": 
Prof. Dr. Nicola Dioguardi, emerito di medicina interna, Università di Milano; 
Prof. Dr. Edoardo Storti, emerito di clinica medica, Università di Pavia; 
Prof. Dr. Paolo Puddu, direttore dell'Istituto di patologia speciale medica e metodologia clinica, Università di Bologna; 
Dss.a Maria Luisa Robbiati, anestesista-rianimatrice, già dell'ospedale S. Camillo e del Policlinico Gemelli di Roma; 
Dr. Giuseppe Bertolini, anestesista-rianimatore, già degli Ospedali Riuniti di Roma; 
Dss.a Stefania Dente, anestesista-rianimatrice, già all'ospedale C.T.O. di Napoli, anestesista all'Osp. di Bolzano; 
Dr. Dario Miedico, specialista medicina legale, Milano; 
Dr. Paolo Bavastro, cardiologo, primario medico alla Filderklinik, Stoccarda; 
Prof. Giuseppe Sermonti, ordinario di genetica, Università di Palermo e di Perugia; 
Dr. Dario Sepe, specialista malattie del fegato, Roma; 
Prof. Dr. Rocco Maruotti, primario chirurgo, Milano; 
Prof. Dr. Gerardo Ciannella, docente in medicina lavoro Univ. Napoli, Dirigente medicina preventiva Osp. Monaldi; 
David J. Hill, M.A., FRCA emeritus consultant anaesthetist, Cambridge, UK; ...


CONTRO LA MORTE CEREBRALE A CUORE BATTENTE

La volontà di salvare gli organi ad ogni costo elimina la volontà di salvare il paziente ad ogni costo Documento presentato al Parlamento e al Movimento Critico Internazionale 
La così detta "morte cerebrale" costituisce il cardine centrale su cui è basata l'espianto-trapiantologia(1). Senza di essa la chirurgia sostitutiva centrata sull'espianto di organi da soggetti vivi che hanno perso la coscienza, non avrebbe avuto un seguito. I pazienti sotto ventilazione definiti arbitrariamente "cadaveri" dai medici che dichiarano la "morte cerebrale", in realtà non lo sono né per la biologia né per la legge. 
Per la biologia non lo sono perché i pazienti hanno tutti i loro organi perfettamente funzionanti. 
Per la legge non lo sono perché la normativa recita: "per cadavere si intende il corpo umano rimasto privo delle funzioni cardiorespiratoria e cerebrale"(2). 
E' noto che le funzioni del cervello conosciute costituiscono solo il 10%(4), quindi la legge 578/93 che all'art.1 dichiara: "La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo" è scientificamente assurda(3) perché non si può dichiarare "cessata" una funzione che non si conosce. Inoltre è stato ampiamente dimostrato da molti autori(4) e perfino dalla Harvard School di Boston(5) che alcune delle poche funzioni cerebrali note sono ancora presenti contrariamente a quanto enunciato dalla legge.
Entriamo così nel vivo della controversa questione dell'espianto-trapiantologia. 
Già nel 1985 la Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente dichiarò inaccettabile la "morte cerebrale" e si costituì in associazione per contrastare tale concetto(6).
La "morte cerebrale" viene dichiarata sempre (rare sono le eccezioni) nelle prime 24/48 ore dal ricovero di un paziente comatoso, in genere traumatizzato cranico, in un reparto di Rianimazione, durante le quali non si attua alcun tentativo serio ed efficace di terapia finalistica.
La terapia è finalistica solo quando si oppone tempestivamente al processo patologico in atto. 
Senza una terapia mirata si instaura un progressivo deterioramento della corteccia cerebrale, rendendo difficile il recupero del paziente. 
Più il tempo passa più la sostanza grigia cerebrale, avida di ossigeno, perde la sua vitalità. Quindi l'intervento chirurgico elettivo va sempre e comunque eseguito d'urgenza allo scopo di decomprimere il cervello. Il tempo in questi casi è prezioso e quindi andrebbe ripristinato l'intervento de-compressivo presso gli ospedali di prima accoglienza.
Infatti in passato il chirurgo degli ospedali minori aveva la preparazione per eseguire tali interventi decompressivi ed era tenuto ad effettuarli. Oggi, allo scopo di incrementare i trapianti, tali pazienti vengono avviati agli ospedali maggiori, più lontani, per cui sovente si superano i tempi ideali per il loro recupero. Così facendo però si salvano gli organi ad ogni costo.
La terapia finalistica non viene quasi mai attuata negli ospedali maggiori deputati al trapianto, poiché i neurochirurghi, pressati dalla richiesta di organi, sono consapevoli che salvare il paziente ad ogni costo può significare anche perderlo con l'atto chirurgico o durante il decorso post-operatorio, perdendo così i suoi organi.
Per terapia finalistica efficace intendiamo alcuni atti chirurgici: ventricolostomia, drenaggi extra e subdurali, e quando necessario craniotomia per ematoma extradurale, eseguiti d'urgenza, possibilmente nei primi 60/120 minuti dall'incidente(7) allo scopo finalistico di decomprimere il cervello.
E' bene chiarire che un'aspirazione di pochi cc. di liquido emorragico e del liquor ventricolare può essere sufficiente a decomprimere il cervello e così fare ricomparire la coscienza e fare uscire il paziente dal coma. Antiedemigeni, diuretici e ipotermia cerebrale controllata(8), completano il trattamento della terapia d'urgenza.
Infatti un soggetto colpito da un trauma cranico grave, ha sempre un versamento emorragico endocranico che, modesto nei casi di frattura/lussazione di una delle prime due vertebre cervicali (modesto perché sono ossa laminari sottili)(9), diviene al contrario un versamento ematico importante che si trasforma in un ematoma endocranico più o meno voluminoso in presenza di frattura della base cranica, cioè delle due rocche petrose che sono ossa molto vascolarizzate(10).
Notoriamente quest'ultimo tipo di frattura si diagnostica con estrema facilità anche prima di ogni accertamento radiologico per la presenza di una otorragia mono o bilaterale (presenza di sangue che si raccoglie nel padiglione auricolare).
Tale versamento emorragico infiltrativo e/o ematoma, comprime la massa cerebrale e quindi lo strato corticale/cerebrale (circa 1 cm. di spessore) a contatto con la struttura ossea indeformabile della volta cranica. La compressione dello strato corticale, sede dei centri sensoriali e dei centri motori e del linguaggio, che contribuiscono a formare la coscienza, determina il conseguente collasso del "canale sinaptico unificato"(11), struttura che come una rete labirintica si estende tra miliardi di neuroni. Tale collasso fa scomparire la coscienza. Il paziente si presenta in coma più o meno profondo a causa della compressione.
Stessa attenzione e tempestività di intervento si impone, è ovvio, per la patologia emorragica extradurale (ematoma da frattura o grave contusione delle ossa fronto-parietali). Tali pazienti hanno un tipico ritmo a due tempi: il paziente cade, si rialza, una piccola arteriola o capillare corticale/meningeo lacerato sanguina, si forma l'ematoma in un tempo variabile e il paziente entra in coma alcune ore dopo, quando la raccolta ematica determina una compressione della corteccia cerebrale.
Sia che il paziente giunga ad un ospedale maggiore direttamente o dopo aver perso tempo prezioso nell'ospedale minore, la patologia compressiva, trascorse 2/3 ore dal trauma, si aggrava. I medici preposti sono consapevoli che sottoporre un paziente ad un intervento decompressivo può comportare la perdita degli organi sia in caso di esito positivo (guarigione) che negativo (morte), in quanto gli organi seguono il destino del paziente.
I parenti vengono tranquillizzati e tacitati con la frase rituale "faremo tutto il possibile per salvarlo", ma rinunciando a qualsiasi intervento chirurgico decompressivo il destino del paziente è segnato. La dichiarazione di "morte cerebrale" copre qualunque malpractice ed evitando l'intervento i neurochirurghi, i rianimatori, i medici legali si sentono comunque al sicuro, poiché "Salvare gli organi ad ogni costo" è in linea con la filosofia di Stato. 
Tale perverso comandamento elimina il salvare il paziente ad ogni costo, comandamento questo che affonda le sue radici nella storia della medicina.
Se il paziente comatoso giunge in ospedale con respirazione spontanea, ciò significa che i centri respiratori del bulbo non sono compromessi e pertanto non dovrebbe essere intubato se non per necessità operatoria. Di solito, però, il paziente arriva già intubato e ventilato automaticamente, anche quando non è necessario. Da quel momento le sue condizioni vengono valutate attraverso le risposte riflesse agli stimoli, l'esame elettroencefalografico e il test dell'apnea (sospensione della ventilazione, senza svezzamento, e attesa delle ripresa spontanea del respiro), che viene ripetuto anche più volte consecutive, per valutare la profondità del coma e stabilire il raggiungimento delle condizioni richieste dai protocolli dello Stato per la dichiarazione della cosiddetta "morte cerebrale". Con questo test si intenderebbe saggiare la reattività dei centri respiratori alla CO2 (anidride carbonica che si accumula nel sangue dopo l'arresto). Ma, con l'arresto del respiro, si provoca anche una diminuzione dell'ossigenazione del sangue (anossia), la quale, specialmente se viene ripetuta, può determinare un aggravamento, sovente irreversibile, delle condizioni neurologiche già critiche di un traumatizzato cranico(12).
A tale proposito dobbiamo ricordare una legge di fisiologia generale: qualunque organo, sistema, tessuto o singola cellula, se viene sostituito nella sua funzione cessa progressivamente di esercitare la funzione, sino alla sua atrofia. E' una legge ben conosciuta che riscontriamo nella metodologia dell'intubazione con ventilazione automatica. Ben lo sanno gli anestesisti, che per svegliare i pazienti dall'anestesia usano il metodo dello "svezzamento continuo e progressivo", non utilizzato nel test dell'apnea.
Si perviene così alla convocazione della commissione medica che decreta, senza possibilità di obiezione di coscienza, una condizione di patologia che, rispondendo ai criteri imposti dallo Stato, è dichiarata irreversibile. Tutto ciò è conseguente alla mancata terapia d'urgenza. Tale dichiarazione pertanto rappresenta una condanna a morte annunciata e messa in atto d'autorità dopo un ridicolo periodo di osservazione di 6 ore che avvia il paziente all'espianto dei suoi organi. 
Espianto che viene eseguito su un paziente che reagisce istantaneamente all'incisione chirurgica con movimenti degli arti e del tronco, aumento della frequenza del polso e della pressione arteriosa a conferma della sua vitalità, rendendo necessaria la somministrazione preventiva di farmaci curarizzanti (paralizzanti) o di anestetici. E' solo con l'espianto degli organi che interviene la morte nel senso comune e classico del termine.

Il voler salvare gli organi ad ogni costo elimina la volontà di salvare il paziente ad ogni costo e così il concetto basilare della professione medica Primum Non Nocere viene tristemente abbandonato. E' tempo di restituire ai medici il diritto/dovere di curare secondo scienza e coscienza senza limiti imposti dallo Stato e dalle centrali del potere sanitario che hanno imposto la finzione della "morte cerebrale"(4). 

E' tempo di rivedere drasticamente la legislazione in merito e dare voce ad un paziente che non può parlare, ma lancia il messaggio "perché non provate a curarmi?". Qualcuno dovrà pure ascoltarlo.

Per altre informazioni sull'argomento espianto organi:www.antipredazione.org

lunedì 8 settembre 2008

POLITICA E SOCIETA' - Bambini nel paese delle meraviglie



Il 4 settembre,sfogliando METRO, mi sono imbattuto a pagina 2 in un articolo a dir poco sconcertante. Il titolo: Troppi psicofarmaci per Gianburrasca era un perfetto specchietto per allodole, coadiuvato in questo da una foto(stile santino di Padre Pio) del campione Michael Phelps che, cavalcando la cresta dell'onda creata dai Giochi Olimpici, mostrava la seguente dicitura sulla sinistra:
Il campione di nuoto Michael Phelps da piccolo è stato curato con Ritalin.Lo ha raccontato la madre Debby dopo le prodezze olimpiche.Farmaci, psicologi e piscina dove il poderoso nuotatore sfogava la forza erculea.Con lui ha funzionato!

Una pubblicità al "farmaco" in piena regola.

L'articolo in realtà costituiva una sorta di introduzione al mondo dei farmaci psicotropi ed in particolare al Ritalin, definendolo indispensabile per la cura della sindrome ADHD(disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività) ma tenendo presente la sua pericolosità esclusivamente legata all'abuso(almeno secondo METRO).
Al centro della pagina impera la scritta: "MA IL RITALIN NON E' IL DIAVOLO!", contornata da opinioni di medici e psicologi tra cui quel genio del Dott. Roberto Albani(quello che in questa intervista consiglia di usare il Ritalin,ossia un'anfetamina, per prevenire che i ragazzzi fumino spinelli,ossia Marijuana).
L'articolo infine si chiude con una dichiarazione che traccia una linea di demarcazione tra la situazione patologica di un bambino e la "norma".

Ma cerchiamo di far luce su un po' di cose.Cercherò di essere il più breve ma dettagliato possibile.

Che cos'è REALMENTE la sindrome ADHD ?
L'ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), o più semplicemente ADD (Attention Deficit Disorder), è la sigla della sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Il Disturbo da deficit d'attenzione ed iperattività (ADHD) è un disturbo neuropsichiatrico caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che rende difficoltoso e in taluni casi impedisce il normale sviluppo e integrazione sociale dei bambini.
E' importante,secondo me, mettere un accento sulle parole "integrazione e sociale" in quanto fanno presagire la nascita di comportamenti pericolosi e antisociali se non curati adeguatamente. Tanto che nell'elenco dei problemi relazionali nei quali incappano i bambini affetti da tale sindrome si può leggere che:
> ricevono minori apprezzamenti e maggiori rifiuti dai loro compagni di scuola o di gioco (Carlson et al, 1987);
> pronunciano un numero di frasi negative nei confronti dei loro compagni dieci volte superiori rispetto agli altri;
> presentano un comportamento aggressivo tre volte superiore (Pelham e Bender, 1982);
> non rispettano o non riescono a rispettare le regole di comportamento in gruppo e nel gioco;

Con conseguente preoccupazione dei genitori che vedranno in un loro figlio semplicemente sfigato(mi si perdoni per questo termine,ma rende bene l'idea) o maleducato, un probabile portatore di una malattia genetica e quindi deresponsabilizzeranno loro stessi e il loro ruolo di genitori(magari non andato a buon fine,o forse no) delegando tutto alle istituzioni mediche che si occuperanno di "normalizzare" il loro bambino.

Come viene diagnosticata? In primis mi preme informarvi su come nasce generalmente una nuova malattia psichiatrica.
L'APA(American Psichyatric Association) nel 1952 ha redatto un manuale dal nome Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders («Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali»), noto anche con l'acronimo DSM, ossia uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzati da medici e psichiatri di tutto il mondo.
Le malattie inserite all'interno di esso(alla nascita 112,ora 374) vengono comunemente votate in maniera democratica.Cosa voglio dire?
Vi porto un esempio: nel 1973 decisero "a maggioranza" di eliminare l'omosessualità tra l'elenco delle malattie mentali e di inserirne quindi altre,sempre a votazione s'intende.
(Che metodo democratico!Esportiamolo in Iraq!!)
Questa malattia DEMOCRATICAMENTE inserita assieme alle altre malattie DEMOCRATICHE viene diagnosticata attraverso un test(democratico anch'esso).
Provate a farlo.
Ora,quanti bambini conoscete affetti da questa "sindrome"?O meglio,quanti ne conoscete che non siano affetti?

(ps: secondo l'APA ne erano affetti anche: Hans Cristian Handerson,Lewis Carrol,Beethoven,Mozart, Salvador Dalì,Picasso,Leonardo Da Vinci,Galileo Galilei,Newton,il premio nobel Stephen Hawkins,Napoleone,Kennedy e Kurt Cobain...geni o malati affetti da sindrome?E cosa sarebbe successo se qualcuno avesse prescritto loro il Ritalin?)

Cosa è il Ritalin?
Il METILFENIDATO, anche noto e brevettato nel 1954 dalla Ciba Pharma Company(oggi Novartis) come Ritalin, è un derivato delle anfetamine, utilizzato in principio per la cura della depressione.
In poche parole è una anfetamina con effetto calmante che a breve termine aumenta le prestazioni di ogni persona(per questo bandita dal Comitato Olimpico) quindi può essere paragonata tranquillamente alle più comuni droghe dopanti e alla cocaina(con la quale condivide non poche somiglianze).
Con la cocaina infatti condivide anche i non pochi effetti collaterali:

Funzioni Cardiovascolari: Palpitazioni - Tachicardia - Ipertensione - Aritmia cardiaca - Dolori al petto - Arresto cardiaco (!)

Funzione cerebrali e mentali: Mania, psicosi, allucinazioni - Agitazione, ansia, nervosismo - Insonnia - Irritabilità, ostilità, aggressione - Depressione, ipersensibilità emozionale, pianto facile, introversione - Riflessi ridotti - Confusione - Perdita di spontaneità emozionale - Convulsioni - Comparsa di tic nervosi

Funzioni gastrointestinali: Anoressia - Nausea, vomito, cattivo gusto in bocca - Mal di stomaco, crampi - Bocca arida - Costipazione, diarrea

Funzioni endocrine e metaboliche: Disfunzione della ghiandola pituitaria, alterazione della produzione dell'ormone della crescita e della prolattina - Perdita di peso - Arresto o ritardo della crescita - Disturbi delle funzioni sessuali

Altre funzioni: Visione sfumata - Mal di testa - Insonnia - Depressione - Iperattività e irritabilità - Peggioramento dei sintomi caratteristici dell' ADHD - Ridotta capacità di comunicare e socializzare - Aumento del gioco solitario e diminuzione del periodo complessivo di gioco - Tendenza ad essere socialmente inibito, passivo e sottomesso - Piattezza emozionale.
Metterei in evidenza che molti degli effetti collaterali sono proprio quelli che il Ritalin si propone di curare, da qui ne viene che ad un bambino che presenterà quegli effetti in seguito alla somministrazione del farmaco, verranno prescritte dosi più massicce dello stesso.
Senza contare poi gli insuccessi. Si sono analizzati 83 bambini a 2-5 anni di distanza dalla diagnosi di ADD o ADHD, e il
92% di essi era stato trattato con Ritalin. Ecco i risultati:

60% dei bambini erano ancora iperattivi e studiavano poco (la ragione per la quale veniva loro somministrato il Ritalin), ma in più erano diventati ribelli
59% avevano avuto guai con la polizia;
23% erano stati portati ad una caserma di polizia una o più volte;
58% erano stati bocciati almeno una volta;
57% avevano difficoltà di lettura;
44% avevano difficoltà con l'aritmetica;
78% trovavano difficile restare seduti a studiare
59% erano considerati dalla scuola ragazzi con problemi disciplinari;
52% erano distruttivi;
34% avevano minacciato di uccidere i loro genitori;
15% avevano parlato di suicidio o l'avevano tentato.
Questo basterebbe da solo per screditare il suddetto farmaco,ma non è tutto.
La Ciba-Novartis ha avuto non poche beghe giudiziarie da qualche anno a questa parte.
Non volendo sempre citare le associazioni a difesa dei bambini che da sempre trascinano in tribunale i rappresentanti della casa farmaceutica svizzera, vorrei che tornasse alla memoria l'episodio che ha visto come protagonisti la Novartis e il Governo Indiano colpevole, secondo la compagnia, di produrre farmaci generici per l'AIDS e altre malattie,ad un prezzo accessibile alla popolazione.
Oppure la questione sulla eccessiva reperibilità del farmaco che permetteva(e permette ancora) a molti ragazzi americani di procurarselo facilmente, frantumarlo e assumerlo per via nasale(comunemente: PIPPARSELO!).

Negli Usa la percentuale di bambini trattati con il Ritalin è pericolosamente superiore a quella del resto del mondo, pari a quasi il 50% degli studenti tra cui il 35% degli alunni maschi.
Un totale di 7 milioni di bambini con un fatturato annuo di 37 miliardi di dollari per la Novartis.
Ma anche il 20% dei medici e dei ricercatori(studio effettuato da NATURE NETWORK) ammette di farne uso per amplificare le prestazioni cognitive.
Ora l'ADHD può venir diagnosticata anche nel primo anno di vita e quindi può essere prescritta la terapia a base di metilfenidato anche ai lattanti; cosa a mio avviso inaccettabile per un farmaco che nella tabella della Classificazione tossicologica è al pari di cocaina, oppiacei e barbiturici. Tanto che la legge FINI-GIOVANARDI ne limita la detenzione a 180 mg, quantità oltre la quale si incorre nel reato di spaccio.

Questi ed altri sono i rischi legati alla somministrazione di un'anfetamina a dei bambini affetti da un disturbo derivante spesso da problemi familiari (divorzi,litigi con e tra i familiari, allergie alimentari...). Il Ritalin non si propone di risolvere il problema, ma semplicemente di "sedare" ed "etichettare" il bambino rendendolo più docile e radicando all'interno della sua coscienza un'idea di normalità legata all'accettazione incondizionata di regole sociali e situazioni a lui avverse.Un'idea che si fa avanti facendosi spazio tra quei genitori che, per paura o per incapacità di educare i loro figli, preferiscono metter loro in bocca pillole magiche che promettono una vita migliore ed un'integrazione completa all'interno di una società fatta oramai solo di apparenza.

Ps. navigando nel sito dell'Istituto Superiore della Sanità ho scoperto tra i link dei "mostri" come la Food & Drugs Administration e l'EMEA, informatevi su cosa ono questi colossi e chi vi è dietro.

Vi lascio con il trailer del film del '99 REQUIEM FOR A DREAM e con una domanda è questa la società che vogliamo costruire?



BIG S.

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