giovedì 30 maggio 2013

La carne è debole

da http://freeanimals-freeanimals.blogspot.it/2013/05/la-carne-e-debole.html
La carne è debole


Ma da dove salta fuori Belen Rodriguez? Chi l’ha fatta entrare in Italia? E soprattutto perché ce la sbattono in faccia ogni giorno?

Non sto facendo un ragionamento patriottico, nel senso che dovremmo valorizzare le bellezze italiche, di tipo mediterraneo, ma mi sembra che l’abbiano fatta diventare una delle tante armi di distrazione di massa, quasi allo stesso livello del calcio e del Grande Fratello.
La usano come feticcio per attrarre l’attenzione degli italiani, che sono notoriamente un popolo di bambini creduloni e deficienti, oltre che perennemente arrapati. I Registi Occulti, ammesso che ve ne siano, hanno scadenze annuali come il Festival di Sanremo e periodiche come il campionato di calcio (come se non bastava, da quando siamo in Europa, ci mostrano anche le partite della Lituania contro il Lichtenstein), ma un personaggio eroticamente attraente come Belen è una sorta di prezzemolo, che si usa dappertutto, spesso e volentieri.

C’è da nascondere l’epidemia di suicidi degli imprenditori? Presto fatto! Ecco a voi il pancione di Belen!
C’è da nascondere l’aumento dei casi di leucemia dovuti alle antenne vaticane? Non c’è problema! Ecco Belen neomamma a passeggio con il neonato!
C’è da nascondere l’inquinamento dell’ILVA di Taranto? Abbiamo la soluzione! Ecco Belen e il nuovo fidanzato - sostituto dell’ultimo momento di quel ricattatore di Corona - che vanno a mangiare il gelato in gelateria!
Io mi chiedo come mai, con tutti i posti che c’erano in Europa, proprio in Italia doveva venire! E’ venuta prima di Bergoglio, ma questo può essere un caso. E’ venuta dopo Sivori, Maradona e Zico, per non parlare di tutti gli altri campioni del calcio creativo sudamericano.
E’ venuta sulla scia di travestiti e transessuali, anch’essi provenienti dal vasto continente latinoamericano.



Ma hanno fatto un passa parola? Si è sparsa la voce che in Italia si mangia bene (quelli che riescono ancora a mangiare un pasto decente)? Hanno saputo che c’è un bel clima? Si fa per dire.
I narcos sanno che in Italia possono contare su moltissimi consumatori di cocaina e quindi si fanno buoni affari?
Perché proprio dal Sud America ci arrivano le belle ragazze (penso anche alla venezuelana Aida Yespica)? Perché no dal Giappone o dalla Cina? Troppo bassette per i gusti degli stalloni italiani?
Belen passerà alla storia per la farfallina tatuata sul lato destro dell'inguine, oltreche per la sua nullità, e lo si capisce per essersi prestata alla pubblicità del McDonald’s.
 
Ignorante come una capra, direbbe Vittorio Sgarbi. E a ragione.
Ignorante come milioni di italiani, soprattutto maschi, che vedono in lei un sex simbol, mentre non trovano nulla di disdicevole a frequentare i ristoranti con il pagliaccio giallo esposto in vetrina. Ma lei in un certo senso è giustificata: viene da un paese, l’Argentina, in cui la carne costa pochissimo e viene mangiata tre volte al giorno, anche a colazione. Gli inglesi al mattino mangiano ilBacon e gli argentini bistecche al sangue. Poi si fanno la guerra per il possesso di isole spazzate dal vento antartico.

Da anni distribuiamo volantini e facciamo manifestazioni - inficiate da sessanta secondi di ammaliante pubblicità televisiva - spiegando che le foreste vengono abbattute per far posto ai pascoli, proprio nel continente da cui Belen viene. E lei dovrebbe saperlo.

Da anni cerchiamo di far provare compassione ai consumatori di hamburger per le mucche, mansuete, innocenti e vittime storiche della nostra feroce bramosia di carne.
E ora arriva lei, simbolo della carne erotica, a convalidare il gemellaggio tra la pasta Barilla e il colosso americano del cibo veloce. Forse le vendite di panini imbottiti di sofferenza erano calate e gli amministratori delegati hanno pensato di diversificare l’offerta. Quegli stessi alti dirigenti privi di anima che a volte vengono contestati quando meno se lo aspettano, perfino nei loro inaccessibili santuari dirigenziali.
Normalmente, i contestatori stanno giù abbasso, tenuti sotto controllo dai manganelli della polizia, ma in questo caso la verità è arrivata a uno di loro mediante la voce dell’innocenza.
Figurarsi se si lasciano turbare per così poco: avevano già pronto uno dei loro rampolli, scimmietta ammaestrata, che ripete il ritornello filantropico dei benefici elargiti da McDonald’s in giro per il mondo. Della serie: cosa volete che sia se distruggiamo il polmone verde della terra, in confronto a tutti i pupazzetti che regaliamo ai bambini obesi e candidati all’infarto?!
Anni fa Sofia Loren pubblicizzava il prosciutto in dialetto napoletano: “Accattatevello!”. Che un friulano deve rifletterci su un momento per capire cosa vuol dire (un altoatesino non le guarda neanche le pubblicità RAI-Mediaset).
E dunque, più sono belle e più sono ignoranti. Un bel colpo, per la multinazionale più nociva della Terra, essersi accaparrata il sex simbol del momento. Secondo me era scritto nel contratto fin dall’inizio: noi ti facciamo arrivare in alto, ti diamo anche il premio Oscar per la migliore attrice – o ti facciamo scendere le scale a Sanremo con la tua farfallina – e tu in cambio, quando arriva il momento, ci sponsorizzi carne e prosciutto.


E chissenefrega dei diritti animali e di quei quattro sfigati di animalisti!

Questi sono i pilastri della Terra: ignoranza, schiavitù alle cattive abitudini, manipolazione mentale e ferocia incosciente verso le altre creature.
Alla fine verrà la fine. I parassiti saliranno in fretta e furia a bordo delle loro astronavi, si dirigeranno verso un altro pianeta da parassitare e noi terrestri cominceremo a soffocare nella nostra merda.
Chissà se almeno si porteranno via la sgualdrina argentina? E magari anche il gesuita suo connazionale.

sabato 4 maggio 2013

UNA NAZIONE CHE AFFONDA: le merci in Italia costano fino a 6 volte di più che in Germania

articolo pubblicato sull'altro mio blog: DIARIO DI UN ORIUNDO VIAGGIATORE (blog specializzato in razzismo e figli di immigrati - come me)

Ieri sdigitando un po' qua e la mi sono imbattuto, come mio solito, nel blog http://fintatolleranza.blogspot.it/ nel quale ho trovato uno dei video qui di seguito.
Ve li linko perchè spero riescano a far chiarezza in voi come hanno fatto in me.








L'unica spiegazione che riesco a dare a questo fenomeno è che c'è un disegno preciso, insito nella creazione di un Unione come quella  europea, che vuole Stati di serie A e Stati di serie B.
Una buona Unione Monetaria, per funzionare, ha bisogno di avere un nord produttivo, che decide e detta le linee guida, ed un sud (noi) che lavori e serva da riserva inesauribile di liquidi.

Mi spiego meglio:
Le aziende e le multinazionali che operano in territorio europeo, gonfiano, attraverso i meccanismi dettati dalle leggi del commercio, i prezzi per i prodotti destinati ai paesi considerati "di livello inferiore"( ancora noi) che , senza ombra di dubbio costituiscono la maggior parte degli introiti per le suddette aziende, mentre ai paesi considerati "più civili" i medesimi prodotti vengono venduti a prezzi più onesti.

In poche parole: 
SIAMO NOI I FESSI CHE PAGANO PER FAR ANDARE AVANTI L'EUROPA. E questo non vale solo per le merci, ma anche per le tasse, per i demani statali, per le autostrade ( che in Germania, giustamente, sono gratuite, in quanto loro , come noi, le pagano già nella dichiarazione dei redditi)per gli STIPENDI e per ogni cosa in questo paese, se paragonata alla medesima di un paese diverso della Comunità Europea.

Ma come è vero questo, è vera anche un'altra cosa:
potresti mai trattare un tedesco o un francese come gli europei(parlo di quelli a capo della CE e BCE) trattano gli italiani?
Potresti mai far pagar loro un prodotto 4 volte di più del prezzo reale?
Potresti mai far pagar loro le autostrade, che già pagano con le tasse?
Potresti mai far passare li leggi ed emendamenti anticostituzionali?
Potresti mai pensare di fare una di queste cose in quei paesi, senza aspettarti una rivolta od una guerra civile?

Quando si è "divisa" l'unione europea in paesi di prima e seconda serie, non lo si è fatto senza alcun criterio.
E qui mi fermo altrimenti potrei urtare la sensibilità di qualcuno.

Vi lascio con una poesia di Alberto Moravia.




La mia vita per l’Italia

Sono capitato male in un Paese degradato,

di poveri senza dignità e di ricchi senza cultura.

Dai poveri mi divide l’orgoglio, dai ricchi la verità.

Far parte di una siffatta società è un danno,

esserne esclusi non è una fortuna.

Ma non ho che una vita sola da vivere

e la Storia non concede scelte.

Alberto Moravia



PROMETEO

venerdì 3 maggio 2013

Attentato davanti a Palazzo Chigi: un false flag all'italiana - di Rosario Marcianò


Nell’era dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. (G. Orwell)


E' la tarda mattinata del 28 aprile 2013: le televisioni nazionali stanno trasmettendo la diretta del giuramento per opera dei ministri del nuovo governo del Presidente. E’ un governo nato secondo il Diktat di organismi sovranazionali che controllano questo paese, ormai da tempo esautorato di qualsivoglia potere da Stato sovrano. Questo 25 aprile rappresenta, per coloro che hanno deciso l'ennesimo golpe, un punto di svolta decisivo che, però, necessita di un'ulteriore legittimazione agli occhi dei cittadini e soprattutto esige un nuovo casus belli, al fine di restringere ulteriormente le libertà dei singoli, con l’introduzione di nuove norme coercitive atte a vietare assembramenti e manifestazioni in luoghi “sensibili”. E' il giorno migliore per un "attentato in diretta televisiva", per cui qualcuno, negli apparati, decide di architettare e mettere in atto una scena da Far West, con tanto di vittime sacrificali in divisa, mentre l'attentatore deve risultare un cittadino esasperato, perché disoccupato e bramoso di eliminare fisicamente qualche politico. Così, mentre i principali networks mostrano le immagini in diretta dell'insediamento del nuovo esecutivo, emuli della cinematografia false flag statunitense, ecco che il collegamento con la Sala di Montecitorio viene interrotto per dare immediatamente spazio ad una... "diretta" della sparatoria in corso proprio dinnanzi al Palazzo.

Sono le 11:40 e RAI News 24 trasmette le confuse e traballanti immagini di un attentatore sconosciuto che apre il fuoco contro i Carabinieri di servizio in Piazza Colonna, a Roma. Per la verità si comprende ben poco di quanto sta avvenendo, poiché l'operatore, nonostante la sua supposta professionalità, porta la sua telecamera da un obiettivo all'altro, zooma avanti ed indietro, punta in alto, punta a terra... Insomma, si tratta delle peggiori riprese eseguite da un cameraman RAI in tutta la storia della televisione di Stato. Questo elemento subito suscita dei dubbi su quanto sta accadendo in quegli istanti e le perplessità aumentano nel momento in cui si menzionano tre feriti: due Carabinieri ed una donna incinta. Dei due militari – si riferisce – uno è gravemente ferito al collo, mentre l'altro ad una gamba. L'attentatore sembra aver esploso ben 7 colpi dalla sua Berettacalibro 7,65, senza che i militari abbiano risposto al fuoco con uno solo proiettile! Davvero strano...

Le stranezze, però, aumentano, giacché dei due feriti meno gravi non si vede alcuna traccia sulla scena, mentre lo sconosciuto è già a terra, ai piedi del blindato dei Carabinieri, oltre le barriere di protezione.

L'inviata di RAI News 24, con tono da attrice poco convincente, descrive al direttore del TG, una scena "terrificante" che non corrisponde assolutamente a quanto evidenziano le poche riprese trasmesse nella... diretta. Le sequenze mostrano un uomo in pantaloni corti e maglietta intento a far cenno a tre militari di spostarsi un po' più a destra (è il regista?), mentre, tra le urla ed il fuggi fuggi generale dei pochi turisti presenti, alcuni fotoreporters (uno con camera a spalla, altri due con macchina fotografica tradizionale, ma delle loro riprese non si trova neanche un fotogramma) con estrema tranquillità si avvicinano a pochissimi metri dalla scena del crimine ed eseguono le loro riprese, ben eretti e stabili, come se tutto quel trambusto intorno non li riguardasse. Questo atteggiamento è in netto contrasto con quello manifestato dall'operatore RAI che, pur essendo distante decine di metri, trema a guisa di una foglia, come se, in realtà, la sua intenzione fosse proprio quella di non mostrare alcunché di quanto avviene in quegli istanti cruciali.

Lo scopo desiderato è presto ottenuto ed immediatamente il Governo appena insediatosi, ripristina la scorta a chi non l'aveva e rafforza quella dei politici che già ne avevano diritto.

Analizzando il filmato di RAI News 24 ci si avvede che alcuni fotogrammi sono stati sottoposti a manipolazione. Casualmente sono i pochi istanti in cui si può osservare il volto del Carabiniere, Giuseppe Giangrande, ma il viso è stato in modo maldestro oscurato in post-produzione. E’ un oscuramento che, malauguratamente per chi ha operato per nasconderci qualcosa, occupa anche parte del palo che si trova davanti al viso del militare. Poco prima che il cameraman sposti ancora con movimento repentino l'obiettivo dal Carabiniere "ferito", si può notare che egli non mostra tracce di sangue sul collo.
Abbiamo accennato alla post-produzione... Come è possibile, se le immagini, da quanto a noi raccontato, erano in diretta? Evidentemente non lo erano e ciò è dimostrato dall'ora mostrata da un agente che, di lì a poco, pare soccorrere il Giangrande a terra. Il suo orologio da polso mostra le 11:30, mentre la diretta del TG di RAI News 24 (come anche quella del TGCOM24) segna a schermo le 11:40. Dieci minuti sono più che sufficienti per preparare una finta diretta, così come avvenne il giorno 11 settembre 2001, durante l'”attacco” alle Torri gemelle.

Inoltre un nostro testimone, esperto di armi, presente casualmente durante il parapiglia, non solo conferma che potevano essere le 11:30 circa, ma ricorda che le deflagrazioni degli spari esplosi apparivano essere originati da cartucce a salve!

E' interessante notare che, il video in questione, riproposto sul canale You-Tube della testata "Il fatto quotidiano", è stato subito rimosso, pochi minuti dopo la nostra segnalazione, su Face book, di dette anomalie. Per quale motivo?

Un secondo filmato, proposto sempre da RAI News 24 e realizzato qualche minuto dopo, in prossimità del militare a terra, colpito al collo, contiene una serie di tracce audio sovrapposte. Si sentono le sirene, sullo sfondo, mentre al secondo 10 ed al secondo 24 (sul video originale) si odono due persone gridare: "Dio!" e "Che stamo a scherza’?" ed un'altra voce sembra dire: "Che... non vedi?". Poi l'audio risulta troncato e si sente l'inviata ansimare, mentre un agente della sicurezza intima a tutti di allontanarsi.

Che cosa intende dire quel personaggio che esclama: "Che stamo a scherza’?" Forse si è reso conto che si tratta di una pantomima? Una messa in scena? In modo incauto il regista che ha sovrapposto le sequenze audio, con l'intenzione di inserire l'esclamazione "Dio!", ha pure introdotto due volte "Che stamo a scherza?"... il che dimostra che la traccia audio è stata manipolata.

Quindi, riepilogando, abbiamo due filmati trasmessi come "diretta TV" che, invece, non lo sono. Non possono esserlo, giacché sia parti di sequenze video sia tracce audio sono state contraffatte. Ciò porta ad una sola conclusione e cioé che quella diretta televisiva è una montatura che rientra nella strategia della tensione. Quale migliore occasione di un attentato in diretta, mentre il Governo Letta (del gruppo Bilderberg) si insedia?

Questo aspetto chiarisce, senza ombra di dubbio, che il false flag all'italiana è stato messo in atto con la piena complicità dei principali networks italiani, come accadde con l'inganno del 9 11, allorquando le poche sequenze in grafica 3D, realizzate per mostrare il secondo aereo che si schiantava sulla torre Sud (secondo la versione ufficiale), furono distribuite, con qualche modifica, a tutti i canali televisivi statunitensi e nel mondo e ritrasmesse come fatto reale.

Proseguiamo. Anche TG-COM trasmette la sua “diretta” da Palazzo Chigi ed interrompe il collegamento dalla Sala del giuramento per collegarsi... in diretta, con la piazza dell'attentato, salvo poi scoprire che, anche in questo caso, si trattava di riprese video mandate in play con qualche minuto di ritardo. Infatti, non solo anche qui l'ora a video mostra che sono le 11:40, ma, per qualche frazione di secondo,appaiono a schermo le icone della telecamera Panasonic che le ha inviate alla redazione. Quelle stesse sequenze video, dopo la breve interruzione che mostra le icone della Panasonic, ricominciano dal principio, sempre spacciate per diretta televisiva, dopo un improvvido fermo immagine. Curiosa è l'esitazione dell'inviata che ripete tre volte la sua introduzione, dopo aver notato che le immagini si erano fermate e che quindi la farsa della diretta era saltata.

Oltretutto, si nota benissimo che i video disponibili sui fatti di Piazza Colonna sono almeno sei o sette! Ripetiamo: anche questa non è una diretta, se confrontata con l'ora indicata (le 11:30) da uno dei Carabinieri che soccorrono Giangrande a terra in una pozza di sangue. Già... il sangue.

Osserviamo le chiare incongruenze presenti negli scatti pubblicati in Rete e sui media nazionali.

Stando alla versione ufficiale l'attentatore, Luigi Preiti, ha sparato al Carabiniere Giuseppe Giangrande da distanza ravvicinata (meno di mezzo metro), puntando l'arma alla testa del multare, mentre questo si trovava in piedi di fronte a lui in prossimità della garitta. In tale frangente le anomalie sono tante, ma ne elenchiamo solo alcune.

a) L'agente ferito al collo, sul lato sinistro, è stato colpito mentre era in piedi, di conseguenza la linea di sangue sarebbe dovuta colare verso il petto. Nelle foto il rivolo scende solo a lato del collo.
b) Nelle sequenze trasmesse da RAI News 24 si intravvede chiaramente il volto di Giangrande, senza sangue, mentre a fianco della sua mano destra si scorge un cilindro, dal quale scorre un liquido rosso.
c) Normalmente in una ferita al collo il sangue schizza copiosamente, ma non si vedono tracce di sangue sulla divisa né sotto al mento ed intorno al collo del Giangrande.
d) Non ci sono tracce di polvere da sparo, tipiche delle ferite subìte da distanza ravvicinata ed inoltre il foro di entrata è minuscolo ed incompatibile con quello procurato da un calibro 7,65 da distanza ravvicinata.
e) Il militare a terra si trova a circa dieci metri di distanza dalla posizione in cui si trovava, secondo la versione ufficiale, quando è stato colpito dal Preiti.
f) Il bollettino medico diramato dai chirurghi che avrebbero operato d'urgenza il Giangrande menziona un proiettile che, entrando dal lato sx del collo, si è poi conficcato nella scapola, passando attraverso la colonna vertebrale. Ciò implicherebbe una traiettoria curvilineanonché dall'alto verso il basso (una finestra...) e non ad altezza uomo!
g) I medici descrivono difficoltà respiratorie, ma il militare a terra, a giudicare dalle foto e dalle seppur confuse riprese video, non appare boccheggiante e non gli è stata procurata, dai soccorritori, alcuna tracheotomia per aiutarlo a respirare. Se davvero il Giangrande avesse subìto i danni dichiarati dai chirurghi, sarebbe comunque morto per asfissia, in quelle condizioni, giacché, stando sempre alla versione ufficiale, la prima ambulanza è sopraggiunta ben dieci (10) minuti dopo il fatto.
h) A proposito delle ambulanze, non si comprende da dove provenissero le sirene presenti nell'audio del servizio RAI, se, come dichiarato, i primi soccorsi sono giunti diversi minuti dopo.

Tra l'altro tutti gli agenti intorno al Giangrande sembrano più voler oscurare la vista a cameramen e fotografi non autorizzati a riprendere la fiction, piuttosto che agire per soccorrere il loro collega. In effetti in nessun fotogramma si scorge un paramedico intorno al Carabiniere apparentemente ferito e disteso a terra. Uno degli agenti in borghese sembra operare con una flebo, ma questa, dalle foto successive, rilasciate a giornali ed emittenti televisive, non risulta inserita in un braccio ed anzi, durante le riprese del TGCOM, l'uomo in borghese alza per un attimo il flacone (ad uso delle telecamere), poi, pochi istanti dopo, coperto dai colleghi, lo riappoggia a terra. Ovviamente nessuna flebo può operare correttamente se non posta in alto e soprattutto se questa non ha l'ago presente in vena!

Inoltre... dove sono il militare ferito ad una gamba e la donna incinta? Nessuna sequenza video o fotografia ne mostra la presenza sulla scena del delitto... o meglio... sul set cinematografico.

Occupiamoci ora dell'attentatore. Costui arriva in Piazza Colonna in giacca e cravatta, con abito firmato e scarpe da 150 euro. Ha l'aspetto ben curato e non sembra di certo un muratore disoccupato da tempo. Sembra un sicario, piuttosto che un povero disperato. L'attentatore voleva colpire i politici, tuttavia nessun politico era presente al momento della sparatoria. Al Preiti sarebbe bastato attendere una manciata di minuti ed avrebbe potuto perpetrare una strage di parassiti, invece...

Passiamo in rassegna alcuni punti degni di nota.

1) L'attentatore "squilibrato" presenta capelli corti semi rasati: è il classico taglio delle forze dell'ordine o dei militari. Inoltre è perfettamente sbarbato.
2) Il completo che indossa il Preiti è identico a quelli usati dagli addetti alla sicurezza delle sedi istituzionali.
3) Dalle sequenze di RAINews 24, l’uomo si intravede già dai primi momenti dietro le transenne ed in pochi istanti appare placcato ed atterrato. Strano, visto che la versione ufficiale lo colloca a poca distanza dalla garitta, ma dall'altra parte della piazzetta a circa 6 metri dalla camionetta e dalle barriere. Un qualsiasi deficiente che volesse scappare dopo aver sparato, non si getterebbe tra le braccia dei Carabinieri, scavalcando le transenne di protezione ed infilandosi tra queste ed il blindato dei militari.

4) La pistola ed il caricatore dell'attentatore sono state posate a terra con precisione (si veda la foto del quotidiano “La Repubblica”), nonostante nessuno potesse toccare l'arma prima dell'arrivo della polizia scientifica e l'attentatore, lasciandole cadere a terra, non avrebbe mai potuto allineare pistola e caricatore cosi vicini tra loro. Inoltre la Beretta 7,65, una volta esplosi tutti i colpi si blocca e rimane come nella foto sopra.
5) Il Preiti, immortalato nelle fotografie, mentre esce dalla questura, pur essendo stato ferito al capo durante la colluttazione con gli agenti, non ha alcuna ferita né tumefazione né cerotto o benda sulla testa.


6) Il giallo della punta di trapano che il Preiti aveva in una borsa. Oltre ai proiettili (una cinquantina) che l’attentatore portava con sé, gli inquirenti hanno trovato - così viene riportato - nella sua borsa anche la punta di trapano: a che cosa serviva? Perché l’ha portata con sé? La prima ipotesi è che abbia adoperato l’utensile per cancellare il numero di matricola dalla pistola che ha usato per sparare ai due Carabinieri. Il fatto è che il Preiti ha riferito ai magistrati di aver acquistato l’arma già con la matricola abrasa, al mercato clandestino di Genova, quattro anni addietro.
7) Poco chiara è anche la ricostruzione degli spostamenti del Preiti. L’attentatore sarebbe partito da Gioia Tauro alle 9.35 di sabato. All’altezza di Praia a Mare la Polizia ferroviaria gli chiede una verifica dei documenti. È un controllo di routine, l’uomo non si scompone. Ha probabilmente l’arma nella borsa, però non ha precedenti penali ed è difficile che possa subire una perquisizione. Arriva alla stazione Termini alle 15.00. Poco dopo entra all’Hotel Concorde, appena dietro piazza dei Cinquecento. Prende l’ultima stanza disponibile. Esce dopo poco. Racconta il portiere dell’albergo: “È uscito verso le 17.00. Tra le 18.00 e le 19.00 è entrato nella stanza, senza uscirne più”.
8) Quando viene fermato dopo la sparatoria, il Preiti ha con sé una borsa. Dentro, oltre alla punta del trapano, viene trovata una cartina di Roma, segnata in più punti, non solo su Palazzo Chigi dove ha appena compiuto il suo folle gesto. Il dubbio è il seguente: è stato lui a segnare la cartina, indicando il percorso che l’avrebbe condotto fino a Palazzo Chigi, o qualcuno l’ha fatto per lui? Infatti non è ancora perspicuo come abbia agito il Preiti nel lasso di tempo che intercorre tra l’uscita dall’albergo e la sparatoria.
9) I vestiti. Il Preiti indossa un abito identico a quelli portati dagli addetti alla sicurezza di Palazzo Chigi e delle altri sedi istituzionali della politica. E’ un elemento che spinge a pensare che l’attentatore non abbia affatto agito d’impeto, perché disperato. La sua azione è stata meditata, lucida, organizzata. Senza contare che il Preiti, secondo la versione ufficiale, ha sparato con precisione millimetrica, cercando di colpire dove i Carabinieri non erano protetti dal giubbotto antiproiettile.
10) Sempre dalle sequenze RAI si scorge il Giangrande distendersi a terra, (più che stramazzare) a dieci metri dal blindato dei Carabinieri, dietro le transenne e distante almeno sette metri dal punto dove, secondo la versione ufficiale, sarebbe stato colpito dal Preiti.

Riassumendo, dal momento dell'unico sparo udito nelle riprese RAI, si vedono due o tre militari chinarsi con calma a terra, di fronte al furgone blindato e dietro le barriere, insieme con il presunto attentatore, già a terra. Contemporaneamente, dal lato opposto, il Carabiniere Giuseppe Giangrande si adagia sul selciato, sempre dietro le transenne di protezione. La posizione dei protagonisti di questa messa in scena è del tutto incongruente con le dichiarazioni di media ed istituzioni e già solo questo aspetto metterebbe in seria discussione l'autenticità di quanto verificatosi, ma l'enorme mole di dati sin qui raccolti, senza nemmeno approfondirli tutti, dimostra chiaramente che siamo al cospetto di un false flag in piena regola, attuato con la piena collaborazione e complicità di mezzi di comunicazione, sanitari, magistratura inquirente etc. Non è un caso se, come negli episodi del 9-11-2001, i testimoni oculari sentiti sono quasi sempre giornalisti.

E' alquanto curioso il fatto che la nota enciclopedia Wikipedia, dopo aver, in un primo momento, creato una pagina ad hoc per raccontare la versione del regime, ora abbia sottoposto a blocco quella stessa pagina, rimuovendo inoltre tutto il precedente contenuto e non rendendolo disponibile nemmeno attraverso la cache di Google. Chi ha la coscienza sporca e perché?

Infine qualche indizio “esoterico”. Il presunto attentatore è originario di Rosarno. La firma dei Rosacroce deviati?

L'ex moglie di Luigi Preiti si chiama Ivana Dan. Dan è un raro cognome di origine ebraica e si richiama ad una delle tribù perdute d'Israele, di solito evocata in riti ed in trame occulte. Il figlio di Preiti e della consorte... ha undici (11) anni. Il numero 11 è, per gli "illuminati", il numero dell'inganno, ricorrente in auto-attentati nel mondo.

La giornalista conduttrice al TG2: "Il governo si è appena insediato con pieni poteri di sparatoria". Un lapsus freudiano di grande importanza.

I tre filmati in esame sono visionabili qui, qui e qui. Se per qualche motivo non riusciste a visionare i filmati in esame, è possibile accedere a questa pagina, nella quale i video sono riuniti assieme.


Rosario Marcianò - TUTTI I DIRITTI RISERVATI

giovedì 2 maggio 2013

Bruno Vespa - Così dovresti essere trattato ogni giorno!


Una strana storia

di Tersite Rossi



Del drammatico attentato di domenica 28 aprile a Roma, di cui sono rimaste vittime due carabinieri, si è detto e si sta dicendo molto. E a due scrittori, da anni abituati a rimestare nel torbido della storia e della politica italiana, non possono non risaltare alcuni aspetti davvero sorprendenti. Procediamo con ordine, come nello studio di un detective, lasciando per ultimo l'elemento a nostro avviso più sinistro. Premettiamo che la nostra riflessione presuppone la sanità mentale dell'attentatore, così come sembra emergere dalle indagini dei magistrati.

La pistola. 

Una Beretta 7.65 con matricola abrasa. L'attentatore dice di averla comprata clandestinamente quattro anni fa a Genova. Perché un piastrellista calabrese da vent'anni in Piemonte, sposato con un figlio, deve comprare una pistola al mercato nero? Armi come quelle si comprano per delinquere e per nessun altro motivo. Un delitto da svolgersi quattro anni dopo, a causa di una crisi economica e personale che non si era ancora manifestata?

I proiettili. 

L'attentatore dichiara che era sua intenzione uccidersi, dopo aver compiuto il suo atto. Perché non l'ha fatto, pur avendo 3 colpi ancora inesplosi nel caricatore? [...]

La mira. 

Una persona che non ha mai sparato, anche se si trova vicina al suo obiettivo, difficilmente riuscirà a colpirlo con la precisione con cui sono stati colpiti i due carabinieri (precisamente in punti non coperti dal giubbetto antiproiettile). L'immagine che lo ritrae prendere la mira sembra lasciare pochi dubbi sull'abilità balistica dell'attentatore. Dove ha imparato a sparare?

Il chiodo. 

Tra i suoi effetti personali è stato trovato un chiodo con cui gli inquirenti suppongono sia stata abrasa la matricola della pistola. Perché l'attentatore avrebbe dovuto portarlo con sé? Per suggerire un indizio agli inquirenti affinché mettessero in dubbio il suo acquisto a Genova quattro anni fa?


Il vestito.

L'attentatore era vestito di tutto punto, come se volesse mimetizzarsi con gli agenti di scorta che girano attorno ai palazzi della politica romana. Casuale?

Prima di passare all'ultimo – per noi decisivo – elemento una breve riflessione. Gli indizi precedenti sembrano portarci in direzione di un attentatore freddo, che ha pianificato il suo delitto, e non di un povero disperato, mezzo depresso e arrabbiato con i politici. Bene. Ora caliamo l'ultima carta.

Il movente.

Inutile girarci intorno. Il punto per molti più ovvio, è invece il vero enigma di questo fatto. L'attentatore ha dichiarato di essere venuto a Roma per sparare ai politici, rei di non fare nulla per i disoccupati disperati come lui.

Ragioniamo e mettiamoci nei suoi panni. Sono disperato, depresso. Ho dovuto subire l'umiliazione di tornare a casa, in Calabria, dopo vent'anni senza lavoro. Mia moglie se ne è andata portando via mio figlio. Nutro una rabbia enorme. Voglio scaricare questa rabbia con un gesto dimostrativo contro i politici, quella casta corrotta e arrogante che non fa niente mentre io vedo la mia vita andare a rotoli. Decido di andare a sparare ad un politico durante l'insediamento del nuovo governo. Mi preparo, recupero l'arma, mi porto i proiettili, mi vesto per mimetizzarmi, segno su una cartina il percorso per arrivare dal mio albergo vicino alla stazione a Palazzo Chigi. Seppur infuriato con il mondo, la mia mente è fredda: voglio lasciare un segno, la politica deve pagare il suo prezzo. Arrivo a Roma, alloggio in albergo, mi sveglio, carico la pistola, mi dirigo determinato davanti a Palazzo Chigi e una volta là, dato che non ho la fortuna di incontrare nessun politico, prendo la mira e sparo alle gambe e alla gola di due carabinieri.

Stop. Rileggiamo l'ultimo periodo. Ma che c'azzecca? Perché una persona che a mente fredda ha pianificato un'azione simile sostituisce all'improvviso il vero obiettivo (a suo dire) dell'attentato con due poveri disgraziati che non c'entrano nulla? Perché un criminale non solo modifica all'ultimo il cuore del suo movente, ma non fa proprio nulla per realizzarlo? Di questo si tratta: l'attentatore dice di avere un movente che però non ha mai – mai! - cercato di realizzare seriamente. Perché? È completamente irrazionale, senza senso. Chiunque agisca lo fa in vista di un fine e cercherà di realizzarlo. L'attentatore di Palazzo Chigi no. Si tratta del caso più unico che raro di un criminale che spara a sangue freddo per “non” realizzare il suo movente. Perché? O è un folle. O quello non era il suo vero movente.

Qua due scrittori devono fermarsi, lasciare spazio ai veri investigatori e dedicarsi, se proprio, solo alla creatività e alla fantasia. Ebbene, vogliamo concludere raccontandovi una storia. Una strana storia.

Immaginate di essere in un Paese sull'orlo della rivolta sociale, stretto da una crisi economica che non sembra avere fine e con una vecchia classe dirigente incapace o non interessata a individuarne le cause e a trovarne i rimedi. Immaginate che quel Paese vada alle elezioni e ne esca spaccato in tre. Immaginate che, ciò nonostante, tra la gente emerga l'esigenza di un cambiamento, anche simbolico, per poter sperare. Immaginate che due terzi del Parlamento si accordino tra loro, pur essendo su posizioni (teoricamente) opposte e facendo riferimento ad un elettorato (realmente) incompatibile l'uno con l'altro. Immaginate che ciò scateni una tensione maggiore nel Paese, con scene di vera e propria delegittimazione dei propri referenti politici. Immaginate che, tuttavia, i due terzi incompatibili vadano avanti e formino un governo. Immaginate che quel governo agli occhi dei palazzi del potere economico (nazionale e internazionale) e del potere malavitoso (nazionale) rappresenti una docile garanzia da puntellare ad ogni costo. Sì, ad ogni costo. Immaginate che si avvii una misterioso catena telefonica che dice e non dice, ma lascia intendere molto bene. Immaginate che quella catena si concluda in una terra ad alto tasso malavitoso e che l'ultimo a rispondere alla chiamata sia un povero esemplare di “emigrante al contrario”, pieno di debiti, che deve favori a persone molto potenti e soprattutto spietate. Immaginate che siano proprio quelle persone a dirgli cosa deve fare: un viaggio, una passeggiata, un tiro al bersaglio contro un paio di innocenti vestiti in divisa (“Innocenti, eh, mi raccomando!”). Immaginate che lo scopo sia di fare in modo che di fronte a quel sanguinoso tiro al bersaglio il Paese in subbuglio si fermi, smetta di ascoltare gli inviti alla ribellione, lasci cadere il pugno arrabbiato e si commuova per la tragedie di tre famiglie: quelle della vittime e pure quella del disgraziato depresso attentatore. Immaginate che l'ultimo a ricevere questa telefonata sappia di non avere scelta, perché quelli a cui deve così tanti soldi, se non obbedisse, sarebbero capaci di fargli di tutto. Pure ai famigliari. Immaginate che lui sappia, però, che obbedendo conquisterebbe la pietà di quei potenti, la cancellazione dei debiti e pure un trattamento di favore dai compagni di cella.

Immaginate, eh, immaginate. In fondo, è solo un strana storia.

Tersite Rossi

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