giovedì 22 novembre 2007

Servilismo mediatico.....



Questa immagine è apparsa su una pagina web del giorno 13 novembre del quotidiano mediatico IlGiornale.it, in merito alla vicenda degli scontri tra i teppisti di Atalanta-Milan e le forza dell'ordine.
Tutto normale fin qui.
Se non fosse per questo piccolo particolare:



Questa seconda immagine è invece apparsa sulle pagine informatiche del QuotidianoNazionale(Carlino,Giorno,Nazione) e sembra proprio fornire una diversa lettura dell'immagine precedente.

A meno di non essere orbi, è impossibile non notare che nella prima immagine la scritta Milan(o Milano) presente sulla giacca del terrorista è stata ritoccata con un noto programma di image-editing. E pensare che "Il Giornale" dovrebbe essere il sesto tra i sei più importanti quotidiani italici.
L'unica cosa che ci rimane da fare è chiedersi: perchè la prima immagine è stata ritoccata?

Forse perchè il quotidiano in questione è di proprietà della famiglia Berlusconi(Silvio e Paolo)?
Forse perchè c'è un evidente servilismo da parte dei giornalisti di tale testata verso "Il Cavaliere", ma anche verso il sindaco di Milano Letizia Moratti?
Forse per entrambi i motivi, e quindi era considerata scomoda una qualsiasi associazione tra la città di Milano, la squadra del "Cavaliere" e gli atti di terrorismo dei giorni passati?
In ogni caso un'altra domanda da porsi(come ricorda NatureBoy su un noto blog) dovrebbe essere: l'ordine dei giornalisti, o la legge, non prevede nessuna sanzione per chi inganna i cittadini con questi trucchi?

Oramai è una deriva mediatica....

Big S

mercoledì 21 novembre 2007

Zingara....




29 Luglio 2007, Palermo, località: Isola delle Femmine

Da Repubblica.it del 30 luglio 2007:

Emanuele stava giocando sulla spiaggia di Isola delle Femmine (comune a tre chilometri da Palermo), era il tardo pomeriggio di sabato. Una donna nomade si è avvicinata a lui, gli ha sorriso, lo ha abbracciato, poi lo ha nascosto sotto la gonna lunga quasi fino ai piedi. Emanuele non ha fiatato, è rimasto in silenzio e la donna ha cercato di raggiungere rapidamente l'uscita dello stabilimento balneare provando a portarlo via con sé.Ma una bagnante che ha assistito alla scena si è messa a urlare e, stando alla ricostruzione di alcuni testimoni, ha aiutato il bambino a liberarsi. La nomade è sfuggita, mentre altri bagnanti hanno cominciato a rincorrerla ma senza riuscire a fermarla. L'hanno presa, pochi minuti dopo, i carabinieri della stazione del paese: stava provando a nascondersi nei pressi di un passaggio a livello alle porte di Capaci. Fosse stata bloccata sulla spiaggia avrebbe rischiato il linciaggio.Condotta in caserma, la donna, una rumena di 45 anni che farebbe base in un campo nomadi del Trapanese, è rimasta con la bocca chiusa. Da ieri è in una cella del carcere palermitano di Pagliarelli. Su di lei pesa l'accusa pesantissima di tentato sequestro e sottrazione di minore.I bagnanti e gli addetti al salvataggio del lido del ferroviere, lo stabilimento dov'è avvenuto il tentato rapimento, raccontando di almeno due uomini e un'altra donna che erano con lei: una seconda nomade che girava fra le sedie a sdraio, un ragazzo con l'organetto, probabilmente incaricato di distrarre i bagnanti, e un basista(ossia un palo! NDR Big S) che aspettava in strada a bordo di un'auto blu di grossa cilindrata.Ieri al lido del ferroviere non c'era bambino che non fosse tallonato da almeno un adulto. "Abbiamo avuto paura e ne abbiamo ancora", è la sensazione comune espressa dai bagnanti. Anche perché l'incubo del rapimento dei bambini, soprattutto in vacanza, soprattutto d'estate è presente da quando, il primo settembre di tre anni fa, a Mazara del Vallo è sparita nel nulla la piccola Denise Pipitone. Al momento del probabile rapimento, pure lei aveva tre anni. La stessa età che aveva Angela Celentano quando, il 10 agosto del 1996, scomparve sul monte Faito, in Campania, dov'era andata in gita con i genitori.

Una storia struggente quanto agghiacciante, che mette l'accento su un problema più che attualissimo, ma soprattutto giustifica in un certo qual modo le tante paure che si hanno nel bel paese nei riguardi della criminalità Rom (o Romena, questo non è dato saperlo) che sembra entrata oramai in un crescente climax che non accenna a discendere.
Si, PECCATO SIA FALSA!
Cioè, per essere precisi, le accuse sollevate e quindi il fatto in se, non sussiste, ma l'iter giudiziario attraversato dalla signora Rom, è più che reale(compresa la notte in carcere e le prime pagine dei giornali.
Per darvi un'idea di ciò che sto dicendo, quoto qui di seguito l'articolo apparso il giorno dopo sulla medesima testata web.

Da Repubblica.it del 31 Luglio 2007:
Il gip di Palermo Maria Elena Gamberini non ha convalidato il fermo di Maria Feraru, la nomade di 45 anni accusata di avere tentato di rapire, sabato scorso, un bambino di tre anni in un spiaggia della costa palermitana. Il provvedimento era stato disposto dai carabinieri della Compagnia di Carini. Il magistrato ha disposto la scarcerazione immediata della donna.Era stato lo stesso pm, Ennio Petrigni a chiedere la remissione in libertà della donna, dopo che questa mattina la testimone chiave dell'episodio aveva ritrattato le accuse.La donna, che in un primo momento, aveva affermato di avere visto la romena tentare di rapire il bambino di 3 anni nascondendolo sotto l'ampia gonna, nell'interrogatorio di oggi ha cambiato versione. Ha dichiarato di non essere più sicura del tentativo di sequestro ma che, probabilmente, la romena si stava solo abbassando per raccogliere qualcosa da terra e in quel frangente il bambino si sarebbe trovato impigliato nella sua gonna(più tardi si chiarirà che il bambino stava cercando di correre verso l'uscita dello stabilimento e la signora Feraru lo voleva fermare. NDR Big S).

Che dire?
Innanzitutto vorrei aggiungere alcune parole del Gip: "La donna è stata vittima di psicosi collettiva e del pregiudizio contro gli zingari" cosa poi confermata dalla teste stessa che ammette di essere "Terrorizzata dagli zingari". Povera testimone fantasma,ora finalmente anche la signora Feraru sarà terrorizzata dagli italiani.
Ma il Gip Maria Elena Gamberini non si ferma qui e continua dicendo: "Il gesto compiuto dalla nomade se posto in essere da una qualunque altra bagnante sarebbe stato interpretato quale manifestazione delle più varie intenzioni: dalle coccola verso il bambino al tentativo di fermarlo mentre correva verso la strada. La teste ha invece valutato la condotta della donna come un atto diretto di rapimento solo perché commesso da una zingara"
E c'è poco da aggiungere a quest'ultima frase, anche perchè a chi (ben)pensa che tutto ciò che è successo alla signora Maria potesse succedere ad un qualsiasi cittadino Italiano, vorrei chiedere:la Presunzione di innocenza in Italia funziona solo per Berlusconi?
Inoltre,sui giornali la storia è andata oltre: si è parlato di complici, di pali che stavano fuori ad aspettare, di Rom che distraevano la clientela...tutto falso.
Ma la storia più eclatante è stata quella del salvataggio del bambino ad opera di una bagnante,confermata non solo dalla bagnante stessa,ma anche dai molteplici testimoni!Tutto ciò liquidato con l'alibi di una psicosi collettiva figlia di un pregiudizio radicato.
Ma io mi chiedo: è mai possibile che non ci sia stato nessuno che in quegli attimi abbia visto i fatti in maniera oggettiva?E soprattutto nessuno che anche dopo l'accaduto si sia fatto un esame di coscienza e abbia pensato di dire le cose come realmente erano accadute?
Io per questo tipo di situazioni sono solito usare una sola parola, che non è "psicosi collettiva" o "pregiudizio" è qualcosa di più concreto e profondo: razzismo!
Ai benpensanti fischieranno le orecchie, e squoteranno la testa in segno di sdegno.
Ma cerchiamo di vedere le cose per quello che sono: mentre da una parte c'era una signora "dichiaratamente razzista" che gridava "Al lupo, al Lupo!!" e una madre vittima del suo stesso istinto di protezione; dall'altra abbiamo dei bagnanti che prendono per verità assodata un'allarme passato di bocca in bocca e non verificato ma dato per vero solamente perchè a compiere il fatto era la Rom di turno.

Che i Rom rapiscano i bambini,si sà, è una vecchia favoletta che si raccontava ai marmocchi per non farli allontanare di casa. E ogni persona sana di mente sa che la storia della Rom che rapisce il bambino all'interno del supermercato, è una leggenda metropolitana nata negli anni '90, che non trova riscontro in NESSUN fatto di cronaca dalla sua nascita ad oggi.

Ma chi lo spiega ai bagnanti di Isola delle Femmine?Ma soprattutto a quei milioni Italiani che credono veramente a queste storie?
Non è la prima volta che un immigrato Rom viene accusato di rapimento e poi rilasciato, e tali dicerie influenzano non solo i comportamenti dei cittadini, ma anche quelli delle autorità.
Ma come in questo caso, gli articoli di denuncia sono molteplici, mentre quelli di rettifica si contano sulla punta delle dita.

Si è parlato di psicosi collettiva, ma se a ritrattare non sono prima di tutto i mezzi di informazione, come possiamo pensare che lo facciano gli psicotici?

PACE!

Big S

lunedì 5 novembre 2007

Il primo pianto


Il giorno 1 novembre 2007 si è spento a Columbus, nell'Ohio, Paul Tibbets Junior, 92 anni.
Ai molti questo nome non dirà nulla, ma il ricordo delle sue "nobili gesta" è rimasto impresso sulle pagine del grande libro della storia il lettere dai colori sanguinei.
Il nostro personaggio era infatti il fantomatico pilota del caccia bombardiere B-29 che, alle 8.15 del 6 agosto 1945, sganciò la prima bomba atomica della storia sulla città di Hiroshima. Lui stesso, che rinominò il piccolo caccia-bombardiere "Enola Gay" in onore di sua madre(forse perchè lo accompagnasse e lo proteggesse nell'esecuzione del suo nobile gesto), sganciò sulla città giapponese l'ordigno denominato "Little Boy", una bomba atomica di 4,2 tonnellate che uccise un numero di vittime che si stima tra i 100.000 e i 200.000.
Questo esilarante umorismo venne protratto dalla task force aerea statunitense anche nei giorni a seguire, denominando il secondo ordigno, ossia quello che venne sganciato sulla città di Nagasaki e che causò altrettante vittime, con il nome di "Fat Man".

Gli obbiettivi inizialmente sarebbero dovuti essere le due città Hiroshima e Kyoto, in modo da avere a disposizione un obbiettivo più facile di un’istallazione militare e per ottenere un impatto psicologico devastante. Hiroshima fu preferita per la presenza di un deposito di armi che avrebbe amplificato il risultato dell’esplosione e per la cerchia di colline che la circondavano e avrebbero dovuto contenere la dispersione del fallout nucleare. Kyoto fu sostituita con Nagasaki. Ma questa è storia...

Io sono convinto che ciò che rende degna una persona di portare l'appellativo di "essere umano" non sia il fatto di non sbagliare, ma il fatto di accettare,capire e riconoscere i propri errori, per prendere le distanze da questi e cercare di costruire qualcosa di nuovo.
Proprio in barba a tutto ciò che ho appena detto riporto un intervento di Paul Tibbets: "Non sono orgoglioso di aver ucciso quelle persone, ma sono orgoglioso di essere partito dal niente, aver pianificato l'intera operazione ed essere riuscito a eseguire il lavoro perfettamente. So cosa ho fatto e lo rifarei, in una situazione simile. Se non avessimo compiuto quella missione, l'umanità avrebbe perso molto. La notte dormo bene."
E se lo dice lui...

Fa sempre piacere leggere interventi così profondi e capire che dopo aver ucciso più di 100.000 vittime civili, l'unica preoccupazione di un uomo sia quella di fare sogni tranquilli o meno.

L'operazione alla quale si riferisce il nostro amico Paul Tibbets Junior si chiamava "SilverPlate". Gli fu ordinato di mettersi al comando di un'unità del 509esimo gruppo che avrebbe avuto il compito di eseguire l'attacco atomico. Al colonnello fu detto che il requisito principale sarebbe stata la segretezza e che avrebbe dovuto decidere da solo tutti i passi da fare. "Da ora in poi - disse a Tibbets un suo superiore - lei è solo. Nessuno sa che cosa ordinarle, deve decidere da solo cosa le serve. Lei chieda e le sarà dato. Usi la parola in codice "Silverplate", e ogni sua richiesta sarà esaudita"

Il "piatto d'argento" era una manovra che faceva parte del progetto "Manhattan Project" e vide la luce sotto il governo del presidente Truman(molto meno divertente del film omonimo con Jim Carry). "MP" fu il nome in codice dato all'imponente impiego di risorse umane, intellettuali e materiali che gli Stati Uniti predisposero per arginare l'offensiva tedesca e giapponese e per conseguire prima degli avversari la conquista del "potere nucleare". Nel corso dei sei anni tra il 1939 e il 1945, più di due miliardi di dollari furono investiti nel Manhattan Project, tre complessi di ricerca furono costruiti ex-novo, vere e proprie città-laboratorio, a Los Alamos, a Hanford, a Oak Ridge e circa 100000 persone furono impegnate nei lavori cantieristici oltre che nella ricerca di base.

Inoltre vorrei ricordare a chi difende i 12 uomini dell'equipaggio dell'Enola Gay dichiarandoli "poveri ignari", che la mattina del 16 luglio 1945, alle 5:29.45 ad Alamogordo, nel New Mexico, l'esplosione di una bomba atomica diede inizio all' "Era Atomica". Addirittura alcuni partecipanti al progetto firmarono una petizione contro l'utilizzo del "mostro" che essi stessi avevano creato, ma non riuscirono a fermare "la storia"(e tantomeno il signor Tibbets).
Un altro piccolo particolare sul quale vorrei si facesse luce è che le due bombe sganciate sulle due città nipponiche erano di diversa composizione: la prima volta fu usata una bomba all'uranio (Little Boy), la seconda una bomba al plutonio (Fat Man), come se più che spaventare, o intimidire il nemico, si volessero testare i due nuovi "giocattolini"(chi sostiene il contrario mi spieghi prima il perchè di quei due nomi ridicoli e macabri).

Ma tornando al nostro eroe. E' da ricordare che, dopo aver rimesso in scena nel '76 il lancio della bomba su Hiroshima, nel '95 fu sommerso dalle polemiche "solamente" perchè aveva intenzione di esporre nel museo Smithsonian “Enola Gay” in occasione del 50° anniversario del bombardamento, difendendosi dalle proteste dell'opinione pubblica etichettandole come "enormi insulti". Un fare diplomatico con i fiocchi, che si addice solo ai presidenti in carica degli Stati Uniti, dato che nessuno dei tanti capi di Washington ha MAI visitato le città di Hiroshima e Nagasaki.

Il nostro generale incompreso lasciò l'Air Force nel 1966 e aprì una azienda di taxi-jet lussuosi prima a Ginevra e poi nell'Ohio, dove è morto qualche giorno fa per le conseguenze di un ictus che lo colpì tempo addietro.

Qualcosa mi dice però che non doveva dormire sonni tranqulli da un bel po' di tempo, in quanto chiese espressamente di non essere celebrato con una cerimonia funebre e di non essere ricordato con una lapide sopra la sua tomba, per non renderla luogo di protesta dei pacifisti.

Poveri guerrafondai, la finiranno mai questi scalmanati pacifisti di dar loro il tormento?

BIG S

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