lunedì 9 dicembre 2013

LO SCIENTIFICO PROCESSO DEL "SALTO" QUANTICO" DELL'ASCENSIONE ALCHEMICA DEL NOSTRO CORPO

IL RITORNO DELLA COSCIENZA CRISTICA
 
Il ritorno di cristo significa che vi sarà il ritorno della coscienza illuminata all’interno di noi stessi,  grazie al fatto che il sistema solare sta attraversando una zona dell'universo a maggiore frequenza energetica che riguarda il compimento di un grande ciclo chiamato, ciclo precessionale di 25920 anni, cosa che incrementa la legge di attrazione da essere umano in essere umano e la legge di attrazione legata all'accelerazione degli eventi nel mondo, che successivamente conduce l'attivazione della "Kundalini", ovvero l'atto trasformativo relativamente alla trasformazione alchemica del nostro corpo fisico in corpo di luce, per passare da una matrice dal carbonio ad una cristallina basata sul silicio..all'interno del cervello vi è il mesoencefalo o cervello medio che struttura il tronco cerebrale chiamato anche il tronco encefalico ove il terzo ventricolo che è responsabile della produzione del liquido aracnoideo che è quello che si estrae dal midollo osseo e che scende lungo tutta la colonna vertebrale risalendo nel terzo ventricolo dove va in circolo nel sistema circolatorio e fuoriuscendo dal 4 dopo esser andato in circolo in tutto il nostro nel sangue e ritornando cosi a percorrere tutta la colonna vertebrale. Quando tutte le ghiandole endocrine cioè i 7chakras (ipofisi-pineale o epifisi.tiroide-timo-surrenali-utero -intestino e testicoli) si attiveranno all'unisono nell'atto di una perfetta sincronizzazione di enorme energia la quale fondendo tra essa ed essa espandendo i campi magnetici di queste ghiandole endocrine appena citate, ne comporterà una pressione di energia che si irradierà lungo la colonna, la quale è composta da 33 vertebre (numero maestro). Questa pressione di elevatissima energia arriva così al cervelletto nonchè sede stessa del subconscio (mente multidimensionale) e sede da cui il se superiore rilascia informazioni alle altre parti del cervello attivando definitivamente lo stesso subconscio aprendo così i "filtri ventricolari" , che sono preposti all'assimilazione e trasferimento delle informazioni che dal cervelletto o subconscio passano al cervello medio (mesencefalo) per poi giungere alla corteccia cerebrale della mente conscia nel prosoencefalo, ovvero quella parte del cervello che assolve le funzioni di cui siamo coscienti durante gli stati beta,gamma,omega e super gamma propri dello stato di veglia dell'elettromagnetismo della mente. Da qui si ha una connessione definitiva e totale del subconscio (cervelletto-cervello dell'anima) con le altre aree del cervello e poi contemporaneamente si ha un'aumento dell'energia stessa del "liquor" o "liquido aracnoideo" del midollo spinale che aumentando la propria vibrazione elettromagnetica innesca dei cambiamenti molecolari della sua stessa strutturazione atomica avendo un risvolto geometrico (geometria sacra), cosa che rende maggiormente più complessa la geometria all'interno dei nostri atomi e quindi nelle nostre cellule, relativamente all'aumento di energia derivante dall'ondata energetica avuta dall'allineamento dei chakras che attiva così la "kundalini" , cioè il serpente piumato di energia, il quale (liquido del midollo osseo), inizia a scorrere su e giù lungo la colonna vertebrale in quanto liquido fisico, entrando dal 3 ventricolo, dove entra in circolo nel dna della nostra intera struttura fisica, modificandone definitivamente la struttura basata sul carbonio rendendola cristallina cioè al silicio, motivo per cui si avranno iniziali effetti quali: assenza di fame e di sonno anche nelle ore notturne, levitazione, telecinesi ,telepatia, chiaroveggenza, uditoveggenza, chiarosenzienza, o.b.e., apertura definitiva e graduale del terzo occhio o della ghiandola pineale, che porterà una ristrutturazione dell'intero cervello ed una progressiva rinascita spirituale dei poteri pari a quelli del cristo. Questo vuol dire, "ritorno della coscienza cristica"... non ci sono questi scenari "dogmatici". La colonna vertebrale è composta da 33 vertebre che attivano la coscienza cristica ovvero il terzo occhio (6chakra-ghiandola pineale-epifisi,parte femminile), la quale attiva la coscienza più evoluta del nostro essere che nell'attivazione contemporanea della ghiandola detta ipofisi-pituitaria (parte maschile), permetterà l'equilibratura totale tra energia maschile e femminile del nostro intero "SE" fisico, ovvero tra elettroni e protoni del nostro corpo in modo da fondere su se stessi e consentirci di ascendere (antimateria). Tutte le aree del cervello saranno interconnesse grazie all'allineamento dei chakras e l'immediata attivazione della kundalini provocherà tutti i cambiamenti strutturali e cellulari che riguardano la trasformazione alchemica che ho spiegato. Ecco il 33 che significato ha... come nel dollaro ci sono 33 mattoni ed in cima si ha l'occhio che tutto vede..cioè la pineale, quella che a forma di pigna dentro i giardini vaticani e nelle tavolette di argilla del dio Marduch di babilonia, tavolette sumere o nei papiri egizi, ecc. , dove è ben rappresentata. Una volta raggiunta questa condizione si attiva il corpo di luce che ha luogo grazie alla fusione di protoni ed elettroni, dove in questo caso quest'ultimi collassano nei protoni dando luogo alla trasformazione del corpo fisico, che inizia a diventare trasparente finendo per divenire un globulo di luce che sparisce da questa "densità" per accedere ad una densità superiore della luce, poichè diventando "luce", la totale struttura atomica di cui siamo composti imploderà su se stessa in quanto i protoni ed elettroni raggiungeranno un equilbrio grazie soprattutto all'equilibrio avvenuto tra ghiandola pineale e pituitaria-ipofisi, che consentirà "l'implosione finale, da permettere infine di trascendere l'elettromagnetismo cioè la separazione tra elettrico (maschile) e magnetico (femminile) andando così ad unire le due energie fondamentali e basi dell'esistenza della 3 densità in modo da collocarci in 4-5 densità ove non esiste più l'elettromagnetismo quale scissione dell'energia del "punto zero", bensì energia del "campo del punto zero", avuta dalla fusione perfetta dell'elettromagnetismo (elettrico e magnetico) che darà luogo solo alla "LUCE" spirituale più elevata si sia mai vista sulla terra, quale unione tra l'elettrico ed il magnetico cui un cm3 di essa sarebbe in grado di far sciogliere tutti gli oceani della terra in un nanosecondo . Tutto questo non sarà scontato per tutti ma dipenderà da quanto saremo in grado di unire il lobo destro (femminilità) al lobo sinistro (maschilità), ovvero rosso e blu, elettrico e magnetico nonchè razionalità ed emotività, maschile col femminile, ecc.. Succederà che ad un certo punto tutti gli umani della terra vivranno un evento che probabimente è quello che dice Luigi ma non sarà per tutti uguali. Perderemo momentanea consapevolezza del nostro corpo e sperimenteremo l'uno, cioè nel prendere coscienza di cosa significa essere una stella, un atomo oppure una nebulosa di elettroni piuttosto che un quasar e successivamente vedremo due linee temporali della terra futura ascesa nell'adesso, cioè la 4d negativa oppure la 4d positiva delle terre ascese dove andranno i figli di Belial (cioè della separazione) da una parte e nella seconda i "figli dell'uno" .Molti altri resteranno a vivere gli scenari che avranno luogo sulla terra della terza densità cioè quella in cui ci troviamo attualmente come lo spostamento e l'inversione del campo magnetico terrestre che avrà luogo successivamente all'ascensione. Ci saranno tuttavia quelli che arriveranno in ritardo ad ascendere tra quest'ultimi e lo faranno in un periodo successivo. Questo è il ritorno di questa discussa oggi, coscienza CRISTICA
In questa terza densità la materia è il prodotto nato dalla rallentata frequenza della vibrazione della luce, che rallenta al punto da formare dapprima un ologramma quantico fino a materializzarne quella che poi è per noi la solidità tangibile dai nostri 5 sensi e per fare un assioma mi viene da mettere in esempio la relazione tra vapore e ghiaccio che avviene per processo di "subliminazione" , quale processo spiega in atti pratici quanto ho appena spiegato, ovvero il fatto che la materia è luce (hz) come: da E=Mc2 il quadrato delle masse per la velocità della luce, che in parole semplici esplica il fatto che la materia e l'energia siano la stessa cosa come spirito e corpo fisico, atomo e fotone, da Einstein assunto nell'espressione della formula matematica suddetta, essendo l'atomo una struttura densa resa tale dall'abbassamento dello stato della vibrazione dell'elettromagnetismo (luce) che esso è quando non si trova allo stato denso della materia ed è luce fotonica.



ROBERTO PLEIADIANO STARSEED






venerdì 25 ottobre 2013

PERCHE' GLI ITALIANI SONO IGNORANTI?

“Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”.

L’occasione per deprimerci un po’ di più ce la offre l’Ocse che, nel pubblicare le sue statistiche,sbatte in faccia all’Italia il triste primato di essere all’ultimo posto, su 24 paesi, in competenze base, come la comprensione di un testo letto, e al penultimo per la soluzione di problemi logico-matematici. L’Ocse chiama queste competenze “literacy” e “numeracy”, e corrispondono più o meno al nostro “alfabetizzazione”. Qui il link per leggere il report relativo all’Italia. Qui il link per il report completo e per il sito ufficiale.
Le statistiche mostrano un quadro, trascurando i dettagli. Perciò è del tutto inutile addurre esempi di eccellenza, in ogni settore, a parziale giustificazione di quel brutto quadro. “Sì, è vero che non capiamo un testo letto, però Tizio ha vinto il Nobel, Caio è docente universitario ad Harvard, Sempronio ha scoperto la cura contro tal malattia”: sono dettagli. La statistica denuncia un trend diffuso e trasversale per età, status sociale, condizioni di lavoro e di cultura. La statistica dice: su 100 persone che incontri, ricordati che più del 60% non ti capirà semplicemente perché non conosce il significato di molte delle parole che usi, non riuscirà a esprimere un pensiero astratto (ad esempio ipotetico nel passato) non riuscirà a proporre una soluzione logica a un semplice problema, che sia matematico o di vita quotidiana. E tra quel 60% potresti esserci tu: che inveisci senza aver capito il senso della conversazione, che non sai cogliere l’ironia, che ti intestardisci su una posizione senza riuscire a trovare soluzioni alternative, semplicemente perché conosci solo una soluzione.
Altrettanto inutile stracciarsi le vesti, inutile maliziare o polemizzare sui parametri scelti (ho dato uno sguardo al manuale tecnico: è impressionante il lavoro svolto per rendere questa indagine veramente indicativa delle medie nazionali), inutile cercare il capro espiatorio di turno (la scuola, gli insegnanti, i tagli, lo Stato, la P2, la macarena),  inutilissimo fingere che i dati Ocse, semplicemente, non esistano e che finché la barca va lasciala andare.
dati di realtà raccontano, descrivono una realtà, appunto. Se non siamo d’accordo neanche su questo principio evidente di per sé, potete risparmiarvi la fatica di leggere il seguito.
Allora, i dati dicono che gli italiani sono al di sotto di quel punteggio medio considerato necessario per sopravvivere nell’attuale società complessa. Sono incompetenti a livello linguistico (literacy) e a livello matematico (numeracy). Molti (Tiriticco, Ippolito e altri) parlano di analfabetismo di ritorno come di cifra caratteristica della popolazione italiana media, focalizzando quell’attitudine tipica di chi, acquisito un titolo di studio, o anche senza alcun titolo ma comunque lavorando, ritiene di non aver più nulla da imparare. Smette di leggere (ammesso che l’abbia fatto in passato) smette di incuriosirsi, smette di aggiornarsi (cioè di studiare). Nega con l’esperienza di vita il principio che “non si finisce mai di imparare”. Coltiva con una perizia disarmante il suo crescente distacco da tutto ciò che sa anche solo vagamente di cultura. Non ha tempo, non ha voglia, non ha interesse, è troppo difficile: qualunque scusa è buona. Nel frattempo si arroga il diritto di esprimere la propria opinione su tutto, anche se quell’opinione è costruita sul nulla; e mal che vada, una firma sa sempre metterla e una croce nella cabina elettorale è ancora in grado di farla.
E’ quella persona che all’uscita dal cinema dice “Non ho capito niente”perché non sa distinguere la fabula dall’intreccio, un flashback dalla narrazione. E’ quella persona che di fronte a un titolo di giornale scuote la testa: non perché non sia d’accordo, ma solo perché non conosce il significato dell’acronimo utilizzato. E a leggere l’articolo non ci pensa proprio. E’ quella persona, anche professionista, anche laureato, anche politico, che quando parla dice:  “E’ stata sperperata una truffa” (invece di perpetrata) e quando va dal medico non riesce a descrivere se il dolore che sente al fianco è pulsante, fisso, diffuso, concentrato in un punto, lieve ma persistente, a fitte, crescente. E’ quella persona che non riesce a orientarsi nella decodifica del tabellone degli arrivi e delle partenze in stazione. E’ quella persona che di fronte a un grafico assume la stessa espressione di chi osserva un quadro astratto.
La cosa grave è che questa tendenza è significativamente visibile anche nella fascia d’età da 16 a 30 anni, coinvolge cioè coloro che frequentano  scuole superiori, università, corsi post-universitari.
Come si è arrivati a ciò? Questa è la madre di tutte le domande: “Hic sunt leones!”. E aprirebbe un fronte molto complesso di cause e concause, molte delle quali, per alcuni versi, irrecuperabili e la cui analisi lascio volentieri agli “esperti”. Allora, la domanda potrebbe essere: qual è la causa di background più importante e contemporaneamente più facile da correggere?
Finché non scopriranno la mutazione genetica della scienza infusa, l’unico modo che avevamo e abbiamo per ridurre la nostra ignoranza è leggere. Riprendo un passaggio della definizione di “literacy” di cui ho dato il link all’inizio.
(Key to all literacy is reading development, a progression of skills that begins with the ability to understand spoken words and decode written words, and culminates in the deep understanding of text. Reading development involves a range of complex language underpinnings including awareness of speech sounds (phonology), spelling patterns (orthography), word meaning (semantics), grammar (syntax) and patterns of word formation (morphology), all of which provide a necessary platform for reading fluency and comprehension. Once these skills are acquired the reader can attain full language literacy, which includes the abilities to approach printed material with critical analysis, inference and synthesis; to write with accuracy and coherence; and to use information and insights from text as the basis for informed decisions and creative thought).
La chiave di tutta l’alfabetizzazione è lo sviluppo della lettura, un insieme progressivo di abilità che inizia con la capacità di capire parole parlate e decodificare parole scritte, e culmina con la comprensione profonda del testo. Lo sviluppo della lettura  comprende una serie di complesse sotto-abilità di base, tra cui i suoni del linguaggio (consapevolezza fonologica), i modelli di compitazione (ortografia), il significato delle parole (semantica), la grammatica (sintassi) e i modelli di formazione delle parole (morfologia), ognuno dei quali garantisce la piattaforma necessaria per giungere a una lettura e comprensione fluenti. Solo quando queste abilità sono raggiunte, il lettore può conseguire la piena alfabetizzazione linguistica, che include la capacità di avvicinarsi al testo scritto con analisi critica, inferenze e sintesi; la capacità di scrivere con accuratezza e coerenza; e la capacità di usare le informazioni esplicite ed implicite di un testo come base per decisioni consapevoli e per il pensiero creativo.
Leggere quindi non è una questione di emissione di suoni più o meno significativi. Leggere è comprendere: come le parole, unità di senso, si collegano ad altre parole e formano una frase, unità complessa di senso, che si collega ad altre frasi per formare un periodo, unità di pensiero complesso, ricco di connessioni, di rimandi, di intrecci. Non è facile. Bisogna essere addestrati. Brutta parola, voi direte. Beh, peccato: essere addestrati non è un processo brutale, ma un creare automatismi procedurali consapevoli.
Chi guida, è addestrato a farlo.
Chi manovra macchinari, è addestrato a farlo.
Cosa vuol dire essere addestrati alla lettura?
Significa sostanzialmente essere abituati a farlo;  e anche essere spronati a farlo, essere incuriositi a farlo. Si tratta di saper riconoscere consapevolmente segnali e significati dei segnali (una virgola è un segnale, un pronome è un segnale), e saper interrogare ciò che si legge, esattamente come si interroga un segnale stradale o una spia che si accende sul cruscotto.
Ma leggere non è solo comprendere: non mi serve a niente se la comprensione del messaggio e delle idee contenute in quel testo non entrano in relazione con il mio mondo fatto di pensieri, emozioni, concezioni, teorie, credenze.
Mettere in relazione il proprio mondo con il mondo di un altro attraverso la sua scrittura significa darsi la possibilità di cambiare.
Se vedo un cartello che indica la presenza di tornanti, sono addestrato a rallentare, quindi a modificare la mia velocità.
Se leggo: “Felicità raggiunta si cammina per te sul fil di lama” devo poter essere consapevolmente addestrato a rivedere nella mia vita il concetto di felicità, della sua precarietà, del fatto che si raggiunge ma si può perdere facilmente, delle esperienze vissute che posso definire “felici” o “infelici”, che con le lame ci si taglia, che dentro la felicità c’è il presagio dell’infelicità e del dolore, che forse però è il caso di non farsi prendere dalla disperazione mentre si è felici, ma di godere di quei momenti perché nel frattempo ho letto anche “chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza”.
Non posso però attivare queste procedure (inizialmente guidate, poi sempre più automatiche e autonome) se non conosco bene la mia lingua. Per questo la Lettura è strettamente connessa con la Scrittura. Vanno di pari passo, sono l’una lo specchio dell’altra.
Se incontro una persona che si presenta, cerco di fissare bene nella memoria il suo volto e il suo nome, affinché, quando la incontrerò di nuovo, io sappia riconoscerla.
Stessa cosa per una parola: la incontro, non la conosco; fisso la sua forma e il suo significato nella memoria affinché quando la incontro di nuovo io la possa riconoscere. Per fare questo occorre tempo e addestramento. Sì, addestramento, ripeto.
Addestramento consapevole a scrivere in modo corretto. La correttezza non è un dono del cielo. E’ il risultato di procedure codificate, ripetute e ancora ripetute fino ad acquisire certezza.
Si scrive cieco o ceco? Cielo o celo? Sogniamo o sognamo? Se per ogni parola sorge sempre la domanda, cosa legittima nella fase addestrativa, ma non più in quella operativa, vuol dire che l’addestramento non è riuscito. Se, dopo aver conseguito la patente, ogni volta che svolto a sinistrami domando se sia destra o sinistra e se sia il caso di attivare la freccia di direzione, chi mi ha insegnato a guidare dovrebbe rivedere con serietà come e perché il suo insegnamento non è stato efficace, e io dovrei seguire un altro corso di guida (e interrogarmi seriamente sulle mie competenze pregresse).
E’ una questione di addestramento: nel momento in cui mettere la freccia diventa automatico, non ti sbagli più.
Questo significa sostanzialmente: ripetere memorizzando fino a che l’errore viene eliminato.
Un famoso aforisma dice: Se ascolto, dimentico; se vedo, ricordo; se faccio, imparo.
Quindi addestramento significa abitudine a fare. Per la lettura, è leggere; per la scrittura, è scrivere. Come tutti i processi di apprendimento, si svolge gradualmente, aggiungendo di volta in volta qualche difficoltà in più. E’ un percorso in salita finché non si acquisiscono gli automatismi. Poi è una meraviglia continua, una discesa in carrozza entusiasmante e avventurosa, mille vite da vivere leggendo che moltiplicano la propria insegnando a dare nomi alle emozioni, ai sentimenti, alle idee, alle esperienze.
Addestramento consapevole significa anche perseveranza. Fanno quasi tenerezza gli anziani al bar che con il dito rigidamente puntato sulla riga che stanno leggendo, muovono come in una litania le labbra cercando di leggere a mezza voce, incespicando su parole difficili, ritornando caparbiamente indietro se hanno dimenticato qualcosa, fermandosi a pensare su quello che hanno letto. Fanno tenerezza i bambini del primo anno di scuola primaria che compiono gli stessi gesti per scoprire il tesoro segreto di quei segni. Fanno invece rabbia gli stessi gesti compiuti da studenti di scuola superiore. Perché questi processi dovrebbero essere ormai velocizzati dall’addestramento e dall’esperienza dopo 8-10 anni di scuola, e invece…
La scuola in primis, e poi la vita (il lavoro, le aziende, la formazione degli adulti, i corsi di riconversione, di aggiornamento, eccetera) possono avere tante colpe, ma esiste anche la responsabilità del singolo.Del bambino che non fa i compiti e della famiglia che diventa complice del suo lassismo. Dello studente che non esperisce la fatica quotidiana dello studio e ne fa una bandiera di orgoglio, mentre sfoggia un taglio di capelli tristemente imitativo del calciatore famoso di turno. Del professionista che, nella sicumera di un’ignoranza dilagante, galleggia intrepido nel mare magnum degli strafalcioni. Dell’uomo comune che preferisce impoltronirsi davanti alla tv invece che davanti a un libro.
I dati OCSE non dovrebbero farci dormire. Dovrebbero scuotere coscienze e strategie politiche. Dovrebbero far saltare culi ben incollati su poltrone. E invece, ci rifugiamo nell’italica abitudine (quella sì, ben addestrata) del fatalismo e del “vale più la pratica della grammatica”.
Quando saremo consapevoli del disastro, forse sarà troppo tardi: avremo “perso” intere generazioni, le stesse che fra qualche anno occuperanno posti di responsabilità. Senza saper leggere. E invano ci stracceremo le vesti.
Dalla nostra lettrice eli4never

lunedì 8 luglio 2013

Vaccini: chi è davvero disinformato?


di Elia Dallabrida

Un quotidiano del Trentino ha pubblicato la lettera di una mamma, che rispondeva al dott. Dino
Pedrotti, primario di neonatologia presso l`Ospedale S. Chiara di Trento. La signora replicava ad un articolo di Pedrotti, il quale ha accusato di essere "deboli e disinformati" i genitori che non vogliono sottoporre i bambini a vaccinazione. Secondo Pedrotti, su internet si trovano notizie false e fraudolente, che non rispecchiano la realtà dei fatti.

La signora ha replicato dicendo: "È grazie a internet se abbiamo potuto accedere anche alle informazioni distribuite dal Ministero della Salute e ad altri siti sponsorizzati dalla Federazione Italiana Medici e Pediatri". La signora ha poi spiegato che ha anche avuto modo di confrontarsi con altri medici, responsabili di uffici di igene pubblica e ASL, ha letto libri, ha seguito convegni e si è anche procurata i bugiardini dei vaccini. Le persone disinformate invece - sostiene la signora - sembrano essere quelle che fanno vaccinare i loro figli senza nemmeno sapere per che cosa lo stanno vaccinando, perché tanto "sono obbligatori e vanno fatti". [...]

Scrive la signora nella sua lettera di risposta: "Racconto una cosa che mi capita molto spesso al parco , parlando con altre mamme che mi dicono di aver fatto «solo i vaccini obbligatori», io chiedo spesso quali hanno fatto... purtroppo queste mamme spesso non lo sanno e mi ripetono «solo quelli obbligatori...» e io chiedo «sì ma per quali malattie?» a cui molte rispondono le «tre obbligatorie» senza sapere neanche che le obbligatorie sono quattro e che nell'esavalente che hanno fatto ai loro bambini erano contenuti non solo gli obbligatori polio, difterite-tetano ed epatite b ma anche due facoltativi: pertosse e hib. È questo allora un genitore informato e responsabile? È questo il risultato della corretta informazione che fa fare le scelte ragionate di cui lei parla?"

Nel suo articolo inoltre Pedrotti aveva scritto: "Si continuano a ripetere falsità: il rapporto autismo-vaccini è stato escluso definitivamente pochi anni fa, quando un illustre ricercatore ha ammesso di aver inserito dati errati in un articolo comparso dieci anni prima su una prestigiosa rivista scientifica (a richiesta posso documentare)".

Non risulta affatto che il dott. Andrew Wakefield (è evidente che si riferisca a lui e alla sua ricerca pubblicata sul British Medical Journal) abbia ammesso di aver inserito dati errati nella sua ricerca, anzi: fu lui stesso a difendersidalle infondate accuse di frode che gli erano state rivolte.

Inoltre Pedrotti non sembra essere a conoscenza delle sentenze di tribunale che hanno costretto la sanità pubblica a risarcire le famiglie che erano riuscite a dimostrare il nesso fra vaccini e autismo.

Proprio in Italia, più precisamente a Rimini, c'è stato un caso molto importante, di cui ha parlato Il Fatto Quotidiano :"Il vaccino per il morbillo sarebbe la causa della Sindrome di Kanner, meglio nota come: autismo. Questa la sentenza emessa un mese fa dal Tribunale di Rimini che ha condannato il ministero della Salute a risarcire la famiglia del piccolo B.V., riconoscendo un nesso di causalità tra il classico vaccino trivalente (contro morbillo, parotite e rosolia) a cui venne sottoposto nel 2004 e l’autismo insorto successivamente. Ed è immediato lo scontro fra giustizia e medicina."

Lo scontro è stato talmente immediato che sono perfino ricorsi in appello, nella speranza che il tutto si risolvesse a favore del Ministero della Salute. Ma purtroppo per loro l'appello è stato respinto.

Se il dott. Pedrotti usasse internet anche per cercare queste informazioni che sono alla portata di tutti, come del resto fanno tutti i genitori "deboli e disinformati", eviterebbe di pubblicare inesattezze di questo tenore su un quotidiano regionale.

Ma soprattutto, andando in rete potrebbe scoprire che esiste il “Memo di Simpsonwood” , un rapporto redatto nel 2000 durante un convegno medico negli Stati Uniti, indetto dal CDC (Center for Disease Control), dal quale risulta che sia gli immunologi sia le case farmaceutiche fossero perfettamente a conoscenza, già da allora, del legame fra vaccini contenenti mercurio e autismo.

A tal proposito la signora ha commentato: "A mio avviso, quando il dottore dice «il mercurio era contenuto anni fa nei flaconi multidose» non fa altro che confermare che è stato utilizzato e inoculato. Il quando, se 5 o 10 anni fa, non ha importanza perchè per il medesimo ragionamento allora neanche i riferimenti dei morti di poliomelite di quarant'anni fa ci dovrebbero più terrorizzare giusto? Non che senza Mercurio questi Vaccini siano acqua fresca..."

Non si capisce tutto questo accanimento nei confronti di genitori che, posti di fronte a questi fatti, si sono semplicemente preoccupati per la salute dei loro figli e hanno fatto delle scelte indirizzate unicamente a questo scopo. E chi altri deve preoccuarsi per la salute dei nostri figli, se non noi genitori? Saremmo degli irresponsabili solo perché non accettiamo di lasciare le loro vite nelle mani di un sistema sanitario che spesso si è rivelato corrotto e totalmente disinteressato al nostro benessere in cambio di un portafogli bello gonfio?

La signora ha concluso la sua replica dicendo: "La cosa importante secondo me Dottor Pedrotti non sono i nostri punti di vista ma è rispettare la libertà di scelta senza giudizio perchè nessun genitore agisce per il male dei propri bambini. Chi decide di andare contro corrente su questo tema, sulla salute dei propri figli è tutt'altro che debole o irresponsabile mi creda...".

Elia Dallabrida (Decalagon)


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Anche Giorgio Tremante (*) ha pubblicato su Facebook una replica all'articolo di Pedrotti:

"Carissimo dr. Pedrotti,

Certo che “sarebbe bello andare avanti in modo costruttivo e non offensivo, con la massima obiettività, senza utilizzare a senso unico i seri dubbi della ricerca scientifica”. Sono pienamente d’accordo con lei su questo possibile modo di agire, do atto anche dell’onestà insita in questa sua frase quando finalmente ammette: “i seri dubbi della ricerca scientifica” . Bisognerebbe però che si potesse instaurare un dialogo aperto e sincero, e prima di tutto sarebbe necessario che si provasse a “sdogmatizzare” quel “MITO” che è stato attribuito alle vaccinazioni, onde poter discutere, pari pari, su questo così delicato argomento. Sarebbe poi ancora necessario, se ciò fosse ancora possibile, tentare di togliere di mezzo quegli enormi interessi economici che ruotano attorno alle campagne di vaccinazione di massa e che fruttano enormi compensi a chi produce e commercializza tali prodotti.

Senza pensare poi anche ad altri interessi più o meno economici che ruotano attorno a queste pratiche che, talvolta se non spesso, producono ulteriori handicap e che costringono milioni di famiglie a sborsare cifre esorbitanti per tentare di curare i loro congiunti rimasti, proprio a causa delle vaccinazioni ricevute, in stato vegetativo, e che nonostante ciò rimangono aggrappati a all’illusione di poter ricevere ancora una, evidentemente falsa, speranza di guarigione. A proposito poi di “obiettività”, come lei cita, per conoscere la verità degli eventi accaduti in quest’ambito, si dovrebbe tornare all’origine della storia delle campagne di vaccinazione di massa che risale all’ormai lontano “1750”.

Credo caro dr. Pedrotti che lei conosca bene questa storia ma, solo per la gente comune come me, mi fa piacere ancora ricordare. Vi erano allora, in Francia, dove per la prima volta si era considerato utile usare le vaccinazioni di massa, due correnti di pensiero, sostanzialmente diverse l’una dall’altra da poterle definire in antitesi. L’allora maestro di scienza medica Beschamp si dovette raffrontare con un suo allievo, Pasteur, il quale sosteneva l’utilità delle campagne di vaccinazione di massa. Beschamp fu sempre contrario all’uso indiscriminato di questa prassi vaccinatoria ma, fu costretto a perdere la sua battaglia essendo intervenuto a favore di Pasteur, l’autorevole opinione dell’allora imperatore francese Napoleone III, il quale aveva ben capito quanto avrebbe fruttato (come ritorno economico) alle casse francesi l’uso di questa nuova metodica. Per cui, già allora, la diatriba tra Beschamp e Pasteur fu liquidata e vinta da quest’ultimo, solo ed esclusivamente “sulla base di un interesse economico”.

Riguardo all’enorme incremento delle malattie degenerative dopo l’evento delle vaccinazioni da me citato nella precedente lettera, lei ribadisce che: “si ripete un’altra litania vecchia vecchia” . A questo punto sono costretto ad accorgermi che la sua informazione è talmente a senso unico che la fa reagire come viene detto in un vecchio proverbio popolare, “non c’e peggior cieco di chi non vuol vedere e peggior sordo di chi non vuol sentire”. Le statistiche mondiali ammettono questa realtà ma lei no, perché????

Vede, carissimo dr. Pedrotti, la Storia ci ha sempre insegnato a pensare con la nostra testa e a decidere su cosa fare per proteggere noi e i nostri figli. Le sue teorie che spaziano nel vasto campo medico ci creano solo confusione mentale perché invece di “PROPORCI” tendono solo ad “IMPORCI” un modo di pensare ormai dogmatizzato e mai sufficientemente, per noi, dimostrato.

Ed ancora, a proposito di “Indottrinamento”, le rammento che i “DOGMI” possono esistere solo ed esclusivamente nel campo della fede e non certamente in quello medico!!!! Non le sembra che dovrebbe essere così se si vuole arrivare ad un dialogo costruttivo?
Le vorrei ricordare alcuni eventi storici importanti della scienza medica di cui la Storia è piena.
Ad esempio le vorrei citare l’atto costitutivo della “Costituzione americana” nella quale un certo Dr Benjamin Rush (firmatario della dichiarazione di indipendenza) così asserisce: “A meno di inserire il principio di libertà medica nella Costituzione, verrà un tempo dove la medicina finirà per organizzarsi in dittatura segreta....restringere l’arte di guarire ad una sola classe di individui e rifiutare gli stessi privilegi ad altri costituirà la Bastiglia della scienza medica. Tali leggi sono anti-americane e despote; non hanno nessun posto nella repubblica.... La costituzione di questa repubblica deve accordare gli stessi privilegi sia per la libertà medica che per la libertà religiosa.” Le vorrei citare anche un’altra storica dichiarazione, come quella di: Erich Fromm da “Fuggire dalla libertà”.

“Ciò che è ingannevole rispetto allo stato d’animo dei differenti membri della società è la “convalida consensuale” dei loro concetti. Si suppone ingenuamente che, il fatto che la maggioranza delle persone condivida certe idee o sentimenti, questa sia la prova della validità di queste idee o sentimenti. Niente può essere più lontano dalla verità. La “convalida consensuale” non ha nessun rapporto con la ragione o la salute mentale. Come esattamente si può parlare di una “follia di due” si può parlare anche di una “follia di milioni”.

Il fatto che milioni di persone siano danneggiate dagli stessi vizi non le rende per questo virtuose. Il fatto che accettino quantità di errori non trasformano gli errori in verità, ed il fatto che milioni di persone siano raggiunte dalle stesse forme di patologie mentali non le rende per questo sane di mente.”

E ancora quelle del Dr. Norman D.Livergood: “In ogni cultura, i sensi delle cose, le idee e le competenze trasmesse mediante il sistema educativo (scuole accademie, monasteri e università) e per mezzo dei media (giornali, riviste, radio, televisione internet) sono sempre state decise da una piccola élite (politici, finanzieri, preti, multinazionali)”.

Per ultimo mi fa piacere citarle un frase di Pierre Gilbert che dice: “E’ sempre nel nome della sicurezza, della salute e del welfar che i tiranni moderni hanno afferrato il potere assoluto”.

Sempre a sua disposizione, la saluto cordialmente

Giorgio Tremante

* Giorgio Tremante è noto per la tragedia che ha colpito la sua famiglia circa 30 anni fa, quando due dei suoi tre figli sono morti in seguito all'inoculazione del vaccino anti-polio di Sabin, mentre il terzo ha subìto gravi danni neurologici, che lo hanno costretto su una sedia a rotelle. Per anni Tremante ha combattuto con la giustizia italiana, ottenendo il riconoscimento dallo Stato per le gravi reazioni avverse da vaccino che hanno subìto i suoi figli, e ancora oggi si impegna per diffondere campagne di informazione in tal senso.

venerdì 28 giugno 2013

Bambini, pedofili e genitori: alle famiglie italiane non frega un cazzo dei propri figli!!

Scritto da Uriel Fanelli


Mi e' stato chiesto (questa volta sul forum) da due mamme allarmate di scrivere qualcosa riguardo ad un allarme pedofili che e' apparso sui giornali italiani, riguardo al fatto che ci siano milioni di foto di bambini in circolazione. Mi occupai (e ne scrissi) della cosa anni fa, dal lato telco, e tra parentesi sono stato relatore di una specie di conferenza sul tema, con l'aiuto di una ONLUS , di una radio locale e di una giunta comunale locale. Sebbene sia acqua passata, volevo riassumere un attimo la mia sensazione specifica, ovvero che il fenomeno si diffonde PERCHE' ALLE FAMIGLIE NON FREGA UN CAZZO DEI LORO FIGLI.



Per inciso, l'articolo che ha provocato allarme e' il seguente: http://www.nanopress.it/cronaca/2012/11/19/pedo-pornografia-10-arresti-in-italia-filmati-anche-neonati_P10864099.html
Andiamo per ordine. Lavoravo ancora in Italia, dentro una grande telco, in un gruppo detto "Ingegneria Reti". Era un gruppo che si occupava di gestire direttamente il traffico e le relative rotte, cosi' avevamo i sistemi di provisioning ed eravamo in grado di fare statistiche.

Ci arrivo' una richiesta da parte da un paese straniero, per conto di una telco consociata, a sua volta in contatto con un ministero degli interni straniero. Non era intenzione loro tracciare lo specifico caso - le questioni forensi arrivavano ad altri uffici - ma di avere dei numeri di massima per capire l'estensione di un fenomeno.
Il punto era questo: giravano per le scuole e nei gruppi di adolescenti e pre-adolescenti, e anche in alcune scuole ELEMENTARI, dei cosiddetti "magic numbers". Si trattava di numeri di telefono ai quali bastava inviare una fotografia di se' , presa allo specchio, da nudi, e inviando tale immagine in cambio il minore -spesso un bambino- riceveva una ricarica telefonica.

Il fenomeno si snodava su due media. Quello puramente telefonico, in genere in mano a ragazzini che non avevano -parliamo di diversi anni fa- un PC con una webcam. All'epoca non era comune che i PC l'avessero. Parliamo di piu' di 5 anni fa.


C'era poi un fenomeno che avveniva via internet, usando sempre come media finanziario la SIM del telefono. Significava che , inviando per email o per chat una foto di se' in posizioni piu' o meno erotiche, si poteva ottenere una ricarica alla propria SIM.

Le cifre andavano dai 10 ai 50 euro, fino a 100 se si trattava di coppie di amiche-ici disposte a prodursi in atti piu' o meno sessuali.

C'era poi un fenomeno piu' rilevante di adolescenti minorenni che si esibivano su vari siti di peep-show, di fronte alla webcam, di fronte ad adulti che pagavano per far fare loro, coppie o singoli adolescenti, delle cose piu' o meno porno.

Siamo quindi all'origine del traffico, ovvero all'origine delle fotografie. Molti in Italia si illudono che la stragrande maggioranza di queste immagini sia straniera. Pensano che siamo ancora al livello per il quale si', e' una cosa orribile di tutti questi bambini RUMENI o THAILANDESI che vengono abusati e fotografati in pose porno.

No, le cose non stanno piu' esattamente cosi'.

All'epoca, come consulente, molte cose mi erano proibite, cosi' il mio lavoro era di trovare correlazioni e di fare cercare dei pattern, allo scopo di avere dei numeri. Poi i pattern venivano analizzati da altri -di solito dipendenti autorizzati. Ma non e' questo il punto.

Il punto e' che per le tipologie -scuola elementare , media e superiori- , eravamo su numeri che andavano dai 15.000 ai 20.000 MMS/mese. Significa che in Italia, e non altrove, bambini dagli 8 ai 15 anni si facevano e si fanno fotografare di fronte allo specchio, nudi, e poi spediscono le fotografie a questi "numeri magici", che in cambio spediscono la ricarica telefonica.

La cosa esiste in due versioni, gay ed etero,



https://www.google.it/search?hl=it&safe=off&q=mirror+amateur+picture&bpcl=38897761&ion=1&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.r_cp.r_qf.&biw=1280&bih=880&um=1&ie=UTF-8&tbm=isch&source=og&sa=N&tab=wi&ei=fm2yUJCYFIXotQarsoGgAw#um=1&hl=it&safe=off&tbo=d&tbm=isch&sa=1&q=mirror+amateur+picture+teen&oq=mirror+amateur+picture+teen&gs_l=img.3...4334.5190.0.5664.5.5.0.0.0.0.322.987.0j3j1j1.5.0...0.0...1c.1.TAtEDJSqQq4&pbx=1&fp=1&bpcl=38897761&biw=1280&bih=880&cad=b&sei=gG2yUNrtHMjTsgbzqoDABg&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.r_cp.r_qf.&sei=gG2yUNrtHMjTsgbzqoDABg
e per la versione gay:


https://www.google.it/search?hl=it&safe=off&q=mirror+amateur+picture&bpcl=38897761&ion=1&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.r_cp.r_qf.&biw=1280&bih=880&um=1&ie=UTF-8&tbm=isch&source=og&sa=N&tab=wi&ei=fm2yUJCYFIXotQarsoGgAw#um=1&hl=it&safe=off&tbo=d&tbm=isch&sa=1&q=mirror+amateur+picture+gay&oq=mirror+amateur+picture+gay&gs_l=img.3...99513.101125.0.101517.7.7.0.0.0.0.172.965.0j7.7.0...0.0...1c.1.iKyAZ-pJq7c&pbx=1&bav=on.2,or.r_gc.r_pw.r_cp.r_qf.&fp=cb496056d93761b6&bpcl=38897761&biw=1280&bih=880



Si tratta di normalissime query con google , per far capire un concetto: basta pochissimo (uno specchio, un corpo e un telefonino) per far scattare il commercio.


Questo fenomeno scende sino ai ragazzini di medie ed elementari, almeno agli ultimi anni: basta che abbiano un cellulare.


Il punto e' che oggi gli stessi ragazzini hanno webcam e computer, ma il punto non e' questo: il punto e' che serve un gateway, un modo veloce e poco controllato per far girare dei soldi, ovvero la SIM.

La SIM e' il gateway che permette la diffusione di questi "numeri magici" tra i minorenni.


Questa e' la fascia piu' ampia, nel senso che si tratta di una "zona" culturale nella quale l'offerta e la domanda si incontrano. Da un lato ci sono i minori che vogliono la ricarica del telefono, dall'altro ci sono i pedofili che pagano.


C'e' poi una fascia ancora piu' pericolosa, che definirei "scuola di calcio/palestra/campo solare, colf, baby sitter". Anche se non ci fate caso, siete usi lasciare i piccoli in moltissimi posti. In molti di questi posti li lasciate nelle mani di persone che possono avere voglia di fotografarli e vendere fotografie a qualcuno. Sempre in cambio di ricariche : esistono diversi siti specialzizati nello "scaricarvi" la SIM e darvi poi una parte del credito su una carta di credito, o sotto forma di whishlist su Ebay o Amazon.


Il meccanismo in questo caso funziona cosi': io faccio una shishlist su Amazon o su Ebay, scrivendo cioe' cosa vorrei. Diciamo telefonini, magliette, capi di abbigliamento o altri gadget costosi. (che poi magari rivendero' per soldi veri) . Il metodo di pagamento consiste nel comprare questa merce al ragazzino dopo che il ragazzino stesso ha inviato foto o filmati. O nel caso di colf o Baby Sitter, sempre dopo che con qualche scusa hanno fatto spogliare i bambini e li hanno fatti lavare. Non ci vuole molto, basta rovesciarsi addosso qualche cosa, e farsi quindi una doccia: ed ecco adulto e bambino insieme.

Questo lo fanno operatori dell'infanzia , colf e baby sitter.

Siamo quindi all'origine delle immagini e dei filmati. Siamo nel momento in cui esse si originano. Nel momento iniziale in cui vengono acquistate alla sorgente.


Possono fare qualcosa i genitori? Diciamo che sino a quando si usa una SIM per il traffico, il consiglio sarebbe di dare una POST pagata ai figli, in modo che , dalle fatture, si possa controllare il traffico ed eventuali ricariche periodiche e sospette.


Se si parla invece di meccanismi piu' sofisticati, come le wishlist , diventa tutto piu' complesso. Tutte queste immagini vengono raccolte e finiscono in apposite raccolte che vanno dentro "darknet". In realta' "Darknet" e' semplicemente la stessa internet di tutti quanti , semplicemente la mappa e' diversa.


Mettiamola cosi': supponiamo che io vi dia una mappa in italiano della Germania. Poi vi chiedo di trovare Aachen. Ovviamente, per quanto vi sforziate, non ce la farete: nella vostra mappa essa e' indicata come Aquisgrana. Cosi', il problema e' che di Internet non ve ne fareste niente se non ci fossero delle "mappe", cioe' dei DNS, e se non ci fosse un modo -che si presume univoco ma puo' non esserlo- di trovare le informazioni


Una darknet non e' altro che una diversa rappresentazione di IP e nomi di dominio. Gli IP possono essere fasulli usando tecniche di VPN e tunneling , e i nomi a dominio possono essere manipolati usando DNS privati.


Ora, mi si dice: ma non potreste bloccare le darnket?


La mia risposta, dopo l'esperienza di conferenziere , e' semplice: non potreste controllare che le vostre figlie non fossero delle piccole bagasce, e che i vostri figli non fossero dei marchettari a caccia di vecchi bavosi?


Perche' in realta', con la sola esclusione del caso colf-baby sitter-operatori scolastici\dell'infanzia - che riguardano bambini molto giovani da ascoltare con molta attenzione- si tratta di fenomeni ove l'offerta incontra VOLONTARIAMENTE la domanda.


Se vostra figlia a 14 anni e' disposta di vendere fotografie mentre lecca la patata ad una sua amica, il problema non e' che le fotografie finiranno ad alimentare un commercio sporco. Quelle sono le conseguenze del problema. Il problema e' che vostra figlia e' una bagascia e voi non state facendo niente per evitarlo, anzi: non ve ne siete neanche accorti.


O meglio: non ve ne VOLETE accorgere.


Come scrissi, una ONLUS di genitori mi chiese di fare una specie di conferenza. Un comune molto sensibile ci presto' la sala, una radio sensibile all'argomento ci presto' del tempo per annunciare l'iniziativa, e io ci misi il mio per spiegare questa cosa.


Erano presenti... ecco. Gli unici genitori presenti erano genitori che SI ERANO ACCORTI del problema, perche' per caso avevano messo gli occhi su un cellulare dei loro figli. Poi c'erano gli operatori interessati (tipicamente della scuola. Ma era dovuto all'ufficialita' della cosa: fa sempre bene farsi vedere se il provveditore sponsorizza qualcosa) e poco piu'.


Sebbene io non possa lamentarmi del pubblico, il punto che fu chiaro e' che AI GENITORI NON FREGA UN CAZZO DI NIENTE.


No, non sto scherzando.


La pura e semplice verita', emersa nei giorni successivi , quando ci fu il giro di "e' stato interessante, avresti dovuto venire", e' che QUALSIASI COSA era stata piu' importante di sapere che genere di pericoli corressero i PROPRI figli. Dovevo fare la spesa, dovevo andare dal parrucchiere, dovevo fare questo e quello, sembra che tra gli impegni di una famiglia NON ci stia , o non sia urgente, sapere che diavolo di pericolo corra il pargolo. Sapete perche'? Perche' la media pensa che si tratti di pericoli che corrono I FIGLI DEGLI ALTRI.


Non e' possibile, dal lato telco, bloccare questo fenomeno.


Per diverse ragioni:



  • Gli adolescenti ed i ragazzini sono usi inviarsi foto pornografiche o semipornografiche. Ormai fa parte delle "peove d'amore" dei giovani fidanzatini. Mi ami? Mandami una foto delle tue tette.Esiste un traffico enorme di queste foto, per cui un sistema automatico che riconoscesse il pattern all'interno degli SMIL (parliamo di MMS) genererebbe una quantita' enorme di falsi allarmi e di inchieste su minori innocenti. Il che scatenerebbe le ire dei genitori.
  • Il secondo punto e' che gli adulti sono usi mandarsi foto di minori nudi. Il problema e' che un sistema automatico che li intercetti produce errori catastrofici, come il professionista fermato qualche anno fa perche' aveva portato con se delle foto di sua figlia -di pochi anni- nuda in spiaggia al ritorno dalle vacanze, e un fotografo zelante le aveva viste e denunciate. Produrre migliaia di casi del genere non ha senso.

  • In ultimo, con gli smartphone ormai le fotografie non viaggiano piu' attraverso MMS che sono costosi, ma attraverso una miriade di applicazioni smart, le quali criptano il traffico. Spacchettare il traffico e' possibile, e a volte relativamente semplice, ma le applicazioni sono troppe e come se non bastasse si aggiornano di continuo.

  • Ultimo, oggi la modalita' di accesso ad internet dei minori e' cambiata, e il computer con la webcam si trova nella stanza dei ragazzi. Il risultato e' che a stanza chiusa gli stessi genitori non sanno piu' cosa facciano i figli al computer, AMMESSO CHE LO SAPESSERO PRIMA. 
Si potrebbe tracciare il sistema delle ricariche sulle SIM, ma con l'arrivo delle wishlist dei vari siti di e-commerce il pagamento avviene ormai mediante wishlist di vestiti, gadget, eccetera.

In definitiva, cioe', oggi i minori si vendono.

Ci sono migliaia e migliaia, se non milioni , di giovani mignotte e piccoli marchettari che non solo acconsentono a vendersi, ma si PROPONGONO ai raccoglitori di foto e filmati.
Ora, capite bene che se anche si bloccasse la "darknet", le foto finirebbero su CD e altri supporti. Non c'e' modo di fermare un fenomeno SE LA DOMANDA INCONTRA L'OFFERTA.

Se i genitori fossero, ripeto FOSSERO interessati al fenomeno , probabilmente il problema sarebbe risolvibile. Ma, come dico, avendone parlato in giro un bel pochino, l'opinione media dei genitori e':

  • Io il figlio l' ho fatto e le mie responsabilita' finiscono li'. Adesso tocca allo stato , alla scuola, alla polizia e alle aziende telefoniche ed agli ISP fare il resto. LA mia parte era di metterci una fica ed un cazzo per mettere al mondo il pargolo. Sgravatolo, sono tutti cazzi di altri.
  • Mi sento responsabile del figlio, ma non posso sorvegliarlo di continuo. Quindi, deve sorvegliarlo di continuo qualcun altro. Che non sono io. (E se la porcheria avviene a casa, sia chiaro che non dovete neanche permettervi di occhieggiare casa mia, seno' scoprite che io ho l'amante.)

  • Io non ne capisco un cazzo di informatica, il che mi ASSOLVE da qualsiasi cosa avvenga in quel satanico media che e' Internet, il computer e il cellulare. Si stava tato bene quando non c'erano, e la soluzione e' vietare internet, il cellulare e il computer. Siccome non li capisco io e mi fanno sentire ignorante, la soluzione mi piace e la scusa e' buona.

  • Sono solo immagini, in fondo male non fanno. Se ci cava dei soldi, beh, tanto sono solo foto. I problemi sono altri.Non voglio sapere che si alimenta un giro di criminalita' che potrebbe anche cercare di non limitarsi alle foto, tanto se succedra' succedera' ai bambini dell'africania citeriore. Da noi queste cose non succedono, e se succedono succedono in Citta', quel luogo malvagio e depravato. Mica qui a Sbrembate sul Catragno di Sotto.

  • Mia figlia/mio figlio non sono cosi'. Sono cose che succedono solo in famiglie disastrate, di terroni/di polentoni/di immigrati in famiglie dove c'e' una certa cultura, e comunque in certe classi sociali di disperati. Mia figlia/o non c'entra. Siamo brave persone e rifiuto di pensare che possa succedere a me.



Cosi', tutti i giornali mettono sempre in risalto il posto dove SI SONO TROVATE le foto, cioe' le darknet, ma non i luoghi da cui esse originano ne' i meccanismi con cui originano.

Ripeto: ANNI FA giravano migliaia e migliaia di "magic numbers" spedendo una fotografia ai quali si veniva poi ricompensati, sotto forma di ricarica o di acquisto online. Non so, perche' sono passati molti anni, se oggi esistano sistemi piu' diffusi a riguardo, ma il problema e' che le foto ORIGINANO dai VOSTRI figli.
Solo che voi non ci volete credere. Non chiederete mai al pargolo di farsi una postpagata per controllare se riceve ricariche. Non comprerete mai voi la SIM per poi farvi l'account sul customer care del sito e controllare se arrivano ricariche. Spesso credete alla storia dei regali di compleanno, per cui ad un certo punto il bimbo arriva a casa con un oggetto nuovo , dice che glielo ha regalato un amico, e voi non controllate. 


In generale, l'interesse dei genitori a questi temi c'e' davanti al TG, quando arriva la notizia e ci si sdegna tra la pasta ed il secondo. Ma se viene chiesto di fare qualcosa, di spendere tempo per controlli e verifiche, magari eseguiti con discrezione, e per AGGIORNARSI ed INFORMARSI a dovere, beh: la radio ha diffuso la notizia della conferenza che tenni a circa ad un bacino di 200.000 case.

Se vi dicessi quanti genitori sono venuti, non ci credereste. E rimarreste molto delusi.

Se vi dicessi quante persone accorrono in altri paesi, alle stesse conferenze organizzate dalle scuole, vi chiedereste se in Italia davvero le famiglie siano questa bonta' "Mulino Bianco" che vi immaginate.

Vennero un pugno di famiglie, che avevano scoperto o sospettato qualcosa -e di fronte ai fatti devi aprire gli occhi- e tutta una serie di operatori del settore, che di fatto erano tutti gli spettatori. le famiglie, che erano di fatto le destinatarie della conferenza, semplicemente non vennero -a parte le socie della ONLUS in questione.

La mia personale opinione e' che non freghi un cazzo a nessuno.

E che questo succeda IN MASSIMA PARTE perche' non frega un cazzo a nessuno. Dietro tutta l'immagine della famiglia italiana mulinobianco, c'e' il disinteresse piu' assoluto, e il "non ho tempo per". Rifarsi le unghie e' piu' importante.


Uriel

Donne dududu: anoressia intellettuale

Scritto da Uriel Fanelli

Questo post inizia, si , con un bel bagno di cazzi miei. In questi giorni sto ricevendo una proposta di lavoro che come sede di lavoro ha "home office", e quindi e' balenata l'idea di tornare in Italia lavorando per una telco neozelandese.(1) Di per se' la cosa e' interessante, cosi' e' partita una riflessione profonda sul se e sul perche' rimanere o tornare. E la risposta e' che rimarrei comunque: per mia figlia, per Lady Uriel, perche' la condizione della donna in Italia e' troppo miserabile intellettualmente per poterci vivere. E no, Berlusconi non c'entra.

Indirettamente , si tratta del motivo per cui sono venuto via: un lavoro, e anche bello, ce l'avevo gia', ma il problema non sta sempre nella panza. Ci sono cose che non puoi tollerare per tua figlia, e per certi versi anche per tua moglie.

Il primo punto e' che su questo punto l'Italia e' cosi' indietro che anche quelli che sono "avanti" appaiono obsoleti. Cioe', se tu hai un ritardo medio di 40 anni, ed i progressisti del tuo paese sono comunque piu' avanti degli altri di 20, nel migliore dei casi sei ancora piu' indietro di 20. Certo, meglio -20 che -40, ma pur sempre un bel segno meno.

Cosi', ogni dibattito sulla condizione femminile in Italia si ferma ad uno stadio obsoleto in cui si discute se lavorino , e non se siano libere di lavorare o meno. Si dice che con Berlusconi sono troppo nude, senza discutere se una sia libera di essere come gli pare (nuda o meno) o no. Si dice che il corpo delle donne sia usato male sulla stampa, senza chiedersi se una donna sia libera o meno di apparire nuda su un giornale o no. Tutto quello che ci si chiede e' se sia meglio un obbligo od un divieto.

Ma questa discussione stessa e' obsoleta, perche' nel momento in cui qualcuno si riunisce a decidere come debbano e come non debbano essere le donne, domanda alla quale la risposta moderna (l'unica possibile) e' "un pochino come cazzo piace a loro" , siamo ancora nella condizione in cui qualcuno dice alle donne come dovrebbero essere. Il che da solo testimonia che qualcuno si sente ancora nel diritto di decidere cosa sia giusto e cosa no per una donna.

Se qualcuno pretende di decidere se le donne debbano o meno seguire il modello berlusconiano, il problema non e' il modello berlusconiano, e' che qualcuno pretende di decidere se le donne debbano seguirlo o meno. E si sente nel diritto di farlo.

Il semplice fatto che esista una discussione di pochi su come dovrebbero essere tante donne mostra come ci sia ancora una sorta di patria potesta', ovvero come qualcuno si ritenga ancora nel diritto di dibattere sulla vita altrui. Se una donna , o tutte le donne, decidono domani da adulte di diventare uno stereotipo berlusconiano, il problema non sta nello stereotipo berlusconiano, ma sulla loro liberta': se hanno scelto liberamente , possono farlo.

Questa cosa che le donne possano scegliere liberamente qualcosa (mettere il chador o meno, per dire. I francesi si sono accorti di aver fatto una legge che decide come si devono vestire le donne francesi?) su cui non si e' d'accordo da' molto fastidio anche nei paesi che si credono avanzati, ove magari non obbligano la gente a portare il chador, ma lo proibiscono, e non si rendono conto che l'obbligo ed il divieto violano la stessa liberta'.

Ma neanche questo e' il vero problema. Il problema della miserabile condizione femminile in Italia e' semplicemente legato al fatto che le donne in Italia iniziano a pensare dopo i 50-60 anni. Tranne rarissime eccezioni, che non si sposano perche' per i maschi poi diventano una specie di aliene.

La donna italiana attraversa tre fasi, forse tre e mezza.


  • Nella gioventu', il suo unico scopo e' essere bella e superare il confronto con le altre ragazze. Fine. Alla voce "interessi &hobby" in un CV scriverebbero "tutto quel che serve per essere piu' figa". Niente di piu'. Bambanano di essere piu' "mature" dei loro coetanei maschi, ma se le osservo ci vedo delle iinutili bambole di carne che si sforzano di imitare la Barbie e passano il tempo a linciarsi a parole a vicenda. Oppure, nel caso di quelle che cercano di essere "intelligenti", alla Barbie si sostituisce un qualche altro stereotipo altrettanto noioso e deforme, che va dalla fricchettona alla brava ragazza di chiesa, e il risultato e' un essere che solo l'eccesso di ormoni dell'adolescenza puo' considerare attraente.
  • Tutto questo dura sino al matrimonio, ovvero al primo figlio. Li' una specie di ebete che sa tutto sul fard e su qualche gruppo musicale passa da Donna (condizione miserabilissima di totale piattezza intellettuale) a Donna+, ovvero per la prima volta la donna italiana prova l'ebbrezza di essere una persona. Questa sensazione di ebbrezza e' cosi' forte da causare la sindrome di Superman: aprono negozi, si danno al rafting, solo il cielo e' il limite di una Mamma. L'effetto "Pacman che mangia la fragolina" dura 5-6 anni, quando l'autostima torna a zero e si va col secondo figlio o con la piattezza totale. 


  • Finalmente arriva la menopausa, i figli sono fuori dalle palle, e le donne diventano persone. Verso i 50/60 la donna italiana diventa interessante, ovvero una persona con cui puoi parlare dieci minuti senza sognare di discutere con un armadio a muro per avere risposte logiche, e inizia a sviluppare degli interessi. In quel momento, scoprono che gli piace l'Opera.O il tennis. O i viaggi. O la fotografia. E leggono. E quando ci parli di un argomento ti tornano indietro delle risposte che hanno, incredibile a dirsi, dei contenuti. Sullo stesso argomento! Incredibile. Se vuoi parlare con un essere umano e non con un bidone di stereotipi e risposte degne di Siri(2), devi parlare con donne che abbiano piu' di 50-60 anni. 



Si, esiste una minoranza che non segue queste regole. In generale, passano la prima parte della loro esistenza a schivare idioti, perche' i maschi non sono messi tanto meglio , nella seconda fase i maschi sono messi meglio perche' il tasso di testosterone e' calato, ma loro sono incapaci di concepire niente come "sono una mamma, non una stupida donna" (col risultato che molti uomini scappano a cercare una sbarbina che almeno vi parlera' del loro cantante preferito e non solo di scarpine) e solo ad una certa eta' le donne intelligenti iniziano a trovare qualcuno di intelligente con cui parlare.


Ora, a me non frega molto delle colpe. Adesso forse nascera' una diatriba sul fatto che e' colpa di Berlusconi o no. Ma personalmente me ne fotto: se nei CV delle donne ci scrivo "interessi & hobby" , il 75% dei CV di donne riporta si e no "musica e uscire con gli amici". Qualche volta. Di solito la voce nei CV femminili non figura nemmeno, e solo di rado figura in quelli italiani.


La verita' e' che in Italia c'e' una vera e propria morte intellettuale. Non una morte culturale, o una morte civile. Una morte intellettuale. La stragrande maggioranza degli italiani non fa niente che non sia lavorare e mangiare. Interessi? Hobbies? Qualsiasi stracazzo di cosa cui pensare dopo il lavoro? No, niente.


Oltre al lavoro e alla casa, uomini e donne pensano a quanto ascoltano in TV. L'italiano svolge la propria vita fra tre mondi: ufficio, casa, telegiornale. Le donne, che lavorano molto meno, hanno "casa, telegiornale". Se almeno al lavoro l'uomo riesce a scambiare qualche -dico qualche - contenuto esogeno perche' magari ha il collega vegano che gli parla di dieta, o il collega complottista che gli parla di scie chimiche, la donna ha tre fasi: "scuola + TV", "casa + TV", 'finalmente qualche interesse + TV". L'uomo ha tre fasi: "scuola + sport/figa + TV". "casa + ufficio + TV", "malinconia + casa + TV".
La morte di qualsiasi cosa stia tra le orecchie. 

Polli da batteria. In italia non sta morendo l'economia , o la cultura, o il senso nazionale, o il senso civico, o qualsiasi altra cosa. Sta morendo l'intelletto. E' piu' divertente parlare con Siri: si impara molto di piu'. E se considerate che NON possiedo un iPhone, e' tutto dire.
E se questo fenomeno e' gia' fortissimo per gli uomini, che sono dei mongospastici per il 60% dei casi, la donna passa un'adolescenza intellettualmente cosi' miserabile e priva di stimoli che quando finalmente rimane gravida si sente promossa antropologicamente, quasi al ruolo di persona. "Sgravo ergo sum".

Parlavo con la nuova giovane segretaria della mia azienda. In Italia sarebbe immediatamente nella categoria "sono cosi' gnocca che non mi serve essere nient'altro". Ha come hobby la modellistica in legno (3) e i Lego Technik. Un'altra colega frequenta un club di cultura greca, e sta studiando i balli tradizionali greci.
Ricordo la mia segretaria in Italia. Quella meno bella era sposata e quindi era sposata. Che altro c'e' da dire? Forse che una donna sposata con figli puo' essere qualcosa d'altro? La figa aveva un solo hobby. Aperitivo e locali, shopping per ballare. Una barbie che meritava solo di saltare in aria su un campo minato afgano.

Se almeno il lavoro salva il maschio italiano dandogli un paio di argomenti in piu' di cui parlare, la donna spesso non lavora e muore ancora peggio.

La situazione sta migliorando? Si, qualcosa sta migliorando. COn mia grande sorpresa, lo sport e' approdato tra gli hobby femminili. Oddio, non e' che uno desideri per forza la falegnameria, ma almeno vedere il rugby che si diffonde fa piacere. Ma e' ancora pochissimo.

L'emancipazione femminile non e' credibile, in Italia.


Non so se avete presente un gruppo di pulcini in una scatola. Immaginate di chiudere un gruppo di pulcini in una scatola di cartone rovesciata. Staranno dentro , e sono nella condizione delle tanto compiante donne oppresse. Ma se poi togliete la scatola, i pulcini iniziano a correre in tutte le direzioni. Questa e' la liberta'.
Adesso immaginate di togliere la scatola e che i pulcini rimangano chiusi nello stesso quadrato di prima. Fermi. Immobili. A fare le stesse cose di prima. Nello stessospazio compresso di prima.Non essendoci VOGLIA di liberta', essa non viene usata. La scatola e' DENTRO i pulcini.

Cosa sta succedendo? Sta succedendo che la scatola di cartone e' DENTRO di loro. Avete dato loro tutta la liberta' togliendo il cartone. Ma questa liberta' e' impossibile da godere se non c'e' appetito per la liberta'.
Non so per quale motivo, ma l'Italia e' entrata in uno stato che definirei "anoressia intellettuale", una specie di malattia per cui la persona non ha piu' fame di stimoli intellettuali. Non legge, non fa altro che guardare i telegiornali, non ha hobbies, non fa niente che non sia lavorare , mangiare, dormire, e per le feriepartecipare al gigantesco barbecue di chiappe collettivo su qualche spiaggia.
Tutto quello che fanno le donne "intelligenti" in Italia e' semplicemente recitare la parte delle donne intelligenti, con risposte programmate e prevedibili, tipo Siri sotto LSD, con una militanza politica cosi' vuota di idee che una conversazione e' uno spreco di tempo, e intellettualmente si tratta solo di un'altra scatola.

Le donne italiane si sentono superiori a quelle che portano il chador, ma almeno la donna che porta il chador puo' scegliere quale indossare tra quelli che ha nell' armadio: la donna italiana non sa nemmeno di indossare un chador sul cervello, sotto la pelle, e in una discussione ha cosi' pochi argomenti che no, non vale la pena. Non imparerete niente che non abbiate mai sentito dire prima.

Noia. Noia. Noia. Noia. La piu' mostruosa noia da morte intellettuale della storia. L'italia e' un paese noioso di gente noiosa, specialmente le donne, almeno sotto i 50/60.

Cosi' si ripropone lo schema: sono venuto via per "salvare" dalla morte celebrale due donne, di cui una ancora bambina, e no, nella scelta non tornerei.

Qualcuno deve uscire prima dall'anoressia intellettuale. Qualcuno deve iniziare ad avere di nuovo fame di novita'. Fame di cose mai viste, mai fatte, mai provate, mai dette.

Un tempo gli italiani erano famosi per la loro curiosita', l'intraprendenza, la vitalita': oggi sembra di parlare con una segreteria telefonica. Dov'e' la voglia di vivere? Oh, certo: discoteca e uscire e ubriacarsi. Questo e' trasgredire, e se non trasgredisci cosi' non vivi, perche' vivere e' trasgredire e trasgredire e' vivere e avere hobby e' da uomini e comunque e' da ricchi e comunque non ho tempo.

E comunque sei fottutamente MORTA, questo e' il punto. Il tempo, se non te lo riservi non lo troverai mai.

Cosi' si, se non esce da questo coma vegetativo, la popolazione italiana e' intellettualmente interessante quanto un campo di cavoli: per avere 50-60 partecipanti dal QI umano su questo blog ho dovuto raggiungere i 220.000 visitatori. Con percentuali simili, vivere in un posto simile e' interessante e stimolante quanto giocare a Bowling nel ruolo del birillo.

"SI tira avanti", e' la locuzione per indicare questo stato di noia cronica priva di stimoli intellettuali. Un modo elegante per dire che si aspetta la morte, e se almeno alcuni uomini fanno lavori che li portano ad incontrare qualche novita' o qualche stimolo interessante, le donne iniziano a togliersi il chador dal cervello attorno ai 50-60 anni.

Far crescere una figlia cosi' significa condannarla ad una condizione intellettualmente subumana per i primi 50-60 anni, per poi - forse - vederla sbocciare a 50-60.

No, mi spiace.

Se anche ho la possibilita', rimango qui.

Con rabbia, si. Mi infastidisce. Non mi piace. Mi fa INCAZZARE vedere una nazione ridotta ad un cumulo di piagnucolanti fantocci che aspettano la morte a tavola accusando qualche straniero (USA, CIna ed ora Germania) di approfittare della loro rancorosa sonnolenza.

Ma purtroppo, quei diecimila facinorosi coi quali vorrei tornare non li trovo.

Forse non ne sono ancora emigrati abbastanza, di incazzati. O forse anche loro si chiedono quale sia il contenuto epico di una carica di cavalleria , quando la fai in un campo di cavolfiori. Per salvare i cavolfiori.

Io ancora ci spero, anche se non ci credo.

E no, non mi tirate fuori la solita "statistica che dimostra che". So scrivere numeri anche meglio di cosi', fregarmi non e' cosi' semplice.

martedì 4 giugno 2013

Il vero motivo per cui non tutti possono essere artisti.


Cos’è l’Arte?
Chi è l’artista?
Perché, oggi, si arriva a definire “artista” chi vince un programma televisivo di talento canoro?
O una qualsiasi popstar costruita a tavolino?
O un qualsiasi “caso letterario”, di solito femminile e minorenne e pruriginoso?

Ogni mestierante, ogni artigiano, ogni interprete, chiunque dimostri di essere sufficientemente tormentato (e di prendersi molto sul serio), oggi ha la patente di artista.

L’impressione è che “artista” sia oggi una parola usata con molta leggerezza. Se non abusata.
Però non accusatemi subito di snobismo, perché il mio criterio di discrimine non ha niente a che vedere con la qualità.
Il mio discorso è esistenziale.

Tutti sentiamo in noi qualche pulsione che definiamo “artistica”. Nessuno escluso.
Chiedete agli insospettabili. Perfino il mio ex macellaio Fernando, l’essere umano più rozzo che mi sia stato dato incontrare, andava in estasi per la sua collezione di boccali da birra. Collezionare era la sua arte.
Ognuno è disposto a concedere l’esistenza della Bellezza e ognuno coltiva qualche sua forma di estetismo. Si dice che il CSS è un’arte, ed è vero. Tanti programmatori si emozionano per un bel codice e ci vedono, sicuramente, qualcosa di artistico. La ricerca dell’arte intesa come tensione al Bello è in noi.
Diverso è, al massimo, il nostro grado di consapevolezza.

Per consapevolezza non intendo la raffinatezza. Intendo il rendersi conto di avere un impulso al bello che può declinarsi in qualche espressione.
Chi in questa vita può studiare, viaggiare, fare esperienze, spesso accresce il proprio livello di consapevolezza. E spesso, per il fatto di conoscere meglio la storia dell’arte, si sente più artista degli altri. Invece è solo più raffinato.

Chi è dispensato, grazie alla ricchezza, dalle grettezze della vita quotidiana, si sente spesso un prescelto. Crede di potersi, di doversi anzi, dedicare ai propri impulsi artistici. Quanti gentiluomini annoiati si davano, e si danno, all’arte, per passatempo e capriccio. Eppure erano e sono in buona fede, credono davvero di essere artisti, esteti, anime particolarmente sensibili e tormentate, un gradino sopra agli altri.

Ma l’arte ci mette un gradino sotto, non sopra. Cercare di sublimare la vita attraverso espressioni artistiche è una forma di fuga –comprensibile- dalla incomprensibile realtà. L’ho sempre pensato: l’artista è qualcuno che non sa vivere, felicità terrena e arte sono incompatibili. L’arte ti abita come un demone, ti spossessa del tuo corpo e ti spinge alla follia, al martirio. A prescindere dalla grandezza, dalla bellezza del risultato raggiunto, i veri artisti confermano lo stereotipo di essere persone “mezze matte”, perché hanno preso,consapevolmente, una distanza dalla vita.
Non serve ricordare gli artisti morti giovani, pazzi, suicidi eccetera. Anche chi non si è spinto verso le conseguenze più estreme dell’alienazione era un alienato. E ripeto: tutto questo indipendentemente dalla grandezza/bellezza del risultato raggiunto.

Bisogna scegliere se essere felici o essere artisti. Se essere nella vita o essere nell’arte. L’arte vuole ben piu’che dedizione. Vuole tutto il nostro essere. La convenzionalità non porta alla sua strada. E nemmeno il dolore, per quanto grande, se è convenzionale. E’ l’atteggiamento, il distacco dalla convenzione con cui siamo immersi nell’esistenza, che stabiliscono il primo passo. E non escludo che molti l’abbiano fatto quel passo, e poi, sconvolti, siano tornati indietro.


Ma oggi chiamiamo “artista” qualcuno che vince un programma come X Factor. Cioè il contrario di un alienato: un superintegrato, una persona che ha un dimostrabile successo, un vincente. Tecnologia e cultura hanno formato l’impressione che l’arte sia alla portata di tutti, raggiungibile senza fatica: tutti fotografi con Instagram (vedi l’ottimo articolo di Piero Vietti), tutti dj con Tractor, tutti scrittori con un laptop e un blog, tutti modelli con Photoshop, tutti registi con una Canon 5D e un Final Cut craccato. (Se non c’è una tensione collettiva a esser tutti pittori, è solo perché la pittura in questo momento storico non è trendy).

Dico raggiungibile “senza fatica” e non parlo banalmente degli sforzi per la padronanza della tecnica. Perché puo’ anche darsi che qualcuno, appassionandosi con Instamatic, si metta a studiare fotografia seriamente, e la conquisti, la tecnica. Puo’ anche darsi che qualcuno che non avrebbe mai posseduto una macchina da scrivere -figuriamoci imparato a usarla- scopra, picchiettando le dita in Word, una vena letteraria. La fatica di cui parlo è il sacrificio consapevole. Quanti si lasceranno realmente conquistare dal demone? Quanti avranno il coraggio di seguire quella voce fino in fondo?
Chi preferirà perdersi nel proprio trip rinunciando, se il caso, anche alle luci della ribalta?

Per definirsi artisti, sentirsi “fuori posto” aiuta, ma non basta. Fuori posto bisogna proprio starci, non solo sentircisi. Anche sentirsi “incompresi” è un buon inizio e un buon indizio. Abbracciare l’incomprensione della maggior parte degli uomini, accettarla come pedaggio dell’esser nati in questo mondo, è il passo successivo.

L’arte è esclusivista. Vuole che ci si chiuda a chiave dentro di lei. Stabilisce un confine tra l’artista e il mondo, un confine invalicabile, una soglia da cui non si torna.
L’arte chiede all’artista un sacrificio immane. L’arte puo’ anche essere una vocazione, ma è –comunque- una scelta. Non credo all’inevitabilità dell’arte. Anche Van Gogh e Ian Curtis avrebbero potuto salvarsi, tirarsi indietro.

L’artista si immola per l’umanità. L’artista va trattato con rispetto. Di lui dobbiamo essere orgogliosi. Ha avuto un coraggio che pochi hanno davvero: allontanarsi di un passo per riunirci tutti nel suo sguardo.
L’artista è colui che più di tutti merita onori e successo perché a lui onori e successo sono indifferenti. A lui interessa solo una cosa: l’arte per cui vive.

A tutti gli altri, a quelli che lo fanno per passatempo e in buona fede, e che di solito hanno più successo degli artisti veri, va tutta la mia comprensione. Ma non la mia stima.

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