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sabato 10 gennaio 2015

L'UNICA SATIRA UTILE

Viator
Anticorpi.info

La holy wood dei perculatori globali ha colpito ancora. Abracadabrae siamo tutti Charlie Ebdo, come nei filmetti in cui gli astanti si schierano dalla parte del simpatico rivoluzionario e contro i parrucconi reazionari, scatenando la reazione plaudente del pubblico pagante.

Il disprezzo professato da alcuni 'satiristi del cosiddetto 'mondo libero' verso argomenti considerati 'sacri' in culture e ambiti sociali in cui questa parola ha ancora un senso, secondo i paladini della liberté d'espressione è più che legittimo. Assolutamente. Siam mica trogloditi, Ciccio! In una società 'libera' la satira non può imbavagliarsi. Concetto che sarebbe anche giusto, a condizione però che una siffatta società oltre che 'libera' sia anche 'sana.' Perché una società sana non confonderebbe mai la libertà d'espressione con la licenza di profanare gli altrui valori in base alla convinzione di saperla lunga su concetti quali la religione e lo spirito, specie in un contesto storico come quello attuale, in cui certa gente anziché guardare la pagliuzza nell'occhio altrui dovrebbe percepire la trave piantata nel proprio didietro.

Il compianto Bernard Maris, tra le vittime della barbarie parigina, la trave l'aveva percepita. Dopo essere stato nominato consigliere centrale della Banque de France, la Banca Centrale francese, aveva iniziato a 'straparlare' di emissione monetaria e di soldi creati dal nulla.

Il problema è questo. Se una società non è libera - in quanto dominata a colpi di usura e manganello da una minoranza di sociopatici che pensano solo al potere, al sesso e a farsi di droga a danno di una maggioranza di popolazione che soffre la fame - né sana - in quanto rincretinita dal pensiero unico positivistico - allora forse le verità che la sua cultura pretende di diffondere tramite il dileggio e l'infinita ripetizione, non sono poi così cristalline e al di sopra di ogni sospetto, e tutti i bei discorsi sulla liberté e la verité finiscono nel gabinetto.


Naturalmente, condanna assoluta per la violenza in ogni sua forma, che sia attuata da un apparato di agenti neri al servizio della menzogna sistemica o da un manipolo di guerriglieri convinti che per difendere i propri valori, la propria religione, la propria cultura, la propria economia, sia necessario ammazzare la gente.

Sappiamo che esistono molte forme di violenza fisica. La violenza quotidiana delle stragi domestiche. La violenza di chi spruzza acido in faccia al proprio prossimo per manifestargli la propria contrarietà. Quella di chi approfitta della propria posizione dominante per infierire su individui indifesi come i bambini nelle scuole materne, o i disabili negli appositi istituti di cura. La violenza di chi indossando una divisa si sente autorizzato a manganellare donne e ragazzine, o ad ammazzare letteralmente di botte il povero cristo di turno tra le mura di una caserma.

Ed esistono forme di violenza non fisica le quali tuttavia possono influenzare la psiche di individui squilibrati e fungere da detonatore per l'esplosione della violenza fisica. La continua riproposizione di notizie, film e serie televisive in cui la violenza la fa da protagonista - ad esempio - non fa che desensibilizzare l'uomo comune rispetto all'idea di violenza, ed indurre le menti più labili a ragionare sempre in termini di violenza.

Molti autori della rivista Charlie Ebdo avrebbero evitato di esprimere il loro disprezzo verso l'Islam - ad esempio - in un locale pubblico di Teheran. Tale atteggiamento non sarebbe stato dettato da un fatto di sottomissione culturale, ma dal semplice buon senso. Perché gli ideali - o le ideologie - sono una cosa, mentre la realtà è tutta un'altra cosa. Perché quando urliamo al mondo intero il nostro disprezzo verso qualcuno o qualcosa non solo corriamo il rischio che la nostra violenza verbale sia captata da gente squilibrata che anziché replicare alla provocazione in modo consono passi alle vie di fatto, ma rischiamo che la nostra pubblica esternazione fornisca a una terza parte un movente per farci fuori e scaricare la colpa del nostro omicidio sulla parte contro cui avevamo rivolto le nostre esternazioni.

Signore e signori, benvenuti nel mondo reale, un luogo in cui gli ideali e le ideologie sono sempre sfruttati per perseguire tornaconto particolari.

Questo articolo non intende dilungarsi sull'analisi di quanto accaduto a Parigi per verificare se la versione diramata dai mass media sia plausibile. La rete trabocca di articoli e video che illustrano ottimamente la situazione. E' sufficiente cercare e non fermarsi alla prima riga di Google o al primo video (non censurato) di YouTube. Chi ha occhi per vedere, vedrà, chi non li ha, continuerà a trarre conclusioni Fallaci.
Questo articolo intende invece soffermarsi sul concetto di liberté d'espressione. La liberté di cui da un paio di giorni i nostri 'opinion makers' si stanno riempiendo la bocca.

Nella nostra 'cultura ineguagliabilmente progredita', la liberté d'espressione è di volta in volta giustificata o criminalizzata con gran disinvoltura, a seconda della convenienza politica. Ad esempio: se nella nostra cultura qualcuno si azzardi solo di striscio a ridiscutere la tragedia del genocidio ebraico, la sua liberté d'espressione è stigmatizzata e perseguita legalmente in quanto considerata istigazione all'odio razziale, mentre se prova a ridiscutere il genocidio degli indiani d'America, male che vada viene invitato a qualche talk show.

In questi giorni sta passando il messaggio che se qualcuno sia barbaramente ucciso per aver manifestato le proprie idee, quelle idee siano automaticamente elevate e giuste, mentre se qualcuno viene 'solo' insultato, perseguitato, boicottato, sanzionato, trascinato in tribunale per avere esercitato la propria liberté d'espressione, le sue idee siano indegne di tutela. La strage di Parigi è dolorosa come ogni evento di tale tragica portata, ma sarebbe da idioti misurare la validità di un concetto sulla base di quanti morti ammazzati provochi la sua esternazione. Eppure è proprio ciò che sta accadendo.


Insomma, dopo il terribile attentato di Parigi ed i fiumi di parole versati in questi giorni per sacralizzare la liberté d'espressione, ci si aspetta che i nostri 'opinion makers' diano un bel taglio alla stigmatizzazione dei vari luoghi comuni (ottusi come qualsiasi luogo comune) a sfondo razzista, omofobico e sessista. Che abbiano il buon gusto di ritirare i loro anatemi ispirati dalla 'correttezza politica.' Dopotutto, se l'ombrello è tuo quando piove, lo è anche con il sole. Mi aspetto che il prossimo vignettista che dipinga i gay come degenerati, o gli ebrei come avidi e intriganti, riceva quanto meno un encomio dall'ordine dei giornalisti come premio per il lodevole esercizio della libertè d'espressione. Se si può prendere bellamente in giro una religione professata da un miliardo e mezzo di persone, per colpire una presunta minoranza estremista, allora va da se che lo si debba poter fare sempre, in tutti i modi, verso qualsiasi cosa e senza temere di incorrere in alcuna ritorsione, sia essa legale o di 'riprovazione sociale.' Se penso alle condanne senza appello e all'istigazione al boicottaggio piovuti addosso a Guido Barilla il giorno in cui ha esternato con tono rispettoso e moderato la propria opinione sulla famiglia tradizionale, da parte degli stessi psicopatici bipolari che guardano altrove quando si ingiuriano le altrui fedi, si prostrano davanti a premier non eletti ed oggi invocano la liberté d'espressione, mi viene da chiamare la neuro.


Ricapitolando: lo scherno dei sacri valori altrui è lecito, auspicabile, in quanto testimonia il grado di liberté espresso da una cultura. In una società progredita ognuno può dire ciò che gli pare di tutto e di tutti. Perché - per dindirindina - Siamo Tutti Charlie Ebdo! Amen.
In futuro non mancherà occasione di valutare se siamo realmente Tutti Charlie Ebdo, o se qualcuno sia meno Charlie Ebdo degli altri.


Un'ultima osservazione più generica. La tanto osannata satira, così com'è comunemente concepita, cioè lo scherno del potere a beneficio delle masse, è del tutto inutile dal punto di vista della rivalsa politica e sociale. Di più: è funzionale al potere, con buona pace di chi disegnando la caricatura di un personaggio politico si senta tanto 'rivoluzionario.' Questo tipo di satira ha sempre assolto esigenze sistemiche che vanno dalla simpatizzazione popolare del caporale di turno, al mantenimento della percezione della democrazia, alla sensazione 'catartica' suscitata nelle masse oppresse.
Oggi più che mai l'unica satira realmente pericolosa per il potere, dunque realmente utile dal punto di vista politico - paradossalmente - è quella che si burla del comune cittadino, della sua dabbenaggine, la sua cecità, la sua sottomissione, il suo rincretinimento. Che spiattella in faccia all'uomo comune la sua condizione miserabile. Mi viene in mente il film Fantozzi, oppure il cartone I Simpson. Tutto il resto è giustizia onirica, catarsi, o propaganda.

venerdì 2 gennaio 2015

IL CERCHIO MAGICO

Mi scuso in anticipo se qualche lettore più esperto troverà questa esposizione troppo sommaria. Lo scopo di questo articolo è quello di semplificare ed esporre il concetto più generale di FUNZIONAMENTO di un cerchio magico.
Per una ricerca più approfondita sono a disposizione.Potete contattarmi tramite commenti.
BUONA LETTURA


La ricerca personale, l'informazione e lo studio (quello vero, quello "matto e disperatissimo" come diceva Giacomo Leopardi) sono il primo vero passo verso la libertà e l'indipendenza. 
Questo perché sono le uniche armi che ti permettono di spezzare le catene che ti tengono legato ed evadere dal recinto che il POTERE - quello con la P maiuscola, quel Potere che attraversa i secoli e le ere ed utilizza gli Uomini e le strutture che essi creano per auto preservarsi - ti ha DISEGNATO ATTORNO.

In antichità si dava un nome unico a cose che noi uomini moderni annotiamo di volta in volta sotto al nome di politica, informazione, religione, medicina, istituzioni, ossia tutto ciò che va a formare il Potere. Gli antichi definivano queste "sfere di potere" CERCHI MAGICI.

IL CERCHIO

Il cerchio è una figura geometrica che "comprende" ed allo stesso tempo "separa" ciò che è all'esterno da ciò che è al SUO interno.

L'ESTERNO è rappresentato dalla realtà, dalla causalità, dall'UNIVERSO e le sue leggi fisiche (quelle conosciute e quelle ancora sconosciute).

All'INTERNO invece, vigono le leggi di chi questo CERCHIO MAGICO lo ha disegnato per scopi di potere e prevaricazione.






IL MAGO

Chi disegnava (e disegna) il CERCHIO, un tempo era definito MAGUS, il più delle volte era
un alchimista con forti conoscenze nascoste ai più (bastava fossero nascoste alle sue vittime).
Egli separava dal resto della REALTA' le PROPRIE REGOLE e manipolava le informazioni a discapito di chi non aveva le sue stesse conoscenze. Una volta compiute tutte le operazioni condizionate al CERCHIO, le nuove "leggi" che il Magus aveva predisposto prendevano senso e, per chi entrava nel cerchio, divenivano regole meccaniche.

La validità di tali leggi era avvalorata dall'accettazione di chi vi entrava, accettazione naturalmente manipolata da chi aveva predisposto il CERCHIO stesso.
A quel punto la nuova realtà era pronta a prendere vita.


IL PENSIERO MAGICO ED IL POTERE

Ogni organo di potere nella Storia dell'Uomo si è avvalso del meccanismo della creazione di CERCHI MAGICI, in quanto il pensiero magico, quello che permette alla gente comune di ragionare al di fuori degli schemi logici di causa effetto -se essa si trova all'interno di uno di questi cerchi (quello che oggi distinguiamo in pensiero politico, religioso, scientifico, etc.) - è accessorio al Potere stesso.
Il pensiero magico non permette di chiederti se una cosa che desideri la vuoi veramente o è solo il risultato di uno dei meccanismi del CERCHIO in cui ti trovi.
Tutta la nostra società è intrisa di pensiero magico.
Il consumismo ne è un esempio lampante:



se fai 6 ore di fila per il nuovo IPHONE è solamente perché ti trovi dentro un CERCHIO MAGICO disegnato da qualcuno che, senza che tu ti chieda nulla, ti fa fare ciò che vuole, sottraendoti soldi(tanti soldi), tempo ed energie.



L'unico modo per uscire da uno di questi CERCHI MAGICI è prima di tutto cercare di delinearne i confini, poi conoscerne le tecniche di menzogna ed illusione e poi iniziare a COMPRENDERE la realtà al di fuori del CERCHIO,quella vera, in modo da scorgerne i meccanismi e le influenze...uscendo così dalla logica del CERCHIO e del MAGUS che lo ha delineato.

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