mercoledì 12 dicembre 2012

ANCORA SU EGGREGORE ED ETAT D'ESPRIT E CONTAGIO EMOZIONALE...

Per un approfondimento sul tema delle eggregore vi consiglio di leggere il mio precedente articolo su questo blog: EGGREGORE, ETAT D'ESPRIT E CONTAGIO EMOZIONALE

Il video seguente affronta una parte significativa del tema del contagio emozionale:
Il contagio emozionale verso terzi.
Buona visione!



Prometeo

giovedì 6 dicembre 2012

STUDIO SHOCK SULLE MAMMOGRAFIE: IL PROFITTO PRIMA DELL'ETICA?



Lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine: nel 93% dei casi le "diagnosi precoci" non hanno benefici per il paziente
La notizia apparsa sul New York Times

La mammografia è un esame che serve a scongiurare il rischio di tumore alla mammella. Un recente studio americano mette però in risalto un altro uso, molto meno nobile, di questo esame medico. Ogni anno infatti un milione di donne americane sarebbero indotte a sottoporsi a trattamenti costosi, non necessari e tossici per la cura di presunti tumori emersi con la mammografia. Errore o bufala medica? 
Lo studio nasce dall'analisi del conflitto di interesse negli oncologi, attratti dai profitti generati dall'industria del cancro e dalla somministrazione di chemioterapici al punto di abbandonare i principi imposti dall'etica professionale. Lo studio statistico condotto negli USA è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine. 

Nel 93% dei casi le "diagnosi precoci" non hanno benefici per il paziente 

"Abbiamo riscontrato che l'introduzione dello screening ha portato 1,5 milioni di donne alla diagnosi di cancro alla mammella in fase iniziale" racconta uno degli autori dello studio, il Dr. Gilbert Welch. Questa potrebbe essere interpretata come una buona notizia dal punto di vista delle prevenzione perché ci hanno sempre detto che una diagnosi tempestiva aumenta le possibilità di guarigione. Ma secondo quanto scoperto dal team di ricerca del Dr. Welch molte volte una diagnosi precoce è una menzogna raccontata per generare allarmismo. 

Il confronto tra la riduzione dei casi di tumore in fase terminale e l'aumento delle diagnosi precoci evidenzia che i conti non tornano: "Abbiamo scoperto che ci sono state solo 0,1 milioni di donne in meno con una diagnosi di cancro alla mammella in fase terminale. La discrepanza significa che c'è stata molta diagnosi inutile ed esagerata: a più di un milione di donne è stato detto di avere un cancro in fase iniziale -molte delle quali hanno subito chirurgia, chemioterapia o radiazioni per un cancro che non le avrebbe mai fatte stare male. Anche se è impossibile sapere chi siano queste donne, il danno è evidente e serio". 

Stando ai numeri l'incidenza di falsi positivi è del 93%. Queste donne si sottopongono alla chemioterapia per scongiurare uno stadio terminale al quale non sarebbero mai comunque arrivate verosimilmente. 

Donne guarite dal cancro: ma in realtà non erano malate 

In altre parole "il cancro alla mammella è stato over-diagnosticato in almeno 1,3 milioni di donne americane negli ultimi 30 anni." Conseguenza di questa tendenza è stata la promozione dell'esame mammografico: "Nessun altro test clinico è stato tanto pubblicizzato come la mammografia, gli sforzi sono andati oltre la persuasione e sono arrivati alla coercizione. E chi la proponeva ha usato le più fuorvianti statistiche di screening a disposizione: i tassi di sopravvivenza." 

Di seguito riportiamo anche la notizia apparsa sull'agenzia italiana TmNews che riassume quando detto sopra: 

"Le mammografie di routine hanno portato negli ultimi trent'anni oltre un milione di donne negli Stati uniti a sottoporsi inutilmente a terapie o a interventi chirurgici, quando invece questi tumori non avrebbero mai raggiunto uno stadio avanzato. Lo afferma uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM) datato 22 novembre, che getta ulteriori ombre sull'efficacia di questo esame, fortemente incoraggiato ma oggetto di controversie. 

"Abbiamo concluso che le mammografie hanno individuato dei tumori che non si sarebbero mai sviluppati sino a provocare sintomi clinici in almeno 1,3 milioni di donne negli ultimi trent'anni", scrivono gli autori dello studio, Gilbert Welch della facoltà di medicina Dartmouth (nel New Hampshire) e Archie Bleyer dell'Università delle Scienze dell'Oregon. Spesso i trattamenti cui le donne vengono sottoposte sono molto invasivi - trattamenti radiologici, chemioterapici, ormonali - che sarebbe preferibile evitare se non nei casi indispensabili, scrivono i ricercatori, che hanno basato lo studio su dati epidemiologici. Lo studio sostiene inoltre che la forte diminuzione della mortalità a causa di tumori al seno si spieghi soprattutto con il miglioramento dei trattamenti, piuttosto che con l'individuazione precoce dei tumori con la mammografia." 

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