domenica 25 luglio 2010

PENSIERI E PAROLE DI UN GIOVANE CAPO DEL MONDO. - cap.2 "Le Moltitudini"

 PENSIERI E PAROLE DI UN GIOVANE CAPO DEL MONDO
Capitolo 2
LE MOLTITUDINI
scritto da BIG S


Ieri ho fatto un sogno.
Ero li, in alto, sul podio.
Parlavo alla gente. Era la Mia gente.Incitavo.Esortavo.
Ero un capo.
Ero il capo.


[1]
Ah,il popolo!(Pensavo)
Il popolo non ti vota perchè tu possa eseguire il suo programma, il popolo ti elegge perchè crede di potersi fidare di te, perchè tu lo sollevi dalla grande responsabilità di doversi autogovernare.
Il popolo vuole un leader, uno che parli al loro stomaco e pensi per le loro teste. Che dica loro come dormire,cosa mangiare e verso dove marciare.
La gente non sa cosa farsene della Libertà.
E il popolo ancora meno.
La Libertà parla un linguaggio che il popolo non può comprendere, è fatta di colori che il popolo non può vedere.


Beh...Avete presente quei criceti che mettiamo in gabbia?Che nascono in gabbia, si nutrono in gabbia, crescono e muoiono sempre nella medesima sporca gabbietta di metallo e cereali?
Bene.
Ora prendiamo questa gabbietta con dentro il criceto ed andiamo in un bosco.Arrivati apriamola.
Questi gli scenari possibili:

  1. Il criceto scappa scomparendo tra gli alberi.Nella maggiore delle ipotesi morirà divorato da animali selvatici, schiacciato dalle ruote di un tir o consumato dalla fame e dagli stenti.
  2. Il criceto rimane nella gabbietta,schiacciato ad un angolo, intimorito dal rumore di apertura della porticina.
  3. Il criceto fugge scomparendo tra gli alberi.Appagato dall'autonomia ritrovata.Salvo rifugiarsi nuovamente nella sua amata gabbia subito dopo aver fiutato il primo segnale di pericolo.
 Ecco.
Quel criceto è proprio il Popolo.
[...]


[2]
La Gente ha paura della Libertà. E se non trova un leader forte che la privi di questa cosa che tanto acclama, si sente abbandonata a se stessa.
La Sovranità del Popolo non è che un'effimera giustificazione.Quest'ultmo delega ai Pochi le decisioni importanti che poi vengono rimesse di fronte alla moltitudine che può solo accettarle
("Qualora mancasse il consenso c'è la forza"- Benito Mussolini)


E in quel momento io ero uno dei Pochi.
Provavo l'onnipotente sensazione di trovarmi di fronte ad una moltitudine per la quale non contava ciò che dicevo, ma come lo dicevo.Una moltitudine che si dissetava con le mie parole, ammirando la forza e la brutalità con le quali le imprimevo nelle loro menti.
Accanto a me una lunga fila di politici, portaborse, segretari.Leccaculi.
Alcuni anche modestamente ingegnosi ed acuti, ma pavidi. Privi di quella spinta di autonomo coraggio che distingue il sovrano dal suddito.
Li osservavo.
Erano come cani a guardia di un gregge.Avrebbero potuto fomentare una rivolta, un golpe, un colpo di stato assieme a quella moltitudine di pecore in cerca di un pastore.
Loro erano di più.
Se solo avessero voluto.
Se avessero potuto.

[3]
Invece erano tutti li, pronti a legittimare la mia autorità.Ebri dell'illusione di essere depositari di un'autonoma sovranità che in quel momento delegavano a me.
Ma la mia autorità non l'avevo ricevuta da da loro, altrimenti non sarei autonomo, autarchico, sarei uno dei tanti, immerso nella moltitudine...
E il numero, per quanto grande esso sia, accresce solo la mia Forza, non la crea.Ne tanto meno può distruggerla.
Un branco sterminato di pecore è pur sempre meno capace e valido del pastore. Egli si avvale dei propri cani per tenere insieme il gregge, ma questi non sono in grado di tenere un branco da soli, ne di consigliare al pastore cosa fare, perchè non ne hanno le capacità
[continua...]


Big S

1 commento:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

DEVI ASSOLUTAMENTE VISITARE QUESTO BLOG: