venerdì 25 gennaio 2013

L'esperimento di Asch - Il conformismo

Articolo estratto dal blog santaruina.it



Nel 1956, Asch realizzò l’esperimento che lo rese noto nell’ambito della psicologia sociale.
L’assunto di base del suo esperimento consisteva nel fatto che l’essere membro di un gruppo è una condizione sufficiente a modificare le azioni e, in una certa misura, anche i giudizi e le percezioni visive di una persona. Il suo esperimento si focalizzava sulla possibilità di influire sulle percezioni e sulle valutazioni di dati oggettivi, senza ricorrere a false informazioni sulla realtà o a distorsioni oggettive palesi.
Il protocollo sperimentale prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 complici dello sperimentatore all’insaputa dell’ottavo, si incontrassero in un laboratorio, per quello che veniva presentato come un normale esercizio di discriminazione visiva. Lo sperimentatore presentava loro delle schede con tre linee di diversa lunghezza in ordine decrescente; su un’altra scheda aveva disegnato un’altra linea, di lunghezza uguale alla prima linea della prima scheda. Chiedeva a quel punto ai soggetti, iniziando dai complici, quale fosse la linea corrispondente nelle due schede. Dopo un paio di ripetizioni “normali”, alla terza serie di domande i complici iniziavano a rispondere in maniera concorde e palesemente errata; il vero soggetto sperimentale, che doveva rispondere per ultimo o penultimo, in un’ampia serie di casi iniziava regolarmente a rispondere anche lui in maniera scorretta, conformemente alla risposta sbagliata data dalla maggioranza di persone che aveva risposto prima di lui. in sintesi, pur sapendo soggettivamente quale fosse la “vera” risposta giusta, il soggetto sperimentale decideva, consapevolmente e pur sulla base di un dato oggettivo, di assumere la posizione esplicita della maggioranza (solo una piccola percentuale si sottraeva alla pressione del gruppo, dichiarando ciò che vedeva realmente e non ciò che sentiva di “dover” dire).

Si veda anche:

- Popolo e conformismo, un appunto
- Popolo e conformismo II

martedì 22 gennaio 2013

LA PAURA IMMAGINARIA E' ALLA BASE DELLA NEVROSI INFANTILE

La paura è la nostra reazione a un'aggressione che viene configurata come tale non dalla realtà ma dal nostro filtro cognitivo.
Il nostro rapporto con il mondo non è diretto. Esso passa attraverso il nostro cervello. 

E' nel nostro cervello, che c'è il filtro cognitivo quindi noi non vediamo la realtà, ma la nostra interpretazione della realtà.
Come ha detto Patanjali: "la percezione è il prodotto dell'incontro dell'oggetto con l'autoimmagine del soggetto e le sue emozioni."
Tutte le volte che non hai davanti materialmente ciò di cui hai paura, si tratta di una paura immaginaria.

Ad esempio quando hai paura di prendere un aereo, a causa degli incidenti ad alta quota.
Certo è possibile. Ma il possibile non è reale.
Perché l'insieme delle cose possibili è infinito.
Mentre l'insieme delle cose reali non solo è finito, ma è molto limitato.

Pigliarsi paura sulla base di una semplice idea è tipicamente INFANTILE.
Il bambino è pieno, di paure immaginarie perchè le paure immaginarie sono tipiche dei bambini (generano paura, insicurezza, ansia, depressione, angoscia e attacchi
di panico)
E' normale, che un bambino abbia questi stati d'animo: è un bambino! Non è in grado di sopravvivere. E quindi ha paura di tutto.
Ma poi il bambino diventa grande. E quando diventa grande gli passa. Dovrebbe smettere di avere paure immaginarie, mantenendo solo quelle reali, che sono sanissime.

Se quando cresci però, non diventi un'adulto, ma
rimani un bambino e continui ad avere paure immaginarie, paura di tutto, allora sei un'adulto che si comporta come un bambino: sei un'adulto che si crede un bambino!

Come uno che si crede Napoleone. Ma uno che si crede Napoleone è matto, perché non è in corrispondenza con la realtà e questo costituisce una malattia.
Il non essere in corrispondenza con la realtà è una malattia. Si chiama NEVROSI!
E comportarsi da bambini ed avere paure immaginarie quando si è adulti è nevrotico perché non si è in corrispondenza con la propria realtà di adulto.

La NEVROSI INFANTILE, infatti, consiste nella persistenza della personalità infantile nell'adulto(non è una pazzia,perchè diversamente da essa è guaribile).

Per liberarsi per sempre della paura immaginaria bisogna smetterla di fare i bambini e diventare adulti.
Solo così, si guarisce dalla nevrosi infantile.
Perché è la nevrosi infantile, che ci fa rimanere bambini.
È la nevrosi infantile, che ci fa vivere di paure immaginarie e ci rovina la vita.

La nevrosi infantile presenta disturbi serissimi, gravi, invalidanti: attacchi di panico, paura generalizzata, ansia, depressione, angoscia, comportamenti maniacali o fobici, bipolarità, insicurezza,INFELICITA' CRONICA.

La nevrosi infantile oggi è diffusissima. Perché oggi, nelle società agiate, diventare adulti è difficile.
Perché?
Perché per diventare adulti bisogna staccarsi dai genitori e imparare ad ARRANGIARSI DA SOLI,come fanno tutti gli animali in natura, Uomo e Donna compresi.

Certo, questo comporta un trauma, ma è un trauma naturale e necessario.
Tuttavia oggi, nelle società agiate, questo distacco non avviene quasi più. Perché?
Perché nelle società agiate i genitori si possono permettere il lusso di mantenere i figli fino a età avanzata.
In Italia l'età media di permanenza con i genitori, secondo i calcoli
dell'ISTAT effettuati nel Duemila, è trentaquattro anni.
L'Italia è la patria dei BAMBOCCIONI.
E quindi della nevrosi infantile.
E quindi della paura.

Il distacco dai genitori, che dovrebbe coincidere con l'acquisizione
dell'autonomia da parte dell'adolescente, è sempre comunque un trauma, anche se naturale e fisiologico. 
La sua rilevanza traumatica dipende però dai genitori, a seconda se favorenti o impedenti questo processo. Più essi lo ostacolano, più esso è traumatico.
Gli adolescenti hanno sempre un sano istinto al distacco e all'autonomia, ma i genitori possessivi spesso soffocano o uccidono questo istinto. Perché?
Perché sono a loro volta dei bambini che usano i figli come fornitori affettivi. Cioè come genitori di loro stessi e naturalmente non li vogliono mollare.

Lasciare i genitori non basta, se si passa da un genitore all'altro. Perché passare da un genitore all'altro non risolve il problema.

Ci sono quelli che lasciano casa, ma se ne fanno comprare un'altra dai genitori, dai quali si fanno pagare mutuo\affitto.
Ci sono quelli che lasciano la casa dei genitori per andare a vivere da un'altro parente, dal quale si fanno continuare ad accudire.
Ci sono quelli che si sposano semplicemente per cambiare genitore, e non guariscono.

Per diventare adulti bisogna imparare a fare a meno dei genitori, di qualsiasi genere e tipo.

- Estratto e riadattato da: LA PAURA E' UNA SEGA MENTALE di G. C. Giacobbe -

Prometeo

mercoledì 9 gennaio 2013

Dalle principesse delle fiabe alle donne moderne...come le fiabe hanno cambiato le donne!

Per meglio comprendere questo articolo vi invito a dare un'occhiata a 2 miei articoli precedenti:
L'INGANNO PIU' GRANE - prima parte: per comprendere meglio il rapporto tra coscienza, ego ed educazione.
GLI ARCHETIPI, LE FORME ED IL SIMBOLISMO NELLE FIABE PER BAMBINI: un'introduzione al rapporto tra fiaba, simbolo ed educazione.
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che' la diritta via era smarrita

"Donne! Avete smarrito la retta via!"
Questo è il grido che sommessamente dovrebbe essere ripetuto dalle righe delle fiabe contemporanee...se ce ne fossero di nuove.

Il problema della perdita di indentità femminile nelle donne di oggi, passa per alcune fasi della crescita evolutiva che sono state danneggiate incoscientemente o consapevolmente -ma in modo colposo- da chi doveva occuparsi della loro crescita (genitori o chi ne ha fatto le veci) e da chi doveva occuparsi della loro integrazione sociale (media e agenzie educative).

GLI INCIDENTI DI CRESCITA
- Un'infanzia (0-6 anni) durante la quale non si è stati capaci di trasmettere i princìpi fondamentali e tipici di un identità forte, in cui si è lasciato spazio ad ambiguità sulle figure cardine che andranno a formare la bivalenza interiore dell'adulta;
- un'adolescenza nella quale non si è stati capaci di traghettare una figlia verso il suo "essere una piccola donna", non si è stati capaci di insegnarle l'unicità e il valore del proprio corpo, e quindi il rispetto per se stessa;
- un'età post-adolescenziale durante la quale non si è stati in grado di insegnare a propria figlia  le insidie che si nascondono nel mondo "la fuori", l'importanza di trovare un uomo che sappia essere marito e padre e non solo amante, e la completezza di essere donna e madre.
Questi sono incidenti nella maturazione di una donna, che non le permetteranno in futuro di avere una vita sentimentale totalmente felice, una scelta del partner oculata, ma soprattutto un integrazione sociale completa.
Chi è incappata, suo malgrado, in uno o più di questi "incidenti di percorso" fa più fatica delle altre a riconoscersi ed integrarsi nel mondo come figlia-donna-madre, un trinomio imprescindibile per la corretta crescita individuale di qualsiasi esemplare di sesso femminile.

LE FIABE LO SAPEVANO
Molti uomini hanno sempre pensato che tra i motivi principali della perdità di identità femminile vi fossero le miriadi di fiabe su principi e principesse che riempiono la testa di ogni bambina da generazioni e generazioni.
Ad una prima osservazione pare essere così: ogni bambina, non appena divenuta donna, cerca il suo principe azzurro a tutti i costi, continuandolo a sognare nonostante abbia trovato un cavaliere, che però tanto azzurro non è!
Ma da un'analisi più attenta mi accorgo che il problema principale non sono le fiabe, ma la loro mancata spiegazione.
Infatti da che mondo è mondo, le fiabe più famose hanno come protagoniste delle donne...mai degli uomini. 
Chi ha scritto le fiabe che oggigiorno ci raccontiamo, conosceva bene le insidie che si nascondono nel percorso di maturazione di una donna.
Quindi, l'assenza di una figura che spieghi, durante l'età evolutiva, il simbolismo di questi racconti carichi di significato, espone ogni bimba ad un'interpretazione soggettiva, errata e superficiale. Poco male,direte. Sono solo fiabe. 
Ma quelle interpretazioni, insidiandosi nella mente della piccola, creeranno convinzioni errate ed errate categorie di pensiero talmente radicate ,che inevitabilmente porteranno ad errati schemi di crescita ed a comportamenti sbagliati.

IL PRINCIPE E LA PRINCIPESSA: QUESTI SCONOSCIUTI
Prima di tutto bisogna capire cosa rappresentino il principe e la principessa.
In questa mia analisi, tralascerò il significato spirituale (anima, spirito, coscienza, volontà,etc..) di queste figure affrontando solo ed esclusivamente il loro significato sociale ed educativo, ed il loro ruolo transazionale, ossia della formazione degli schemi che intervengono nelle relazioni tra due persone.
Chiunque voglia approfondire anche l'aspetto spirituale lo invito a leggere l'altro mio articolo: GLI ARCHETIPI, LE FORME ED IL SIMBOLISMO NELLE FIABE PER BAMBINI

Il principe e la principessa vengono erroneamente identificati nell'uomo e nella donna comuni. 
Niente di più sbagliato.
Per iniziare a comprendere il reale significato delle fiabe bisogna capire che questi due personaggi non sono due persone qualunque, ma sono due esseri umani che si trovano a metà di un processo di maturazione individuale che culminerà gioco forza in una unione.
Potremmo identificarli a livello più semplice come due adolescenti e ad un livello più complesso come un uomo ed una donna nel mezzo di un cammino di autoconoscenza e consapevolezza che li porterà ad intraprendere un percorso di vita assieme.
La fiaba aveva il compito di insegnare alla giovane donna, essendo l'essere più importante della società in quanto procreatrice e quindi simbolo di prosperità e di continuazione della specie, in che modo prepararsi alla futura vita con il partner, come arrivarci e per quale motivo.
Il primo accento va sul significato archetipico della principessa e del suo complementare principe, non ancora regina e re, ma comunque degni di regalità e di titolo nobiliare.
Il non utilizzo di titoli regali superlativi come re e regina, sta a sottolineare la non completa maturazione della protagonista e del suo salvatore, ma nello stesso tempo la loro volontà di compiere il percorso, quanto arduo sia.
E' come dire che: "Ognuna è principessa perchè vuole diventare regina".
Quando le loro peripezie finiscono, in ogni fiaba troviamo l'episodio dell'incoronazione.
La corona cinge il capo, ed è quindi simbolo della padronanza completa della mente e della coscienza a discapito degli istinti più bassi e delle passioni più becere.

MEGLIO IL PRINCIPE O IL CACCIATORE?
In ogni fiaba la principessa aspetta l'arrivo salvifico del principe.
Il principe è legato all’archetipo dell’eroe, ad un’idea di giovinezza, di splendore, di bellezza che si tramutano in valore e forza vincente; alle azioni da compiere, alla presa di responsabilità, all’accettazione dell’ amore che viene dal principio femminile opposto. Elementi che hanno il potere di trasformarlo, che ne fanno emergere il polo positivo, la coscienza superiore. Si pensi alle fiabe in cui il ranocchio diventa un principe con il bacio della principessa, o la bestia, amata da Bella, torna ad esser principe.

Ma questo archetipo ha due antitesi:

- Il Vagabondo. L'errante, chi va alla deriva privo di ogni altra influenza, questo aspetto delle forze vitali interiori evita ogni impegno, rifiuta di diventare adulto e finisce col restare sempre infantile, anche nella vecchiaia, piuttosto che accettare la sua condizione di Uomo(l'eterno Bambinone).
- Il Cacciatore. Una passione piena di curiosità per l'avventura, che poco si sposa però con la pazienza, il sacrificio, la dedizione.
Uno degli errori principali della donna odierna è il preferire il cacciatore al principe.
Un film da poco uscito nelle sale cinematografiche, che si chiama per l'appunto: Biancaneve e il Cacciatore, pone l'accento su questa scelta errata.
Il cacciatore sa essere coraggioso, protettivo e tenace, ma non perchè innamorato della principessa, ma per semplice scelta di vita: il cacciatore è cacciatore con ogni altra donna, non solo con la sua principessa.
(infatti il film sottolinea che una principessa che concede il suo cuore al cacciatore, non potrà essere risvegliata dal principe, nonostante il bacio. Il mancato accostamento al principe non le permetterà di divenire regina, o come accade nel film, diverrà regina solo per la morte della matrigna e sarà destinata comunque ad una vita sola ed infelice, proprio come colei di cui ha preso il posto).

In ultima analisi l’archetipo dell’eroe-principe non va confuso con quello del Guerriero o del Cavaliere, altre due importanti sfumature del maschile, anche se l’energia attiva e la lotta per un ideale sono le stesse. Il guerriero si realizza nella lotta ed annientamento del nemico, il cavaliere nell’obbedienza ad un sovrano o ad una causa, l’eroe invece può lottare e combattere, può anche aderire ad ideali altrui, ma il suo scopo è l’integrità e la ricerca di un significato più profondo nella vita.

DONNE HO UNA BRUTTA NOTIZIA PER VOI: LA PRINCIPESSA SI CONCEDE SOLO AL PRINCIPE
La principessa rappresenta la femminilità idealizzatala dolcezza, la purezza, l’innocenza, la bellezza unite all'amore, alla bontà e alla generosità.
La purezza e l'innocenza,inoltre, possiamo definirle come le qualità fondamentali che permetteranno al principe di innamorarsi di lei e quindi di essere salvata.

Per capire meglio questo concetto, assassinato in anni ed anni di "terrorismo femminista", bisogna però precisare alcuni meccanismi comuni ad ogni fiaba.

- La principessa attende il suo principe, anche se non lo ha mai visto: sa che c'è e che verrà. Nel frattempo fa in modo di maturare individualmente e intraprende il suo percorso di regina, un percorso spirituale e di autoconoscenza che la porterà a divenire una donna adulta.

- Non è la principessa a cercare il principe, mai! Una principessa che si mettesse in groppa ad  un cavallo ed iniziasse ad errare alla ricerca del partner prediletto si esporrebbe solamente alle molteplici insidie  presenti fuori dal "castello" e vedrebbe di certo violata la sua innocenza, incappando in incantesimi di streghe e maghi malvagi, rischiando di essere "rapita" da orchi e principi delle tenebre perdendo la retta via, dimenticandosi del suo obiettivo primario.
Inoltre il percorso di ricerca e di salvataggio è un percorso che la principessa non può risparmiare al principe in quanto l'affrontare quelle avversità fa parte dell'iter di maturazione ed autorealizzazione che il principe compie per diventare re-sovrano-padre.

- La principessa bacia solo il suo principe.
Non si è mai letto di una principessa che vada in giro a baciare o ad appartarsi con tutti i principi che incontra. 
Sarebbe paradossale.
La purezza diviene un ingrediente fondamentale in quanto è l'unica che può assicurare l'unicità dell'incontro, e senza l'unicità dietro quel bacio, non ci sarà risveglio o salvezza ne per la principessa,ne per il principe.

Tradotto in termini odierni: la tendenza della cultura contemporanea ad una sessualità libertina e sfrenata porta le donne ad una dipendenza dal sesso, che si tramuta in un'assuefazione dei rapporti che porta inevitabilmente alla svalutazione dell'incontro con il "partner della vita".
Ricordandoci del trinomio figlia-donna-madre che esiste in ogni essere di sesso femminile, possiamo concludere che uno scarso valore dato al proprio corpo di donna, nasconde anche uno scarso valore dato al proprio corpo di madre e quindi alla prole che quel corpo genererà.
Siete proprio sicure che volete incontrare un principe in queste condizioni?
Ma soprattutto: quale principe vuole una donna così come propria regina?

BREVE TRATTATO SUI CONCETTI DI CASTITÀ E VERGINITÀ  NELLE FIABE
PERCHE' SI CONFONDONO SPESSO LE DUE CONDIZIONI?
In nessuna fiaba viene messo l'accento sulla condizione sessuale della protagonista.
L'unica cosa che si evince è che dal momento della nascita fino a quello dell'incontro con il principe, la fanciulla si mantiene pura e incontaminata, condizione che coincide in tutto e per tutto con quella di una persona che si vota alla castità, concetto ben diverso da quello di verginità.
E perché mai la castità sarebbe stata confusa con la verginità, ma soprattutto per quale motivo al giorno d'oggi si da più valore alla seconda a discapito della prima?

La verginità è il termine adoperato per connotare la condizione fisica e mentale di una persona che non ha mai avuto un rapporto sessuale completo.
In un senso più ampio del termine(quindi in SENSO LATO), verginità indica uno stato di purezza, di immodificazione rispetto ad uno stato originario.

Invece il termine castità si riferisce alla condizione di chi, pur non essendo vergine, sceglie di astenersi dall'avere rapporti sessuali, per esempio per motivi etici, religiosi o per fedeltà al proprio partner.
In tutte le culture la castità è considerata una virtù, strettamente correlata alla temperanza, e viene intesa come un astenersi dagli eccessi o dalle implicazioni peccaminose del sesso (in questo senso, la castità viene considerata conciliabile con i rapporti sessuali fra coniugi). 
La castità è la virtù opposta al vizio capitale della lussuria ma l'intimità sessuale tra coniugi è  considerata casta da tutte le confessioni.

Quindi la castità è una condizione non tanto fisica, quanto mentale. Si può benissimo essere casti pur non essendo vergini(come la maggior parte dei sacerdoti cattolici; quelli sani di mente).

Nelle fiabe viene sottolineato il raggiungimento di uno stato di castità mentale da parte della principessa, che denota temperanza, devozione e forza d'animo, caratteristiche tipiche di ogni donna(quelle sane di mente).

LA SIRENETTA DISNEY,ETERNA INSODDISFATTA,  COME PIONIERA DELLA CHIRURGIA PLASTICA.
ovvero come modificare le generazioni attraverso un cartone animato
Venezuela - Ariel, la bella e dolce sirenetta della Walt Disney, volto involontario di una clinica di chirurgia estetica. E' successo in Venezuela. Nello sponsor della clinica venezuelana Dempere, Ariel appare ben lontana dall'immagine innocente di principessa Disney a cui siamo abituati: sdraiata a pancia in giù, forme sensuali e sguardo ammiccante.
E ovviamente, al posto della coda da sirena campeggiano due lunghe gambe. Sotto, la scritta: "We make fairy tales come true", ovvero "facciamo diventare le favole realtà".
LA SIRENETTA,QUELLA ORIGINALE di Hans Christian Andersen, vive sul fondo del mare con suo padre il Re del Mare rimasto vedovo, sua nonna, e cinque sorelle maggiori. A quindici anni(piena adolescenza), secondo la tradizione delle sirene, le viene concesso di nuotare fino alla superficie per guardare il mondo sopra il mare. La Sirenetta ha così modo di vedere una nave comandata da un bellissimo principe, di cui s'innamora...

La nave viene travolta da una terribile tempesta, ma la Sirenetta riesce a salvare il principe e portarlo in salvo su una spiaggia vicino a un tempio; il principe ha perso conoscenza e non ha modo di vederla.
La Sirenetta passa i giorni che seguono sospirando e sognando del principe.
Alla fine decide di recarsi dalla Strega del Mare, che le vende una pozione che le consentirà di avere le gambe come gli umani, in cambio della voce, così le taglia la lingua(togliendole la possibilità di comunicare ma anche di "gustare" le cose della vita); inoltre camminare sarà come essere trapassata dai coltelli e non potra più tornare ad essere una sirena.
Però se il principe s'innamorerà di lei e la sposerà, la Sirenetta otterrà un'anima; se sposerà un'altra, al sorgere del sole del giorno dopo le nozze la Sirenetta morirà di crepacuore trasformandosi in schiuma di mare.
La Sirenetta beve la pozione e incontra il principe, che è attratto dalla bellezza e dalla grazia della fanciulla. La Sirenetta purtroppo non può parlare, e l'affetto del principe per lei non si trasforma in vero amore.
Un giorno il principe si reca in un regno vicino in cerca di una moglie. Si scopre che la figlia del re di quel regno è una ragazza che aveva trovato il principe sulla spiaggia dopo il naufragio. Il principe si ricorda di lei come di colei che l'aveva salvato, se ne innamora e presto le nozze vengono annunciate.
La Sirenetta è disperata e al sorgere del sole si lancia in mare, dissolvendosi in schiuma di mare.

UN PO' DIFFERENTE COME FINALE VERO?
Il messaggio di questa fiaba recitava che la felicità non poteva essere trovata tramite il cambio di un connotato fisico, in quanto il corpo che abiti è l'involucro della tua essenza, il mezzo attraverso il quale l'anima comunica con il mondo. 
La Sirenetta aveva barattato la sua unicità per un paio di gambe ed una vagina(è strano come in pochi pensino a questa semplice implicazione: GAMBE= VAGINA. La realtà è che la Sirenetta non voleva solamente far innamorare il principe - che, se fosse stato amore vero, l'avrebbe amata anche con la coda- ma voleva andare oltre. Se avesse mantenuto la coda, anche avendo l'amore del suo principe, le sarebbe di certo mancata la possibilità di fare qualcosa. Un qualcosa di cui lei, essendo per metà pesce, non sentiva neanche la necessità.Ed ecco che ritorna la contrapposizione tra castità e lussuria.MEDITATE DONNE!) 
Cedere alla tentazione di apparire fisicamente diversi da come la natura ci ha fatti( per di più al solo scopo di essere accettate dal principe di turno) non solo ci condanna ad un'esistenza infelice,  ma è sintomo dell'incapacità di comunicare se stessi e di gustare le cose genuine della vita(il taglio della lingua è naturalmente simbolico).

Ma una forte responsabilità nella fiaba originale l'hanno i genitori\educatori della giovane ragazza.
Un'accento va posato sulla condizione di vedovo del padre della protagonista, una condizione anche qui simbolica, che vuole rappresentare la mancanza di una guida materna forte. Un'adolescente che cresce senza i buoni consigli della madre,o di una figura femminile autorevole e seria, si troverà quindi a rivolgersi ad una strega(nemesi dell'amore materno).
Attenzione: molto spesso, ai giorni nostri a prendere il ruolo della strega, infingarda e mala-consigliera  è proprio la madre.
traduzione: I GENITORI  DICONO:"OGNI COSA SBAGLIATA IN QUESTA GENERAZIONE E' COLPA DI MTV, RAP E INTERNET. NON VI AZZARDATE A DIRE IL CONTRARIO!".

Inoltre il vecchio Re del Mare aveva ceduto alla strega il suo tridente d'oro - simbolo della regalità, del potere paterno indissolubilmente legato alla saggezza e alla Luce, barattandolo con la vita della figlia.


traduzione: CONGRATULAZIONI, HAI FALLITO NEL CRESCERE TUA FIGLIA!


La protagonista della fiaba originale muore divenendo schiuma del mare e subisce oltre al danno capitale la beffa di vedere il tanto amato principe sposare una VERA principessa.

La versione della Disney, invece manca di significato pedagogico, ed è a mio avviso ALTAMENTE DISEDUCATIVA:
la protagonista, dopo aver barattato la sua coda, simbolo della sua unicità e del suo "essere sirena" per un paio di gambe(e naturalmente una vagina, che rappresenta i desideri più bassi), non solo non muore, ma riesce a sposare il principe dopo averlo ingannato e avergli fatto credere di essere una donna umana.
Ad Ariel viene addirittura restituita la voce (non c'è traccia del taglio della lingua, metafora carica di significato simbolico) e ad intervenire per trarla in salvo e restituirle le tanto agoniate gambe è proprio il padre. Lo stesso padre che tempo prima aveva lasciato che la figlia abbandonasse se stessa, stuprasse il proprio corpo e la propria essenza di sirena e seguisse i consigli di una perfida strega, alla quale egli stesso aveva ceduto il tridente(simbolo della potestà paterna)

Che dire...trovate qualche collegamento tra questa favola e le giovani donne di oggi?



Piccola curiosità: nella fiaba originale la protagonista ha i capelli biondi. La scelta del diverso colore nella versione Disney è motivata dal fatto che il rosso dei capelli, nella tradizione celtica (quindi quella dell'autore originale) è il simbolo della passione(sessuale) incontrollata,della pazzia, della confusione, dell'inaffidabilità ma sopratutto dell'eccessiva libertà'.


Grazie per la lettura...

PROMETEO

martedì 8 gennaio 2013

da "GLI UOMINI DEVONO FARLA SEDUTI" alla TASSA SUL PENE, ovvero il tramonto del delirio FEMMINISTA

Lettera pubblicata dal Corriere della Sera il 4 Maggio 2001:

Svezia, toilette discriminanti 


Gentile Severgnini, mi capita molto spesso, dal mio punto di osservazione privilegiato di "esiliato", di sentire esaltare, talora con toni quasi estasiati, la capacità dei paesi nordici di sovvertire il costume con riforme ardite, che, contrariamente a quanto avverrebbe nel nostro disgraziato paese, sarebbero accolte con entusiasmo e disciplina dalle popolazioni a cui sono rivolte. 
Un esempio recente. Gruppi femministi dell'Università di Stoccolma hanno stabilito che sarebbe opportuno rimuovere dalle toilettes dell'Università tutti gli urinatoi "per uomini" in quanto intrinsecamente discriminatori. Compiere ...gli atti per i quali tali apparati sono concepiti da una "posizione eretta" costituirebbe un'espressione di arroganza intollerabile da parte del sesso maschile.

In termini più banali, il fatto che un sesso possa fare pipì in un modo diverso da un altro costituisce una violazione dell'eguaglianza tra gli esseri umani, un obbrobrio che, puritanamente, bisogna cercare di rendere invisibile, ad esempio tramite interventi architettonici (già da ora i bagni dell'università di Stoccolma hanno tutti le dimensioni di un salotto per renderli agibili agli handicappati, peraltro rarissimi).

Dopo aver commentato con un certo sgomento questa notizia con un collega svedese, ho appreso che, con gli stessi argomenti, negli asili viene insegnato ai maschietti a fare pipì seduti. Sarebbe (a detta degli esperti) "più igienico", dunque più rispettoso, nei confronti delle femminuccie. 

Metto i piedi nel piatto e chiedo (retoricamente): tra questo tipo di interventi (come quello che consiste ad imporre ai bambini dell'asilo di trastullarsi con bamboli e giocattoli "rosa", per renderli meno 'macho'), e la legge svedese sulla parità, che stabilisce che, per non so quale esigenza metafisica, assicurare che al Parlamento, come in ogni assemblea eletta, i due sessi siano rappresentati nella stessa misura, sarebbe una necessità vitale per la democrazia, vi è una differenza di merito, o solo di misura?

 
-Piero Colla, pcolla@europarl.eu.int


La richiesta [1] di rimuovere gli urinali dalle toilette degli uomini è stata avanzata non solo dalle femministe svedesi ma anche dalle loro "sorelle" americane e australiane. E simili richieste si sono avute anche in Germania, dove è stato commercializzato un congegno chiamato "WC Ghost", che si installa nella tavoletta del gabinetto ed emette degli "allarmi vocali" ogni qual volta qualcuno alza la tavoletta per cercare di urinare in piedi. Questi "allarmi vocali" sono sotto forma di rimprovero (come si fa con ibambini, i maschietti...).

Nella versione tedesca uno dei rimproveri è il seguente: "Hey, urinare in piedi non è permesso qui, e verrà adeguatamente punito, quindi se non vuoi guai è meglio che ti sieda...". In Germania son stati venduti oltre 2 milioni di WC Ghost nel 2004, e la compagnia che li produce, la Patentwert, ha esportato tale "gadget" anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Il giornalista Jasper Gerard, del Guardian, ha riferito che le femministe svedesi hanno chiesto la rimozione degli urinali dai bagni degli uomini perchè "un uomo che urina in piedi viene considerato cometrionfante nella propria maschilità, e quindi, per estensione, degradante per le donne"
Infatti, a quanto pare (a quanto dicono le femministe), un uomo fiero della propria maschilità è "degradante per le donne". Per usare le stesse parole di una donna:
"Ho raggiunto un punto in cui non sono più spaventata o irritata da quegli uomini che sono fieri della loro maschilità" --Trille Nielsen

Quindi c'è stato un periodo (durato 30 o 40 anni) in cui la Nielsen era irritata e spaventata dagli uomini fieri della loro maschilità. Il perchè di questa attitudine mentale resta un mistero (anche se Sigmund Freud probabilmente svelò buona parte di quel mistero). Resta il fatto che le femministe sono "irritate" dalla maschilità e dalla virilità quando un uomo non solo non rigetta queste sue caratteristiche peculiari, ma addirittura le abbraccia con fierezza. 


E' esattamente per questo motivo che negli USA hanno tanto successo le magliettine della David&Goliath, dove si dice che i "bambini maschi sono stupidi". Identico discorso vale per l'imponente massa di telefilm e spot televisivi dove gli uomini vengono rappresentati come degli esseri inetti e stupidi, dei bamboccioni scemi in cui non s'intravede il benché minimo segno di una maschilità fiera o di una virilità sana ed orgogliosa. Al contrario ai maschi di oggi è stato insegnato di prendersi in giro oltre misura ed a comportarsi come delle parodie di sè stessi. Maschietti plastificati che sono per prima cosa falsi con sé stessi, e poi falsi con le altre persone (donne in primis). 

Non sorprende quindi che uomini occidentali (come sono gli Svedesi) subiscano senza reagire umiliazioni come quella di urinare da seduti perchè altrimenti "offenderebbero le donne".

Il motivo di simili assurdità è che secondo le argute femministe un uomo che urina in "posizione eretta" sta in realtà facendo sfoggio di una virilità "maschilista-misogina-patriarcale" che offenderebbe "le donne". Quindi, dato che in Occidente vige la "parità" tra uomo e donna, ciò che non può fare una femmina (cioè urinare in piedi) non può farlo nemmeno un maschio, perché ogni manifestazione di diversità esistente tra maschi e femmine deve subito venir coperta per far si che nelle menti del popolino credulone non s'insinui l'idea che forse, in fondo in fondo, maschi e femmine sono irrimediabilmente diversi. Una volta insinuata questa idea nel popolino, allora forse altre storture femministe come le Quote Rosa, o la Discriminazione Favorevole, non verrebbero più accettate di buon grado come invece avviene adesso. Così come non verrebbe più accettato di buon grado il fatto che le femmine per entrare nell'esercito debbano affrontare prove fisiche a standard ribassato (inferiori rispetto a quelle che devono affrontare i maschi).

Sulla questione delle femministe svedesi, e le loro assurde richieste, scrisse un articolo anche il professore Walter E. Williams, della George Mason University. Vale la pena leggere alcuni significativi estratti dell'articolo:
"Molto onestamente, il comportamento di certe donne è sfuggito di mano ed è diventato incontrollabile, e questo perchè noi uomini siamo diventati dei codardi e delle mammolette. Più noi uomini siamo disposti a subire questi doppi-standard, queste ridicole richieste e queste assurdità totali, e più queste donne continueranno ad avanzare assurde pretese."

"Al Today Show [ndr. un programma televisivo] dello scorso Novembre, Katie Couric ha per un istante deviato dalla sua usuale vivacità ed ha chiesto ad una sposina abbandonata, riferendosi all'uomo che l'aveva lasciata, 'Hai mai preso in considerazione di castrarlo ?'. Non c'è stata nessuna bufera di proteste, e la vivace Katie continua a rimanere nel libro paga della NBC.[2] Fred Hayward, un attivista per i diritti degli uomini, ha dichiarato'Immaginate quale sarebbe stata la reazione se Matt Lauer [ndr. un presentatore televisivo americano] avesse chiesto ad uno sposo abbandonato la seguente domanda, 'Hai mai preso in considerazione di mutilarle l'utero ?'. Matt Lauer sarebbe stato licenziato in tronco."

"...Fino a poco tempo fa la compagnia 3M commercializzava dei blocchetti post-it con stampata la frase: 'Gli uomini hanno solo due colpe: tutto quello che dicono e tutto quello che fanno'. Hallmark si spinse pure oltre commercializzando delle cartoline d'auguri con scritto 'Gli uomini sono feccia... Scusatemi. Per un secondo mi son sentita generosa'. Poi c'è la cartolina della American Greeting Cards, che dice: 'Gli uomini si stanno sempre lamentando perchè li soffochiamo,' e all'interno si legge,'Personalmente, penso che se ancora li senti lamentarsi, significa che non stai premendo il cuscino abbastanza forte'. Cosa sarebbe successo se una compagnia avesse lanciato una campagna pubblicitaria dove si scherza sull'omicidio delle donne ?".

"Persino i bambini maschi non vengono risparmiati dall'aggressione femminista. In una scuola elementare di Boston nessuno protestò quando le bambine indossavano magliette con scritto "Le Bambine Comandano" o quando molestavano i bambini con un canto che fa "I bambini maschi vanno a Giove e diventano più stupidi; le bambine vanno al college e diventano più erudite" [ndr. in inglese: Boys go to Jupiter to get more Stupider - Girls go to college to get more knowledge]. Ma quando un bambino maschio indossò una maglietta con su scritto "Boys Are Good" [ndr. "i bambini maschi sono bravi"] , ci furono delle proteste. Una delle insegnanti che protestava indossò una spilla con su scritto, "Così tanti uomini, così poca intelligenza".
"Le donne possono dire qualsiasi cosa di degradante, umiliante e cattiva agli uomini e la passano liscia, invece gli uomini finiscono nei guai anche quando fanno il più innocente dei complimenti. Questo è successo a Seth Shaw, un consulente di una scuola elementare di Forth Worth, nel Texas. Seth disse "Ciao, bellezza" ad una nuova impiegata, e fu accusato di molestie sessuali e venne sospeso per 20 giorni senza paga."[3] 
Il professor Walter E. Williams concluse il suo articolo con la seguente frase: 
"Non so cosa ne pensiate voi, ma se io non dico alle donne che devono urinare in piedi, loro non devono permettersi di dire a me di urinare da seduto."
Nel frattempo, sempre in Svezia, Gudrun Schyman (una delle femministe fondatrici del partito Feminist Initiative) ha proposto una "tassa sul pene"(http://www.womanjournal.it/2011/02/13/la-svezia-femminista-che-scricchiola ), ovvero una tassa speciale aggiuntiva che solo i maschi dovrebbero pagare. 
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Nota di Prometeo:
La tassa sul pene è parte integrante di un disegno di legge più ampio,suddiviso in 10 punti e proposto al parlamento Svedese (parlamento composto per il 50% da donne, nel paese considerato il più femminista al mondo) dal partito Ultra-Femminista Feministiskt Initiativ, guidato da Gudrun Schyman. I dieci punti proposti sono i seguenti:

1) Tassare alla nascita tutti i bambini maschi. “Tassarli i quanto maschi perché siccome gli uomini a parità di incarico guadagnano il 25% in più delle donne è giusto che rifondano la somma che usurperanno fin dal momento in cui vengono la mondo”; 2) “Risarcire (le donne) del 25% di salario sottratto e ristabilire immediatamente la norma: “equal pay for equal work”;
3) “Eliminare i nomi sessuati, dare ai bambini nomi neutri in modo che possano decidere loro, da grandi, se si sentono maschi o femmine”;
4) “Obbligare gli uomini a stare a casa otto dei sedici mesi concessi dallo Stato per la maternità/paternità”;
5) “Abolire il matrimonio e sostituirlo con un “codice di convivenza civile” che non faccia riferimento al genere e al numero delle persone coinvolte”. Un momento di perplessità solo per la poligamia;
6) “Limitare la presenza degli uomini nei gruppi direttivi al 25%;
7) “Stabilire per legge che nessuna donna deve percorrere più di 15 minuti di strada a piedi per raggiungere un servizio essenziale”;
8) “La donna, anche nell’ambito domestico, non deve fornire un silenzio assenso all’atto sessuale ma deve esplicitamente richiederlo”;
9) “Aprire un’inchiesta sul perché le ambulanze arrivino più tardi quando a patire un infarto è una donna” (forse perché molto più rari nelle donne, ma non si sa);
10) “Abolire la monarchia”. 
E le femministe americane già parlano e teorizzano leggi sullo "stupro emotivo", sullo "stupro visivo" e altre assurdità simili.

Il tutto senza che gli uomini (o forse sarebbe meglio dire "i maschietti") proferiscano una sola parola di disappunto.
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Note
[1] Richiesta immediatamente accolta, gli urinali son stati rimossi dai bagni maschili dell'Università di Stoccolma e da altre scuole e istituti.
[2] Qualche mese fa fece il giro del mondo la notizia di un'altra giornalista americana, Kyra Phillips, che per un errore tecnico venne mandata in onda, a sua insaputa, durante un discorso di G.W.Bush alla nazione. La Phillips stava discutendo con la sua collega, e disse che "all men are assholes" (Traduzione: "tutti gli uomini sono dei coglioni"). In seguito la CNN, la Phillips e tutti i responsabili si scusarono per il "piccolo" incidente tecnico. Nessuna scusa però venne dalla Phillips riguardo le sue parole sessiste e offensive nei confronti degli uomini. Cosa sarebbe accaduto se un giornalista maschio, mandato in onda a sua insaputa, avesse detto "tutte le donne sono delle stronze" ? Sarebbe stato licenziato immediatamente.
[3] In quel "meraviglioso" [...] paese che sono gli Stati Uniti d'America il concetto di "molestie sessuali" è stato allargato a tal punto che adesso anche un'occhiata non desiderata da parte di un uomo ad una donna può costituire la base per un'accusa di molestie sessuali. D'altronde, in un paese dove le poliziotte più avvenenti si travestono da prostitute per cercare di adescare clienti maschi e poi arrestarli, c'è da aspettarsi questo ed altro.

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Vi lascio con un paio di video,corti ma esplicativi:

Perle di saggezza direttamente dal programma "DONNE" di rai2

Erin Pizzey, fondatrice dei centri anti-violenza, intervistata da Sky News. Erin dovette fuggire quando le femministe la minacciarono e le ammazzarono il cane per impadronirsi dei centri-antiviolenza ed usarli come strumento di odio e di calunnie contro gli uomini e per privare i bambini dei loro papà.

Quando Sgarbi si arrabbia parla in modo forte ma dice cose giuste. La calunnia di genere delle femministe è pericolosa e va combattuta. Proteggiamo i bambini istituendo il reato di associazione a delinquere di stampo femminista. ----- 16 maggio 2010 - Violenza sulle donne... 5 milioni di donne violentate.... dato allarmistico e fasullo. Si vuole creare un allarme sociale. - Barbara D'Urso, la Santanchè, i centri antiviolenza donne,stanno creando un falso allarme sociale molto pericoloso.- La violenza è anche una responabilità di programmi televisivi che invece di informare, fanno "formazione"



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