domenica 29 maggio 2011

PARADOSSI - Cataloghi e Cataloghi



C'è un tale che ha una biblioteca vastissima, migliaia e migliaia di volumi; questa biblioteca ha solo un grave difetto: i libri non sono ordinati secondo alcun ordine logico, e ciò crea una gran confusione. Così, un giorno, questo tale decide di fare la cosa che aveva sempre rimandato, decide che è ora di catalogare i suoi libri.
Essendo una persona molto precisa, però, procede in questo modo: cataloga tutti i libri più volte, a seconda di criteri diversi. Per esempio: prima li cataloga per anno di edizione, poi li cataloga per argomento, poi li cataloga per autore, poi per lingua, ecc ecc...'
Per fare ciò procede in questo modo: prende un registro (un catalogo appunto) e comincia a segnare, per esempio, tutti i libri scritti prima del 1900; poi prende un altro catalogo e vi segna tutti i libri scritti dopo il 1900; poi un altro e vi scrive tutti i libri di storia; poi un altro, il catalogo di tutti i libri scritti in italiano; poi il catalogo di tutti i libri scritti in inglese; poi il catalogo di tutti i manoscritti, e via dicendo.


Alla fine di questo immane lavoro (fatto a mano) si ritrova con un centinaio di cataloghi, e d'improvviso si rende conto che anche quelli sono fisicamente dei libri, libri che si sono aggiunti alla sua collezione e che quindi vanno catalogati. E qui nota una cosa: alcuni cataloghi fanno parte dei libri che essi stessi catalogano, altri no.
Per esempio: il catalogo dei libri scritti in italiano è ANCH'ESSO un libro scritto in italiano, e quindi deve essere catalogato in sé stesso, in altre parole l'ultimo libro catalogato nel catalogo dei libri scritti in italiano è "il catalogo dei libri scritti in italiano".
E sono tanti altri i cataloghi che rispettano questa regola; per es. il catalogo dei libri scritti dopo il 1900 è un libro scritto dopo il 1900, e quindi si auto-cataloga; oppure il catalogo dei manoscritti è un manoscritto, quindi si cataloga; e via dicendo.
Altri cataloghi invece non rispettano questa regola; per esempio: il catalogo dei libri di storia NON E' un libro di storia, quindi non aggiunge sé stesso in fondo all'elenco dei libri di storia; il catalogo dei libri scritti in inglese NON E' scritto in inglese, quindi non si cataloga; eccetera.


A questo punto il tale si accorge che manca solo una cosa alla sua opera per poterla ritenere completa: i due cataloghi finali: IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE SI CATALOGANO e IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE NON SI CATALOGANO.
Prende due nuovi cataloghi ed in uno vi segna tutti i cataloghi che aggiungono sé stessi in fondo, e nell'altro segna tutti i cataloghi che non aggiungono sé stessi in fondo.
Ed ora, per finire, deve solo decidere se questi due cataloghi finali si catalogano oppure no.



E qui viene il bello... infatti mentre è logico che IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE SI CATALOGANO si auto-cataloga, il problema sorge con l'altro, IL CATALOGO DEI CATALOGHI CHE NON SI CATALOGANO, perché se lo scrive in fondo a sé stesso allora diventa un catalogo che si cataloga, e quindi non deve scrivercelo essendo quello il catalogo di quelli che non si catalogano, ma se non ce lo scrive diventa un catalogo che non si cataloga, e allora deve scrivercelo, ma se ce lo scrive diventa un catalogo che si cataloga, e allora deve toglierlo..... eccetera eccetera, e non se ne esce.


Big S!

giovedì 26 maggio 2011

POLITICA E SOCIETA' - Il patetico show di stamane Porchezio e la Pollastrini ad Agorà





Ma è mai possibile che uno la mattina si debba svegliare con la faccia di Borghezio(o meglio: PORCHEZIO) in bella mostra su un canale nazionale? Lui, i membri del suo partito e il suo fazzoletto verde da culo se ne vadano a fare i loro comizi televisivi su Telepadania, Polenta Tv o a Fanculo Tv. Se sei secessionista lo sei per intero, non a sprazzi!
  Ieri notte mi sono addormentato, come di consueto, con la Tv accesa e questa mattina ad attendere il mio risveglio c'erano Andrea Vianello (il conduttore di Agorà), l'arci-leghista Porchezio e la PDina Barbara Pollastrini, che più che una deputata sembra , per come parla e ragiona, una mia professoressa del liceo della quale sto ancora cercando l'automobile, per fargliela ritrovare "tutta un graffio".
15 minuti della loro pietosa recita mi sono bastati per convincermi ad alzarmi in fretta dal letto.
Le baggianate che ho sentito stamattina hanno superato da sole la RDA (Razione Giornaliera Consigliata) che potevo assumere e quindi mi costringono a rimanere chiuso in casa tutta la giornata, per non correre il rischio di andare in overdose di baggianate. Sempre che io faccia attenzione a non guardare Studio Aperto, Uomini e Donne, la D'Urso, un qualsiasi Tg o per sbaglio cambiare su Rete4.
  Voglio quindi, condividere alcune di queste fastidiose eresie logiche e politiche assieme a voi,ma solo le migliori:


1
Un servizio redazionale mostrava sia Nichi Vendola che Pisapia muovere accuse che, in una campagna elettorale di un paese logico (non mi azzardo a dire normale,ma solamente logico), dovrebbero valere la testa di qualche candidato: Falsi zingari si aggirano per le metropolitane di Milano, fingendosi rappresentati dei comitati di Pisapia e diffondendo falsi programmi elettorali. Tutto ciò naturalmente a scopo denigratorio e diffamatorio.
qui l'articolo in proposito del sito dell'Unità .
Al rientro in studio, dopo il servizio, i cani ammaestrati della Lega, Porchezio in primis, hanno attaccato il candidato sindaco di Milano affermando che se non ci sono prove non c'è reato.
Il  che è la prima grande baggianata: se non ci sono prove, semplicemente non ci sono prove! Ma forse questo è fin troppo elementare da capire per gente, come Porchezio, che si è fermata alla scuola materna. Un reato può sussistere benissimo senza prove. Giuridicamente sarebbe più giusto dire che se non ci sono prove non c'è accusa, per poi invitare il motore delle accuse a trattenerle fino a che non abbia trovato prove a sostegno. Ma forse questo è troppo corretto dal punto di vista logico per uno come Porchezio che, dall'alto della sua correttezza, defini i terremotati d'Abruzzo un peso per l'Italia.


Ma il meglio,anzi, il peggio viene nel momento in cui Barbara Pollastrini, con il suo fare da professoressa di matematica frigida e radical chic, prende la parola per ribattere alle farneticazioni illogiche dei fazzolettini verdi: avrebbe potuto far presente l'incongruenza logica dei loro discorsi...avrebbe potuto difendere il candidato del suo partito...avrebbe potuto, dato che ha esordito con un bellissimo ed inutile "Ora parlo io che a Milano ci vivo..." , portare le sue esperienze, aneddoti o addirittura prove a sostegno della tesi dei colleghi Vendola e Pisapia...avrebbe potuto appunto! Infatti questi buoni propositi sono rimasti nella sfera della terza persona del condizionale passato del verbo potere in quanto la deputata ha approfittato dei suoi minuti di gloria per...cambiare discorso e dire cose scontate ed ancora più inutili. Quali: "Milano ha deciso, attraverso queste elezioni, di cambiare...blablabla..." oppure "Il Sindaco uscente ed il suo partito hanno avuto un gran colpo...vattelappesca..." o ancora "I milanesi non sono matti...il 41%...la Moratti..."e tutte le migliori frasi che meno centravano con l'argomento trattato.
E per essersene accorti anche i leghisti in sala. Che notoriamente non godono di grande intuito!
Morale della favola: che siano vere o no le accuse di Vendola e Pisapia ,due fatti saltano all'occhio: i leghisti mancano di rigor logico e il PD di competenza politica.


2
All'affermazione di Borghezio: "Pisapia vuole costruire una grande moschea a Milano!", la Pollastrini, invece di rispondere: "Embè, che c'hai problemi?Mo perchè 'o dici te nun ze pò?"  come si fa dalle mie parti ha prontamente replicato: "No! Pisapia non vuole costruire una grande moschea a Milano.Pisapia pensa che Milano, per il suo valore europeo e globale dovrebbe avere un grande centro di preghiera anche per la comunità mussulmana!"
Ora, togliendo il brivido d'incredulità che ha attraversato la mia schiena, vi chiedo di seguirmi nella semplice analisi della frase spruzzata fuori dalla bocca della deputata PD.


domanda: Pisapia vuole costruire una grande moschea a Milano?
risposta pollastrini a: No! Pisapia non vuole costruire una grande moschea a Milano = NO
ma poi...
risposta pollastrini b: Pisapia pensa che Milano, per il suo valore europeo e globale dovrebbe avere un grande centro di preghiera anche per la comunità mussulmana! = SI
penso che la stabilità di tali affermazioni racchiuse in un unica frase non abbia bisogno di spiegazioni.
Questo però ha mostrato il fianco scoperto all'avversario Porchezio(e come ben si sa il fianco è una delle parti preferite dagli animali predatori), che si è subito avventato a ribattere prontamente:


3
Borghezio: "Lo sai cosa hanno trovato in una moschea in Italia??La drooogaaa!!Pisapia vuole aprire una grande moschea?!Lo sa che questi ci nascondono la drooogaaa dentro?Questi musulmani..."
Sorvolando sul termine droga, che può voler dire tutto e può non voler dire nulla, il "ragionamento" fatto da Porchezio si chiama PROCEDIMENTO INDUTTIVO  e secondo Bertrand Russell (1872-1970), uno dei più grandi logici contemporanei, è tipico di bambini e animali.
L’induzione  è un procedimento che consiste nel prendere ad esempio singoli casi particolari per cercare di ricavarne una legge universale. 
Droga in una moschea = nelle moschee c'è la droga. 
Ma io aggiungerei anche: Un italiano uccide = tutti gli italiani uccidono
Un cinese ruba = tutti i cinesi rubano
Un leghista è razzista = ehm..ehm...ma andiamo avanti...

Bertrand Russell osservò, con classico humour inglese, che pure il tacchino americano, che il contadino nutre con regolarità tutti i giorni, se adotta un metodo induttivo può arrivare a prevedere che anche domani sarà nutrito… ma “domani” è il giorno del Ringraziamento e l’unico che mangerà sarà l’allevatore (a spese del tacchino)! Questa fu la celebre obiezione del tacchino induttivista.
Morale della favola: Porchezio è un tacchino induttivista
4
Mentre i leghisti esponevano come a loro più si confà, le loro opinioni, ossia sbraitando, sbavando e giustiziando come un plotone d'esecuzione i congiuntivi assieme a tutta la grammattica italiana, un personaggio a me non noto(deve essere stato qualche politico od opinionista) seduto accanto alla Pollastrini ha avuto una pesante crisi di nervi: 
"E basta!! Interrompete sempre!!Siete abituati così voi leghisti!! Ma fate parlare la Pollastrini...siamo in democrazia!! Fatela parlare!" tutto ciò mentre la suddetta continuava con il suo irritante tono pacato e redarguente a blaterare frasi senza senso e buoniste quasi all'inverosimile.
Il Leghista ha quindi ribattutto:"Appunto perchè siamo in democrazia possiamo parlare, e se la Pollastrini dice cose inesatte io la interrompo per correggerla!"
Ora.
Per molte persone l'essere in democrazia vuol dire poter dire quello che si vuole, quando lo si vuole e a chi le si vuole. 
Questo è uno dei principali motivi per cui io mi ritengo profondamente antidemocratico.
Analizzando la situazione e contro ogni mia aspettativa, bisogna dar ragione al Porco Leghista, in quanto la forma dialogica si utilizza se si è alla ricerca della ragione,anche se la ragione non può prescindere dalla verità.
Ne viene, quindi, che un dialogo tra due fazioni contendenti non sia un comizio privato di ognuna delle due, ma sia un confronto nel quale si mettono sul piatto della bilancia più che le opinioni I FATTI, e i fatti sono fenomenologici della realtà. In parole povere: se io in una discussione parlo,parlo,parlo e dico stronzate senza senso e senza una corrispondenza sensibile, allora è diritto del mio interlocutore, se ne ha le capacità, interrompermi e correggermi.
Questa dovrebbe essere la base della civile convivenza e la base di uno sviluppo sociale e politico mirato alla ricerca del Bene comune e del Vero.
Al contrario si hanno parti sociali e politiche che dialogano con loro stesse, convinte di essere nel giusto e che non hanno neanche la più pallida idea di cosa succeda realmente attorno a loro.
Il che è così, infondo.
Succede anche fuori dalla politica, nella vita di tutti i giorni.

Io,ad esempio, mi trovo spesso ad essere additato come prepotente perchè capita che durante alcuni confronti e discussioni io interrompa bruscamente il mio interlocutore.
Ma la gente non capisce che la DIALOGICA ha delle basi imprescindibili.
Chi parla deve avere un' OPINIONE riguardante il tema di cui si discorre. E da che mondo è mondo l'opinione la si forma INFORMANDOCISI (scusate la ridondanza).
Un interlocutore che discorre senza un'opinione informata vanifica il principio stesso di dialogo e trasforma il confronto in due monologhi distinti e non collegati. Molto spesso si pensa di sapere abbastanza sull'argomento, ma nel momento in cui ci si accorge che la persona che abbiamo davanti è più informata di noi, ecco, quello è il momento di stare zitti ed aprire le orecchie.
A chi mi dice che sono prepotente rispondo che io non mi impelago mai in discussioni in cui non mi posso districare ed ho la decenza di azzittarmi nel momento in cui la persona con la quale io dialogo mi sta trasmettendo un'informazione utile.
Penso sia molto più prepotente, come nel caso della Pollastrini, chi dimostra di non conoscere e pretende comunque di parlare di un determinato argomento. E' quella la vera TIRANNIDE.
   
Morale della favola: il problema qui non è semplicemente di tipo politico, ma è di matrice ideologica e sociale.
Il problema è la DEMOCRAZIA (questa sconosciuta) che viene tirata fuori ogni qual volta si dicono stronzate e non si vuole essere contraddetti...appellandosi ad un malato principio di libera espressione!

Big S!

lunedì 23 maggio 2011

POLITICA E SOCIETA' - Diamo un nome alle cose: MILANESI, RAZZISTESI, ZINGARESI E SINDACHESI !!



Un servizio di non molto tempo fa del programma LE IENE, recitava, con fare scanzonato: DIAMO UN NO-ME ALLE COOO-SEEE!
Forse è questo l'esercizio che più degli altri dovremmo imparare a fare, soprattutto in tempi in cui le cose un nome non lo vogliono proprio avere!!
Sarò breve, e riporterò solo un piccolo episodio su tutti:
Mentre erravo come un cavalier alla ricerca del drago da combattere nelle anse della rete sconfinata, mi sono imbattuto nella pagina Facebook del Cavaliere per definizione,Silvio Berlusconi.
Spulciando un po' qua e la, ho scorto tra un post e l'altro il programma del candidato PisaPisa, alias PisaPia, con sopra scritto: Questa è la sinistra italiana alla quale vogliamo consegnare Milano?


....mi sono subito chiesto quali fossero i punti del programma tanto vituperati dal Presidente, ed ho allora deciso di ingrandire l'immagine, nella quale ho trovato (per facilitare la lettura ai notoriamente intelligenti ed acculturati elettori medi del PDL) delle righe già evidenziate con un bel giallo fosforescente!!


Scempio, vergogna, irresponsabilità civile!!!
La sinistra del candidato PisaPisa vuole permettere agli immigrati regolari, che pagano le tasse, che accrescono l'economia e che vivono nel nostro paese da anni, di partecipare ai concorsi pubblici.Magari vincendoli anche, trasformando la pace e la tranquillità Milanese, in un inferno: rischieremmo così di trovare (o mio Dio!)allo sportello della posta una negra etiope, oppure la nostra immondizia potrebbe rischiare di venire raccolta da un "bangladesh" o peggio da un "pakistan";o nella peggiore delle ipotesi potrebbe verificarsi la massima tragedia...veder scorrazzare per il quartiere,nella macchina della polizia locale un senegalese neronegro, magari ufficiale di polizia e il suo appuntato cinese,giallo come il sole!
Ma non è finita qui.
C'era da aspettarselo che un filibustiere come Pisapisa se la facesse con Alqaeda.
Ora vuole addirittura permettere l'aggregazione degli islamesi in centri in cui possano pregare e riunirsi.
Lo sanno tutti che gli Islamesi non pregano, loro tramano e i loro incontri sono solo un pretesto per tramare tutti in coro contro la nostra libertà e la nostra intelligenza, il nostro stile di vita sano e rispettoso della natura ne degli altri popoli.
Addirittura una moschea, questo è troppo!!
Una moschea che rischia di richiamare altri Mussulnegri terroristi in suolo padano!
Ha ragione il presidente: MILANO NON DIVENTERA' MAI UNA ZINGAROPOLI !!


Ecco questa è più o meno la nevrosi che da giorni ha invaso con le sue litanie e i suoi isterismi dal primo canale tv, all'ultima pagina dei quotidiani.


Premetto che io non sono neanche lontanamente un simpatizzante del PD, ne tantomeno di Nichi Vendola e della sua ciurma di gente che "si dice" di sinistra. Ma...
E' ora di dare un nome alle cose, perchè qui le cose un nome continuano a non darselo da sole: QUESTO E' RAZZISMO,e a guardarlo bene è pure uno dei più biechi e squallidi!


In questo video 2 razzisti di merda che discutono su temi razzisti, su una panchina razzista, dando il loro appoggio razzista al candidato razzista(spot elettorale razzista del partito razzista italiano):



Spot elettorale razzista Spagnolo in cui, due "zoccolegne"(termine folkloristico spagnolo) razziste girano la corda e una zoccola razzista salta la corda con i tacchi e mostrando a tratti la patatina.Alla fine del video un razzista a caso, esegue un discorso razzista:



Big S!

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